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IL FIUME VERDE DI QUINTO

 

Caratteristiche del percorso:

Lunghezza: 9,8 km

Tempo di percorrenza: 1 ORA

Caratteristiche: facile

Periodo: marzo ottobre

GALLERIA DI IMMAGINI

Partiamo! Lasciate alle nostre spalle le cave Carlesso, ci dirigiamo a nord lungo la strada sterrata che corre sotto gli alberi per 1,2 km. Giunti alla fine della stradina teniamo la sinistra e proseguiamo per altri 0,1 km . A questo punto attraversiamo la provinciale e di fronte a noi ecco, segnalato da un grande cartello, l’ingresso dell’Oasi del Mulino Cervara.

IL MULINO CERVARA E’ sicuramente il biotopo più bello che queste zone. Meta di serenità in assolate giornate d’estate e allo stesso tempo, e in maniera diversa, nella stagione autunnale. All'interno dell'Oasi del Mulino Cervara, si estende un'altra delle grandi paludi che caratterizza l'alto corso del Sile. E' semisommersa e ricca di tutte le specie animali e vegetali tipiche di questo biotopo e, grazie ad un percorso naturalistico allestito dal Gruppo Ecologico "Tiveron", si presta ad interessanti esperienze didattiche e ricreative. Notevole la garzaia di Aironi cenerini grazie all'abbondanza di cibo che essi riescono a trovare nelle acque vicine. Una piccola oasi dove protagonista è l'acqua. Un tempo, il suo scorrere faceva girare le ruote dei mulini, numerosissimi lungo il Sile ed in particolare a Quinto, per i quali la cittadina era giustamente famosa. Il mulino che troviamo all’interno dell’oasi era già funzionante sul finire del 1300 e svolse la sua attività fino all'inizio del secolo scorso, quando venne dismesso ed utilizzato come magazzino.

CERVARA

Una stradina s'inoltra tra una fittissima vegetazione d’alti alberi con a lato due canali d'acqua splendida e viva. Quindi si arriva all'argine del canale principale dove si trovano tutte diramazioni del Fiume Sile, e da dove si può proseguire ancora un po', oppure andare a visitare il museo. Lungo il sentiero s'incontra altresì un tipico casone di palude.  A breve distanza inoltre, si trova la cavana, un ricovero per le tipiche barche a fondo piatto ( le pantane). Più in là l'osservatorio ornitologico dove si possono ammirare le numerose specie di uccelli che vi  svernano o nidificano come  il Martin Pescatore,  il Tuffetto,  il Cigno reale ecc.  Alcuni cigni reali incedono poi eleganti nelle acque in prossimità delle ruote del mulino.  Di loro mi ha colpito “la consapevolezza del loro sentirsi belli e ammirati, molto gelosi del proprio territorio e delle proprie candide piume”. Pare di stare davanti ad una nuova specie, quella dei “ cigni – pavone”.

 

LA PANTANA

la pantana

BELLEZZE

All'interno del parco vi è l'orto botanico dove sono raccolte e classificate circa 50 specie di vegetali, alcune delle quali molto rare, e più in là bellissimi stagni. Negli stagni si possono ammirare diverse specie di anfibi e rettili come la rana, la  raganella e la tartaruga. Proseguendo poi si arriva nella passerella sui 'fontanazzi', la costruzione di un camminamento che permette di osservare da vicino l'interessante fenomeno naturale delle risorgive.Motivo d'interesse è l’osservare e soprattutto, l'ascoltare lo scorrere lento, ma allo stesso tempo vigoroso, dell'acqua. Un'acqua bellissima che affascina. Un luogo dove incedere lenti, senza fretta, gustando fino in fondo lo scorrere del tempo. Lenti appunto!

IL SOLE DI GHIACCIO

E ancora qui dentro, la Garzaia.

Ma cos’è una Garzaia? Col termine garzaia s’intende il luogo in cui nidificano collettivamente le specie di Aironi con abitudini coloniali. La garzaia si trova spesso all'interno di un area limitata e difficilmente accessibile, generalmente costituita da un bosco umido con terreno paludoso o da un arbusteto di saliconi o da un canneto. L’Oasi di Cervara è quindi il luogo ideale per una garzaia. E gli uccelli rappresentano senz’altro gli abitanti più appariscenti dell’Oasi di Cervara , e tra essi, il posto d’onore è occupato dagli aironi. L’Oasi ospita una delle più importanti garzaie del Veneto, dove sono stati censiti circa 200 nidi di Airone cenerino, Nitticora e Garzetta. A questi si aggiungono presenze occasionali, ma sempre più frequenti, di Aironi guardabuoi e Aironi bianchi maggiori.         

Lasciato il mulino Cervara, ci dirigiamo in direzione est cioè a sinistra per via Cornarotta e procediamo per circa  cento metri  fino all’ingresso segnalato dalla foto che segue:

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Siamo nel punto esatto in cui sorgeva il ponte ferroviario sul Sile, bombardato nel biennio 1944-1945 dagli alleati e mai più ricostruito.  Ci stiamo dirigendo verso una piccola area davvero sorprendente per la varietà di paesaggio. Poco più di 200 metri di percorso ricavato lungo il vecchio percorso della ferrovia Treviso-Ostiglia. 

PONTE CERVARA A QUINTO (1).JPG

Ma usciamo dal Ponte e dirigiamoci a sinistra in direzione nord per circa 0,4 km. Ci aspetta, quella che secondo me, è una delle più belle parrocchiali della zona e non solo: la parrocchiale di Santa Cristina di Quinto.

LA PARROCCHIALE DI SANTA CRISTINA

“Maestosa, particolare, unica nel suo genere, e piena di guglie, una specie di piccolo duomo di Milano…”  

                                                         

In antichità la parrocchiale di Santa Cristina non era altro che una cappella della pieve di Quinto. Le prime notizie della Chiesa risalgono al 1125, quando un gruppo di monache qui vi costituì un proprio insediamento. Ma fu tra la fine del 1400 e gli inizi del 1500 che la Chiesa subì importanti ristrutturazioni e venne arricchita con un nuovo campanile; in quell’occasione fu commissionata a Lorenzo Lotto la Pala di Santa Cristina.  L'attuale edificio è, però ancora più recente: fu completamente riedificato in stile neogotico attorno al 1930, con il caratteristico campanile, posto in maniera non usuale sopra il portale d'ingresso. La chiesa conserva importantissime opere: la pala (Madonna in trono col Bambino tra i Santi Cristina, Pietro, Liberale e Girolamo) e la lunetta (Cristo morto e gli angeli) poste dietro l'altare, sono opere di Lorenzo Lotto (1505); le cantorie sono invece settecentesche. Di notevole pregio l'organo Tamburini, inaugurato nel 1899 da Lorenzo Perosi.

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La Parrocchiale di Santa Cristina in Tiveron

La Pala del Lotto

Posta nell’antica chiesa nel 1507, la pala del Lotto rimase lì fino agli anni ’30 e poi spostata nella nuova ed attuale Chiesa di Santa Cristina. La Pala di Santa Cristina al Tiverone è un dipinto a olio su tavola di Lorenzo Lotto. La grande pala d'altare, la prima di queste dimensioni dell'artista, venne forse commissionata verso il 1505, per intercessione del vescovo di Treviso Bernardo de' Rossi, nella cui piccola corte era attivo il giovane pittore veneziano. Venne consegnata il 14 maggio 1506 poco prima della partenza dell'artista per Recanati. Nel 1507 fu posta in chiesa, nella vecchia chiesa di Santa Cristina. Alla Pala di Castelfranco di Giorgione sembra ispirarsi la figura del santo cavaliere Liberale, patrono di Treviso, che tiene un modellino della città in mano. Il Bambino tiene in mano un cardellino, simbolo della sua futura passione. Il lato destro dell'architettura classicheggiante mostra una veduta esterna, che dà su un muretto coperto da erbe. La Pietà invece, si rifà a modelli belliniani, con il Cristo morto sorretto da due angeli, seduto su un ripiano su uno sfondo scuro. 

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Ma andiamo avanti. Quinto e i suoi Mulini, con il Sile che sembra qui scatenare la sua fantasia: slarghi e poi strettoie, acque prima rapide, in discesa e poi praticamente piatte, ruote dei mulini ferme da anni, Canizzano e San’Angelo ad annunciare l’imminente arrivo del fiume in città, ma anche l’aeroporto, l’urbanizzazione eccessiva, il traffico della provinciale… ecco cosa ci aspetta da queste parti.  

Ma continuiamo il nostro viaggio! Lasciamo la chiesa alla nostra destra e ritorniamo dalla strada da cui siamo venuti per 0,4 km. In corrispondenza dell’ingresso del Ponte Cervara alla nostra sinistra ecco la segnalazione che ci invita a proseguire il nostro viaggio accanto al Sile. Ricordiamo, la nostra meta è l’Oasi di San Giorgio in Quinto di Treviso. La strada è sterrata e davvero molto piacevole perché protetta da una fitta vegetazione. La percorreremo per circa 2,0 km. Alla fine dello sterrato entriamo a destra per via Donatori del Sangue. Siamo in via Donatori del Sangue. Proseguiamo dritti per 250 metri e poi giriamo a destra seguendo la staccionata di legno. Proseguiamo per altri 0,4 km e all’altezza di un’ampia curva troviamo sulla nostra destra un ponte di legno che segna l’ingresso del Canoa Club di Quinto .Entriamo ad ammirare e a riposarci un po’!

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il laghetto degli Alpini

Ritorniamo ora sui nostri passi e proseguiamo sulla nostra destra riprendendo la stradina sterrata lasciata. Proseguiamo per circa 0,8 km seguendo il tracciato che via via si fa più stretto in mezzo alla campagna di Quinto. Finita la stradina giriamo a destra e proseguiamo per altro 0,1 km. Teniamo la destra e ci troveremo davanti ad un mulino: siamo alla rosta di Quinto di Treviso. Il ponte che troviamo davanti è percorribile per 30 metri solo a piedi. Da questo punto d’osservazione davvero piacevole è la vista di splendidi esemplari di cigni reali.

Ma è questo il luogo anche di due importanti mulini.

 

IL MULINO FAVARO

FAVARO

IL MULINO RACHELLO

Situato sulla sponda opposta rispetto al mulino Favaro, ma ad esso collegato mediante una  passerella in legno, il Molino Rachello. E’ l’unico ad essere tutt’ora attivo nel territorio di Quinto. E’ un mulino a cilindri ad alta macinazione: le ruote sono scomparse dopo che nel ’36 sono state sostituite dalla  turbina idraulica e nel ’99 da un generatore termoelettrico.             

RACHELLO

Riprendiamo il nostro viaggio dopo aver gustato questi due splendidi mulini. Dopo aver attraversato il ponte della Rosta, alla nostra destra entriamo sul ponte.

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ROSTA

la Rosta

Alla nostra destra lo scorrere lento e piatto del fiume e alla nostra sinistra un allevamento intensivo di trote. Ci stiamo dirigendo verso il piazzale degli Alpini ex cave Biasuzzi. Proseguiamo quindi per altri 0,6 km e saremo arrivati al piazzale degli Alpini .  Usciamo quindi dal piazzale e prediamo a sinistra la provinciale che percorreremo per 0,4 km fin alla rotonda con la strada noalese che attraverseremo. Proseguiamo dritti per cento cinquanta metri fino al successivo incrocio. Giriamo a sinistra prendendo Via Contea che faremo per altri 0,2 km. Sulla nostra destra un’indicazione ci porterà dritti all’Oasi di San Giorgio. Eccoci arrivati!

SAN GIORGIO

Oasi di San Giorgio

“ Ciò che più sorprende di quest’incantevole scorcio di Sile, è il luogo in cui è posto: siamo a non meno di duecento metri in linea d’aria dal pesante traffico della Strada Noalese, appena dietro la parrocchiale di Quinto. In pochi attimi, dal catrame al verde, dall’inferno che ci siamo costruiti attorno, all’accenno di paradiso che abbiamo lì a due passi. Quale direzione prendere? Io non ho dubbi. “

I mulini di Quinto di Treviso

Il Sile, il fiume di risorgiva più lungo d'Italia, è un fiume dal corso costantemente regolare e, proprio per questo, lungo le sue rive sono stati costruiti per secoli molti mulini che hanno ridotto a farina i raccolti delle vicine campagne coprendo, oltre che il fabbisogno locale, anche le richieste della Serenissima. Il Cinquecento fu il momento di massima presenza di mulini nel territorio, ma già nel XIV secolo si hanno notizie certe di un mulino a Quinto e nel 1325 è documentato il mulino di Cervara  che verrà in seguito donato alle monache domenicane di San Paolo. Non sono invece più visibili i mulini Bomben, dal nome della famiglia di nobili trevigiani che ne fu proprietaria dal 1486, situati nella parte nord dell’oasi di Cervara e andati perduti verso il 1909. Al loro posto sorse una centralina elettrica, di cui rimangono ancora le vestigia. Nel territorio di Quinto sono invece oggi conservati altri due complessi  molitori:  i mulini Grendene e Bordignon .

IL MULINO GRENDENE

L’attività del mulino Grendene, che si trova in via Graziati, vicino alla Chiesa  Parrocchiale di S. Giorgio, ha conosciuto un andamento altalenante nel corso del tempo, con lunghi periodi di inattività ed abbandono alternati ad altri di grande operosità, fino al 1784 circa quando il complesso in disuso fu inghiottito dalla corrente. La struttura è stata ricostruita dopo il 1811 ed attualmente è adibita, dopo essere stata restaurata, a centro residenziale. Caratteristico il ponticello di legno che attraversa il fiume a fianco all’ex mulino e che termina a ridosso dell’altro famoso mulino posto sulla sponda destra del Sile, il Bordignon.

 

Il mulino Grendene si raggiunge, partendo dall’Oasi di San Giorgio e usciti dalla stessa, girando a destra fino alla chiesa parrocchiale di Quinto e tenendoci all’interno della strada. Di lì a qualche centinaio di metri eccolo!

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IL MULINO BORDIGNON

Esso conserva a tutt’oggi il nome del mugnaio (Gaudio Bordignon) che all’inizio del XVIII secolo lo conduceva, allora a tre ruote. Nonostante che a tutt’oggi si possano ammirare le due grandi ruote con pale metalliche, delle quali una è tuttora in movimento, la sua attività molitoria è cessata nel ’92 e già a metà del secolo  scorso era stata affiancata l’energia elettrica alla potenza dell’acqua ed erano da tempo state sostituite, con meccanismi più moderni, le originarie macine in pietra.Lo si raggiunge uscendo da via Graziati sino al semaforo e poco oltre entrando a destra e quindi ancora a destra per circa 0,1 km. Uno spettacolo!

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L’Oasi del Mulino Cervara, Santa Cristina, la Rosta, i mulini Favaro, Rachello, Bordignon, Grendene, ricadono tutti nel territorio del Comune di Quinto di Treviso. Conosciamo un po’ meglio questa cittadina posta alla periferia ovest di Treviso.

Un po’ di Storia

Numerosi reperti, oggi in gran parte custoditi presso il museo civico di Treviso, testimoniano che la presenza umana a Quinto si era radicata almeno dall'età del bronzo. Anche durante il periodo romano la civiltà era fiorente, vista anche la vicinanza al municipium di Treviso. Lo stesso toponimo ne denota le antiche origini: indicava una mansio, ovvero una stazione di cambio posta a cinque miglia dalla città, di certo lungo un'importante arteria stradale, forse la Sarmazia. Da notare che poco oltre, in comune di Morgano, sorge la località di Settimo. Quinto rimase legata a Treviso anche nelle epoche successive. Un documento del 992 ricorda che i vescovi avevano alcune proprietà della zona e forse anche una piccola fortezza; poco dopo, le località vicine sono ricordate nell'atto di fondazione dell'abbazia di Mogliano a cui furono assegnate. Tuttavia bisognerà aspettare il 1152 per vedere citato il toponimo Quinto per la prima volta: il 3 maggio di quell'anno, una bolla  di papa Eugenio III confermava la dipendenza della locale pieve di San Cassiano alla diocesi di Treviso. Era inoltre sede di uno dei quattro arcipretati della diocesi, al quale erano sottoposte varie altre pievi, da Istrana a San Biagio di Callalta. La pieve rimase isolata e perse d'importanza, quando il centro vitale del paese si spostò più a sud, lungo le rive del Sile. L'economia del paese si basò per secoli proprio su questo fiume, soprattutto tramite l'attività molitoria. Nel XIV secolo l'antica pieve fu sostituita da una nuova chiesa intitolata a San Giorgio ed edificata vicino al centro. La Serenissima potenziò ulteriormente l'economia agricola di Quinto e qui si stabilirono numerosi proprietari terrieri ergendovi le loro ville… Dal 1941 al 1947 Quinto di Treviso fu interessata dal passaggio della ferrovia Treviso-Ostiglia e dotata di una propria stazione.

La Treviso-Ostiglia

Lunga 116 chilometri, la sua costruzione fu ideata, a fini strategici, dall'Esercito italiano in modo di poter dislocare velocemente le truppe in caso di guerra contro l'Austria-Ungheria. In un primo momento si decise di abbandonare l'idea e puntare piuttosto sul raddoppio della Padova-Bologna, ma alcuni parlamentari veneti si batterono affinché la ferrovia fosse realizzata. Il progetto fu sospeso dallo scoppio della prima guerra mondiale. Negli anni venti si intrapresero i lavori per la costruzione della ferrovia che terminarono solo agli inizi degli anni quaranta, nell'imminenza del secondo conflitto mondiale. Nella sua completa estensione, la linea ferroviaria ebbe poca vita, poiché fu pesantemente bombardata dagli alleati nel 1944 Treviso. Già nel settembre del 1946 poco dopo la fine della seconda guerra mondiale, l'esercito degli Alleati riattivò la tratta tra Quinto di Treviso e Treviso Porta Santi Quaranta della sezione tra Grisignano e Treviso. Sembrò a quel punto che i lavori di ripristino dovessero procedere velocemente anche nel resto della parte "alta" della linea, ma invece furono immediatamente sospesi, tanto che la breve tratta riaperta fu chiusa dalle FS nel Dicembre 1947. 

Bepi Ciardi

Nato a Venezia nel 1875 e morto a Quinto di Treviso nel 1932 è stato un pittore italiano, figlio di Guglielmo Ciardi e fratello di Emma Ciardi, entrambi pittori. Portò avanti parallelamente lo studio dell’arte, con il padre Guglielmo, e quello per le scienze naturali all’Università di Padova. S’iscrisse poi all’Accademia di belle arti di Venezia. Si specializzò nel vedutismo e nel paesaggismo, divenendo uno dei principali interpreti veneti del primo novecento. In Toscana ebbe dei collegamenti e degli scambi culturali con i pittori postmacchiaioli. Partecipò a varie mostre in giro per il mondo, come l’Esposizione internazionale di Monaco (1901), e l’Esposizione internazionale di San Francisco. Nel 1912 fu presente alla Biennale di Venezia. Nonostante una carriera non troppo lunga, Beppe Ciardi riuscì a realizzare una copiosa produzione artistica, che ancora oggi gode di discreta considerazione da parte del mercato.

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