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IL TORRENTE GIAVERA

Caratteristiche tecniche

Lunghezza: KM .23

Stagioni consigliate: non stagioni piovose; per lo sterrato in molti tratti

Tempo di percorrenza ( consigliato): 2 ore

Il torrente Giavera! Quanta fatica a capirne il corso; un torrente che sgorga da una sorgente chiara, ma il cui svolgersi  è davvero difficile da seguire. Un torrente capriccioso che gioca a confondersi con mille altri rivoli della pianura che va da Giavera del Montello a Treviso. Una guida allora queste pagine, per i lettori, ma anche e soprattutto per me che mi sono perso e riperso tante volte nel tentativo di descriverne il corso. Corso divertente e molto vario per altro; sterrato, sentiero, asfalto, prati e da ultimo, strade interrotte con ponti solo ipotetici.Strano davvero questo "torrente di pianura".Buon viaggio!

IL PERCORSO
il percorso del torrente

Giavera (torrente)

Il torrente Giavera è un corso d'acqua della provincia di Treviso. Non è molto lungo: il suo corso si snoda per 15,5 km circa. Nasce da risorgive presso il paese omonimo (loc. Forame). Scorre nei pressi di PoveglianoVillorba e sfocia infine nel torrente Pegorile all'altezza di Fontane. La sorgente è originata dalla circolazione delle acque sotterranee del Montello. Sono le acque del Piave e la pioggia che filtrano nelle cavità "carsiche" del Montello. Il toponimo, anticamente Glaura, deriverebbe dal latino glaber, che indica una terra "nuda e liscia", in riferimento al carattere acquitrinoso delle zone attraversate.

Il torrente, come abbiamo detto, ha la sua sorgente in località "Forame" in Giavera del Montello. Conosciamo un po' meglio Giavera allora.

 

GIAVERA DEL MONTELLO

 

Origini del nome

Il nome Giavera è chiaramente legato all'omonimo corso d'acqua. A sua volta, l'idronimo deriverebbe dal latino glaber "liscio" o altrimenti "mondo", in riferimento alle terre attraversate o alle sue acque.

Qualche spunto di Storia

I primi insediamenti umani nel territorio di Giavera risalgono ai tempi dell'Uomo di Neanderthal, come testimoniano reperti litici e uno scheletro umano risalente a 40.000 anni fa sepolto nella grotta del Bo' de Pavei. La zona fu poi abitata dai sapiens sapiens, con arrivi di popolazioni da est, che si sono miscelati con i residenti cacciatori-raccoglitori, che arrivarono in Italia ad ondate nei secoli e millenni, apportando nuove migliorie di conoscenze tecniche e di linguaggio. Dalla fine del X secolo avanti Cristo, con un'altra delle tante migrazioni da est, arrivati dai passi del Friuli, si formò la popolazione dei Veneti, poi denominati Venetkens, che per la prima volta si diffusero in tutto il territorio, che era totalmente forestato, formando piccoli villaggi, a diversa tipologia abitativa, a seconda dell'orografia del territorio. Tutti comunque erano lungo il corso di un fiume o torrente, dove l'acqua era il bene primario.

Attorno al 270/250 a.C. il mondo latino cominciò ad manifestarsi con i primi commerci che arrivavano dal mare; i territori venetici erano occupati dai celto-galli.

Nel medioevo Giavera fu feudo dei Collalto per poi passare definitivamente alla Serenissima sul finire del XIV secolo. L'area fu particolarmente importante per la Repubblica in quanto dal bosco del Montello provenivano i pregiati roveri che rifornivano l'Arsenale.

Durante la Grande Guerra, Giavera si ritrovò in prossimità del fronte del Piave e fu sconvolta dalla battaglia del Solstizio, che si svolse presso la Valle dei Morti, a Santi Angeli.

LA SORGENTE INACCESSIBILE O QUASI. E allora partiamo! E son subito dolori. La sorgente del Giavera, il Forame, è situata in area ora inaccessibile nel bosco che sta dietro la borgata di Via Lanceri di Firenze.

VALLE DEL FORAME.jpeg

Il passaggio ora è impedito in quanto la zona è diventata di proprietà privata ed una cancellata ce lo dice chiaramente. 

VILLA MANIN MORASSI DETTA LA PROVVEDERIA

Un'ampia cancellata a chiudere la via e la piazza ci annuncia questa bella villa. Villa Manin, Morassi, detta “La Provvederla” è un complesso composto da una serie di piccoli edifici rispetto ai quali la villa si colloca in posizione centrale ed un articolato organismo ad "L" un tempo adibito a foresteria, edifici di servizio ed un oratorio.

VIA LANCERI DI FIRENZE GIAVERA (2).JPG
VIA LANCERI DI FIRENZE GIAVERA (1).JPG

L'ALTERNATIVA

Non ci stiamo! Quella sorgente la vogliamo proprio vedere. Insisto e guardo che forse un passaggio c'è. Si trova dietro la chiesa di San Giacomo. Me lo ha detto il signor GIUSEPPE ZANATTA di Giavera, uomo del luogo che con pazienza mi ha indicato "per dove andare". Devo raggiungere la chiesa però. Lascio quindi via dei Lanceri e tengo la destra in direzione ovest su via Pedemontana. Ora a destra: c'è da fare una ripida anche se breve salita. Quasi in cima e quindi prima di arrivare nel piazzale della chiesa di San Giacomo entro a sinistra su un ampio parcheggio in terra battuta. Alla fine dello stesso tengo la destra e ancora a destra sul prato. Avanti ancora un po' e ... beh qui bisogna lasciare la bici, si va a piedi lungo il sentiero che scende. E' lì che si trova il Forame ovvero la sorgente del Giavera.

SORGENTE
la sorgente
Torniamo ora sui nostri passi, recuperiamo la bici e scendiamo un po'. Più avanti un piacevolissimo sentiero ci porterà su via della Chiesa e quindi su via degli Alpini
SAN GIACOMO - GIAVERA
PRATI GIAVERA ALTA
Scendiamo ora su via degli Alpini per circa 400 metri.
VISIONI SU GIAVERA DEL MONTELLO
Teniamo ora la sinistra su via Pedemontana. Sulla nostra destra gli ultimi "respiri" del Canale del Bosco ( canale che andrà a finire più avanti in località Cusignana )
GIAVERA

Entriamo ora in via Francesco Baracca nei pressi dell'antica trattoria Agnoletti. Sempre dritti per circa 300 metri. E' nei pressi della cancellata di Villa Wassermann che notiamo lo scorrere del torrente. Noi entriamo nella cancellata del cortile di Villa Wassermann.

 

VILLA LETIZIA WASSERRMANN

Non si conosce esattamente la data di edificazione di questa villa che però viene fatta oramai comunemente risalire alla seconda metà del XVII secolo. Non se ne conosce neanche l'autore o l'architetto che l'ha progettata. La parte della villa che dà verso est è stata però costruita in tempi successivi ed in particolare nel XIX secolo. Fu di proprietà alla fine del XVII secolo di tale Bartolomeo Meneghetti, un notaio di Treviso. Fu poi sede di una vera e propria azienda agricola. Nel 1824 la Villa passa alla contessa Sugana. Nel 1890 la villa passa alla figlia Letizia Galanti. ( Ecco perchè si chiama anche Letizia, la villa ). Dopo la seconda guerra mondiale, la villa perde il suo ruolo di azienda agricola divenendo casa di villeggiatura dei proprietari che si susseguirono. Wassermann, il nome con cui ora è nota la villa deriva dal marito di Elsa Vianello Chiodo, un uomo di Milano, titolare di una grossa azienda farmaceutica. Ora è del comune di Giavera dal 2006.  

VILLA WASSERMAN

La chiesetta

La chiesetta della Villa, è stata edificata nel 1716 dai frati certosini. Fu poi acquistata, nel 1750 dalla famiglia Meneghetti, i padroni di Villa Wassermann. Nel 1836 quando vi fu una importante epidemia di colera, l'oratorio venne intitolato alla Madonna della Salute.

CHIESETTA DI VILLA WASSERMAN
Visto l'Oratorio della Madonna della Salute usciamo dalla cancellata di Villa Wassermann. Giriamo a sinistra in via della Vittoria. Circa 200 metri e attraversiamo il Canale della Vittoria. Sulla nostra sinistra un capitello votivo.
CAPITELLO VIA DELLA VITTORIA
Ora entriamo a sinistra in via Torrente Giavera. La via non lascia dubbi sulla direzione in cui stiamo andando: saremo presto a recuperare il corso del torrente. Lo faremo dopo circa 200 metri.
PRIME TRACCE DI GIAVERA

Procediamo di lì per altri 100 metri sino a passare sotto un vecchio ponte, ponte su cui passava la linea ferroviaria oramai dismessa. Era la Montebelluna-Susegana. Tenendo la destra e seguendo lo sterrato ad un certo punto attraverseremo i vecchi binari.

LA VECCHIA MONTEBELLUNA - SUSEGANA

Si tratta di una linea ferroviaria  a doppio binario  ma non elettrificata risalente al 1916.  Questa ferrovia fu concepita in un periodo di grande fervore ferroviario nel nord-est del paese, come itinerario alternativo al passaggio per il trafficato nodo di Treviso dei treni provenienti dal sud e dal nord ovest dell'Italia e diretti verso il confine est dell'allora Regno. Fu caldeggiata in questo senso anche dal Ministero della Guerra attraverso le alte gerarchie militari come importante linea verso il confine orientale e delle cosiddetta "terre irredente". Si inseriva quindi in un generale clima di costruzione di infrastrutture che coinvolse il Veneto (oltre al Friuli) nelle fasi precedenti alla Prima guerra mondiale, periodo nel quale furono costruite o completate numerose linee. La linea fu realizzata adottando i fabbricati in stile unificato delle Ferrovie dello Stato con la particolarità che pur essendo stata progettata e costruita a doppio binario i caselli sono del tipo ridotto. Fu attivata il 25 maggio 1916, durante il conflitto, con la maggior parte degli edifici ancora in legno. La linea cominciò in modo proficuo ad essere sfruttata per il motivo sostanziale per il quale era stata costruita. Con lo sfondamento austro-tedesco di Caporetto fu presto coinvolta dagli eventi bellici e danneggiata gravemente. Dopo la Battaglia di Caporetto, la linea funse da confine tra la terra rimasta italiana e la terra occupata dalle forze degli Imperi centrali le quali erano riuscite a superare il Piave in più punti, senza però mai riuscire ad attestarsi stabilmente oltre la ferrovia. La linea fu ricostruita dopo la guerra e riaperta nel 1920. Durante il secondo conflitto (entro il 1941), le esigenze militari imposero di asportare il binario pari di questa linea al fine di consentire il completamento dell'importante ferrovia Treviso-Ostiglia. Dopo il secondo conflitto il traffico decadde e presto la linea venne privata in gran parte del traffico merci che ne aveva favorito la costruzione. Divenuta una ferrovia secondaria fu coinvolta nella crisi del sistema dei trasporti ferroviari degli anni sessanta e infatti nel 1966 la linea fu soppressa insieme a molte altre ferrovie. Nonostante la chiusura della linea ferroviaria, negli anni settanta le ferrovie dello Stato organizzavano ancora, tra Montebelluna e Conegliano, dei servizi di trasporto sostitutivi.  La linea rimase in attività, come raccordo, fino a Giavera del Montello al servizio di un deposito militare e fu pertanto percorsa da sporadiche tradotte. Perso anche questo traffico, la linea fu successivamente riattivata per i primi chilometri da Bivio Piave (rinominato nel frattempo raccordo Giavera) verso Nervesa, al servizio di una industria locale confinante con essa che la utilizzava come raccordo per il trasporto dei propri materiali. La ferrovia è stata ufficialmente soppressa con il decreto del presidente della Repubblica 18 aprile 1984, n. 140.

Superati i binari e questo pezzo di storia recente, andiamo ancora avanti sullo sterrato per altri 150 metri e usciamo a sinistra in via Cal Minor.
VIA CAL MINOR - IL GIAVERA
Circa 500 metri di pedalata e quindi usciamo a sinistra in via Schiavonesca, la regionale che unisce Montebelluna a Nervesa. La percorriamo per circa 300 metri e quindi andiamo a sinistra in via Fante d'Italia. A sud per altri 700 metri e quindi a sinistra in via Castel di sotto. Fatti circa 450 metri recuperiamo il corso del torrente. Andiamo ancora avanti per altri 900 metri circa. Rivedremo ben presto i resti dei binari della ferrovia Montebelluna -  Susegana descritta sopra e anche un monumento...
VECCHIA FERROVIA

IL MONUMENTO A MARIO FIORE

Mario Fiore nato a Napoli nel 1886, fu un militare italiano che durante  la Grande Guerra fu messo a capo del 79º battaglione zappatori  nel pieno della battaglia del Solstizio;  fu in particolare incaricato, di presidiare la linea ferrovia Montebelluna-Nervesa. Morì nell'eroico tentativo di bloccare dei soldati austriaci che tentavano di posizionare una mitragliatrice. Venne successivamente sepolto nel cimitero della vicina Camalò, in una tomba in pietra lavica del Vesuvio (chiaro riferimento alle sue origini). ll 19 agosto 1921 gli venne conferita postuma la medaglia d'oro al valor militare. Gli sono intitolate varie caserme tra cui quella di Motta di Livenza.

 

MONUMENTO A MARIO FIORE
Teniamo ora la destra: la via prende ovviamente il nome di Mario Fiore. Pedaleremo in questa via per circa 1,8 km, tra campagne davvero ancora molto rigogliose.
ACQUE IN VIA MARIO FIORE

Usciamo ora sulla principale nei pressi del ristorante ai "Tre Pioppi". Ora teniamo la destra in direzione sud in via Canova.Pedalato per altri 700 metri eccoci ad un crocicchio. Qui c'è tutto, l'acqua, l'edicola votiva, l'ombra di un albero sotto cui ripararsi: siamo nei pressi di via Caramini

PUNTO D'ACQUA IN VIA DEI CARAMINI

Teniamo ora la destra e scendiamo su via Caramini. Il primo tratto è asfaltato, ma ben presto ci troveremo a fare i conti con lo sterrato duro e solcato dalle ruote delle macchine agricole.

VERDE IN VIA DEI CARAMINI
Pedaliamo per 1,1 km sino a giungere nei pressi di un gruppo di case. Qui teniamo la destra per qualche metro e quindi svoltiamo a sinistra. Circa 700 metri di pedalate in luoghi coperti da siepi rigogliose e poi entriamo a sinistra in via Lavajo. Ancora un altro chilometro e quindi, dopo aver attraversato via Arcade, andiamo dritti in via Conca.

Circa 800 metri dopo e tenendo la destra, ci troveremo al centro dell'abitato di Povegliano.

 

POVEGLIANO

Le origini dei luoghi del territorio poveglianese si riconducono al Montello ed al suo territorio. Alle pendici dei colli si trovano fin dall’XI secolo a.C. alcuni villaggi, le cui abitazioni sono poste verso sud, sulla pianura, mentre a nord sono collocati i Castellieri, che sono delle opere difensive. Nel II secolo a.C. i Romani controllavano la Pianura Padana, tutelando i territori e i popoli che vi risiedevano anche attraverso il grande sistema viario che venne realizzato a partire dal  148 a.C. : è l’anno della strada Augusta, via che collegava Genova ad Aquileia e successivamente della via Annia che unirà Aquileia ad Adria. E’ così che si  rafforzano i rapporti tra il centro ed il nord della penisola e da qui in avanti molti romani si spostarono nella pianura padana. Tra il 42 ed il 49 a.C. viene estesa a tutta la popolazione padana la cittadinanza romana mentre si attua il processo di romanizzazione del territorio in particolare attraverso la centuriazione.

Sulle origini di Povegliano, si racconta sin dal Medioevo che in seguito alle inondazioni del Piave, gli abitanti si spostarono nell’alta de Pojan dove sarebbe sorta tra il VI ed il VII secolo la Pieve di S. Maria. Il nucleo originario però era forse localizzato a Pojarin, zona nei pressi di Visnadello, poco distante dalla strada Claudia Augusta.

Nella strada che da Povegliano porta a Visnadello furono rinvenute infatti alcune sepolture ed un antico corredo funebre. Anche a Camalò sono stati ritrovati alcuni reperti archeologici: una tomba a cassetta ed embrici di epoca romana, oltre ad anfore e monete.

Antiche strade come via Levada a Povegliano e via Postioma a Camalò, segnano un percorso che collegava Postioma e Lovadina. Questi territori hanno conosciuto le invasioni dei popoli del nord e dell’est dell’Europa, che hanno lasciato tracce della loro dominazione anche nella toponomastica. Fin dal Medioevo Camalò è indicato tra i beni appartenenti all’Ospedale di S. Maria di Piave di Lovadina, e a Lovadina sorgeva un ospedale –ospizio che accoglieva le anime dirette ai luoghi sacri. Santandrà è invece nominato insieme a Povegliano nel 994, in un diploma imperiale di Ottone III, dove sono concessi territori a Nord della Postumia al Conte Rambaldo di Collalto, Conte di Treviso. Nel 1164, riconosciuti gli ordinamenti comunali delle città, la campagna circostante sarà coinvolta nelle imprese che segnano la storia di queste zone: la tirannia che i Da Romano impongono alla città, a cui si aggiungono le lotte tra Guelfi e Ghibellini, nelle quali compare Gherado da Camino signore di Treviso. Al dominio di Gherardo da Camino seguono i Conti di Gorizia, i vicari imperiali nel 1328, la Signoria Scaligera nel 1339 e la dominazione veneziana. Con la dominazione veneziana le regole diventano Ville: Camalò, Povegliano e Santandrà diventano ville del Quartier “Campagna Inferiore” della Podesteria di Treviso. Gli enti religiosi posseggono molti terreni in questo comune, ma saranno i signori veneziani e trevigiani ad acquistare terreni nel periodo di maggior floridezza economica della Serenissima, facendo sorgere ville e residenze signorili.

Tra il 1797 ed il 1814 Francesi ed Austriaci si contendono questi territori, ma nel 1814 si insedieranno gli Austriaci, ed in questi anni tra il disorientamento politico creato dai domini stranieri si riordina politicamente e dal punto di vista amministrativo, il territorio appartenente fino a pochi anni prima alla Repubblica di Venezia. Nel 1807 viene riconosciuto il Comune di Povegliano, con le frazioni Santandrà e Camalò. L’annessione al Regno d’Italia avviene in un momento di crisi economica, con un gravoso sistema fiscale; la crisi economica porterà molti cittadini a ad emigrare anche nei paesi extraeuropei, tra cui il Brasile. Nel corso della I Guerra Mondiale il comune fu provato dalla guerra, la sede municipale viene trasferita prima a Ponzano e poi a Camalò, viste le vicine battaglie sul fronte tra il Montello ed il Piave. La fine della Guerra sfocia nella crisi economica che imperversa in tutto il paese, creando il malcontento generale della popolazione. L’avvento del fascismo, le guerre coloniali, i problemi economici avviano l’Italia alla II Guerra Mondiale, la quale porterà ancora distruzione e smarrimento. La crisi economica porterà ad un altro fenomeno di emigrazione, in Europa, America ed Australia.  (materiale tratto dal sito del Comune di Povegliano)

Siamo quindi usciti da via Conca. Abbiamo girato a destra e quindi allo svincolo teniamo la sinistra. Andiamo in direzione sud su via Capitello per circa 300 metri e quindi a sinistra su via Marconi. Percorriamo tutta via Marconi e dopo 800 metri avremo un nuovo incontro con il torrente. Proseguiamo ancora per altri 900 metri e poi a sinistra su via Centa per 200 metri e quindi a destra in via XXIV Maggio. Proseguiamo per circa 300 metri e quindi a destra in via Casal Vecchio. Pedaliamo per circa 500 metri e quindi teniamo la sinistra ( all'altezza di un gruppo di case ). Ora avanti per altri 200 metri sino ad uscire su via Marcolin. Procediamo su via Marcolin per altri 400 metri e quindi prendiamo la stradina che troviamo a sinistra: si tratta di andare nuovamente a recuperare il corso del torrente. Andiamo avanti così per 200 metri: sulla nostra destra un piccolo bosco.

BOSCO DI VIA MARCOLIN
Ancora qualche metro ed ecco sulla nostra sinistra lo scorrere ora impetuoso del torrente.
FIUME IN VIA MARCOLIN
Dalle tracce raccolte, qui, proprio qui vi era un ponte. Ora la strada è interdetta sia a destra che a sinistra che in avanti (proprietà privata... sugli argini dei fiumi?) Non ci resta che fare marcia indietro e ritornare sui nostri passi alla fine uscendo a sinistra su via Marcolin e procedendo sulla stessa per altri 600 metri. Giriamo a destra e siamo ora in via Santandrà. Seguiamola via per 600 metri sino ad uscire ed attraversare la Postumia. Andiamo in direzione Ponzano quindi. Pedaliamo per 1,2 km e quindi a sinistra in via Levade. Avanti così per 700 metri e quindi ancora a sinistra sullo sterrato in direzione nord. Altri 400 metri e quindi a destra. Poco oltre saremo su un ponte da cui potremmo nuovamente ammirare il corso del torrente.
VIA GIAVARETTO

Ora superato il ponte teniamo la sinistra e cominciamo a pedalare tra le viti per circa 400 metri: ecco il fragore di una piccola cascata.

LA CASCATELLA MORGANELLA

GIAVERA IN VIA GIAVARETTO - CASCATELLA M

Si tratta di un salto d'acqua originato dalla presenza di terreno consolidato che costituiva il fondo della strada romana Morganella che collegava il territorio delle sorgenti del Sile con la Claudia Augusta a Lovadina.

LA STRADA MORGANELLA
STRADA MORGANELLA

E’ una strada antichissima, romana anche questa. Parte da Lovadina, transita per Santandrà, raggiunge via Roma nel centro di Paderno, con la quale si confonde per circa 150 metri, indi volge a destra verso Castagnole e Paese, dirigendosi infine verso Morgano ove ha fine vicino all’antico Settimo (ad septimum) da tempo scomparso. Nei territori di Paese, Ponzano e Villorba, ove transita, è tuttora denominata «Morganella».

Riprendiamo i nostri passi e andiamo in direzione est: pedaliamo in mezzo alle viti sino a giungere di nuovo al ponte sul Giavera. Lì teniamo l'argine sinistro del canale e pedaliamo tra i campi per altri 600 metri.

PONTE SU VIA POLA
Seguiamo la strada e saliamo a sinistra sulla strada. Da lì potremmo attraversare il ponte su via Pola.
PONTE SU VIA POLA (2)
Altri 500 metri e quindi a sinistra in via del Mason. Terminata dopo 600 metri via del Mason andiamo a sinistra in via Fontane. Pedaliamo per altri 1,1 km sino a giungere in Villaggio Florida, l'area ove sgorgano le sorgenti del Pegorile.
VILLAGGIO FLORIDA

Siamo quasi a fine corsa. Poco più avanti e più o meno all'altezza del ponte di Via Giavera, il torrente Giavera si " confonderà" con le acque del Pegorile. Qui si chiude la nostra corsa.

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