DA ZENSON A NOVENTA DI PIAVE
Caratteristiche tecniche del percorso. Lunghezza: 8,5 KM. Tempi di percorrenza : 1 ora. Caratteristiche: percorribile in qualsiasi stagione
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“Verde, lento, incomprensibilmente lento, quasi fermo… dove è finita la furia di questo fiume? Dov’è se ne sono andate le acque della potenza? Quale magia ha condotto il suo nuovo colore? E’ questo il percorso delle grandi domande: il fiume così non me lo immaginavo proprio… le sue strane somiglianze con il grande fiume verde che lo accompagna mi ha sorpreso .. davvero!”
Il nostro percorso inizia nella piazza centrale di Zenson di Piave, direi dalla parrocchiale di Zenson o meglio ancora dalle tranquille finestre del suo centro storico.
Ora, superato il centro, saliamo a sinistra in una delle laterali di Via Gustavo Badini, la via che stiamo percorrendo. Essa ci porterà in cima all’argine e quindi a ridosso del fiume ed in particolare, poco oltre, in un’ansa davvero bella e lenta.
E’ una zona particolare, carica di storia, di eventi in particolare quelli legati alla prima guerra Mondiale (la battaglia dell’ansa) e alla grande alluvione del novembre del 1966.
“ Mentre da questi parti in una afoso pomeriggio mi divertivo a capire la lentezza di questo tratto di fiume, vidi avvicinarsi in direzione contraria alla corrente delle piccole onde, quasi che il vento avesse deciso di spirare in direzione contraria, ma solo in alcuni tratti del suo corso: una circostanza davvero particolare soprattutto se associata a degli strani bagliori prodotti da quel sole intenso. Decido di fermarmi… c’è qualcosa che devo capire: prendo il mio piccolo cannocchiale e punto dritto su quelle strane onde e quegli insoliti luccichii: e quindi, ecco la sorpresa, si tratta di branchi di pesciolini che nuotano in direzione contraria alla corrente e con la testa fuori dell’acqua! Uno spettacolo davvero insolito! Ma che pesci sono questi qua?”
Procediamo quindi sull’argine per un primo tratto asfaltato e poi sterrato per 2 km, gustando ancora una volta dall’alto questo paesaggio dal sapore così calmo…
Fatti 2 km circa si arriva alla snodo che segue:
Di qui procediamo dritti per 0,3 km circa fino a vedere sulla nostra sinistra una sbarra e una strada che prosegue in discesa. La prendiamo. Facciamo circa 0,7 km costeggiando per alcuni tratti il viadotto autostradale... ( sulla strada, per la verità bruttina ad accoglierci in stagione delle piccole colonie di Topinambur).
Siamo oramai sotto il viadotto autostradale. Lì giriamo in direzione sud e quindi a destra e procediamo per altri 0,6 km fino a salire sulla strada asfaltata. Girando il nostro sguardo giù dall’argine, si impone ai nostri occhi la bellezza di un piccolo capitello votivo.
Procediamo sulla strada per altri 2 km fino a scendere a destra nei pressi dell’incrocio che segue.
Stiamo per entrare in Fossalta di Piave. Si procede così per altri 0,25 km in via Ragazzi del 99 e si supera l’incrocio nei pressi della Antica Birreria . E si entra in Fossalta di Piave! Teniamo la sinistra e affacciamoci sulla piazza sede della chiesa Parrocchiale. Siamo oramai nel territorio della Provincia di Venezia, la terza provincia che attraversiamo.
Ma torniamo sui nostri passi! E’ tempo di passare al di là del fiume, di ritornare sulla sua sponda sinistra in direzione di Noventa di Piave. Per farlo diamo le spalle alla chiesa, procediamo fino a salire a destra in via Ragazzi del 99. Saliamo per 0,25 km. Alla nostra destra notiamo una struttura in cemento.
E’ il battistero, monumento di pace, voluto dai "Ragazzi del 99" sulle rive del "sacro fiume" Piave, è stato inaugurato il 19 giugno 1983. Esso ha si radici nel passato, in memoria dei Caduti della Grande Guerra, ma è sopratutto un monito di pace e fratellanza per tutti i popoli ed in particolare per le generazioni future. Ogni anno ne viene celebrato l'anniversario dell'inaugurazione con la "Giornata della Pace" il cui momento "clou" è il S. Battesimo di bambini italiani e stranieri quale segno di pace e fratellanza fra i popoli. Fonti e notizie tratte da http://www.comunefossaltadipiave.it
Teniamo il monumento sulla nostra destra, saliamo sull’argine e quindi subito giù a sinistra verso il Ponte! Siamo nelle zone del parco Fluviale, ottimo posto per delle belle passeggiate!
Giriamo alla fine dello stesso in salita per altri 0,2 km circa fino a vedere sulla nostra sinistra una strada. Entriamo! Stiamo per affrontare uno dei tratti più belli di questa tappa, un sentiero a bordo fiume ricco di vegetazione e quindi sempre al coperto.
Così procedendo per 1,0 km.
Ad un evidente cambio di direzione, teniamo la destra in salita. Avanti ancora per 0,4 km e quindi usciamo su una strada sterrata più ampia, giusto il tempo di vedere in tutta la sua magnificenza il campanile della chiesa di Noventa di Piave.
Avanti ancora per 0,2 km, entrando nell’area del parco…
Procediamo a destra nel sottopasso ed entriamo a Noventa di Piave dopo circa 0,2 km: siamo arrivati!
PER SAPERNE DI PIU'
ZENSON DI PIAVE: UN PO’ DI STORIA Il suo nome, secondo alcuni deriva da " gentio " divenuto in dialetto " zenso ", mentre per altri lo stesso si rifà alla tradizione di possessi della famiglia Zen. Numerosi ritrovamenti comprovano la datazione al II millennio a.C. del primo insediamento di Zenson. La vicinanza all'inizio del corso navigabile del Piave costituì il motivo primo dell'insediamento: si trattava infatti di una posizione strategica per la sorveglianza dei traffici fluviali e durante le invasioni barbariche vi fu eretto un fortilizio detto "cigoto", distrutto sul finire del XVI secolo. Ma fu la presenza dei Benedettini di Santa Maria di Pero a dare a tutto il territorio un certo sviluppo. Intorno al 1470 i monaci fecero erigere a Zenson una chiesa dedicata al loro padre fondatore, San Benedetto, la quale non ebbe in principio una sua vita autonoma, dipendendo dalla Chiesa di San Mauro di Rovarè. Il XII secolo rappresentò il culmine della potenza dei monasteri, e quello di Pero non fa eccezione; è forse a causa del suo grande potere che nacquero aspre contese con il vescovo di Treviso che accampava diritti su alcune pertinenze del monastero fra cui Zenson, pretese forse motivate dal fatto che il rifiorire della produzione agricola e del commercio nella zona ne facevano delle prede ambite. Nel XIV secolo , epoca della decadenza dei monasteri, Zenson insieme ad altri territori vicini entrerà nell'orbita di influenza del comune di Treviso a cui verrà ceduta nel 1318 dai da Camino. Sotto il dominio veneziano furono poi realizzate opere di arginatura finalizzate alla soluzione dei problemi idrografici che affliggevano la zona, contribuendo così ad un miglioramento dell'economia locale nel suo complesso, con conseguente aumento della popolazione. Con la prima guerra mondiale purtroppo, fu perduto gran parte del patrimonio artistico che le piene ricorrenti avevano risparmiato. E le diverse vicende storiche, sia calamitose (esondazioni ed epidemie), che belliche (prima guerra mondiale), hanno fatto perdere gran parte del patrimonio artistico di rilievo. Si ricorda in particolare la disastrosa alluvione del 4 novembre 1966 che provocò notevoli danni…
FOSSALTA DI PIAVE: UN PO’ DI STORIA ALLA RICERCA DI UN NOME : FOSSALTA PLAVIS. Nei libri ufficiali di storia che parlano dei grandi avvenimenti nazionali e dei personaggi di fama non troviamo la storia di Fossalta. La possiamo trovare invece attraverso testimonianze e documenti di archivio, che ci permettono di ricostruire il formarsi graduale della comunità. Partiamo dall’epoca romana. La prosperità in terra ferma, durante la colonizzazione romana durò circa 400 anni,ma dopo cominciò una lenta ed inarrestabile decadenza dovuta all' incuria e all'abbandono in cui venne lasciata la cosa pubblica contemporaneamente al dissolversi dell'Impero e in seguito ala discesa dei barbari. Le bonifiche non più corrette da cure idrauliche, lasciarono lo spazio all'acquitrino e quindi alla malaria. I poveri vissero le invasioni barbariche, il Feudalesimo che qui fu rappresentato dai conti vescovi col Patriarca di Aquileia, il Vescovo di Treviso e le Signorie con gli Ezzelini Da Romano, i Da Camino, i Carraresi, gli Scaligeri, gli imperiali nordici. I ricchi ebbero un destino migliore, si stabilirono nelle isole della litorale, irraggiungibili dai barbari che non possedevano imbarcazioni, arricchiti dai profughi stessi che portarono oltre alle loro ricchezze, nuove idee , ingrandirono il traffico fluviale, potenziarono il commercio, specie quello del sale di cui erano gli unici detentori. Ma è nel 1191 che per la prima volta, nei documenti della sede vescovile di Treviso, troviamo "Campolongo di Fovea Alta" appartenente al Patriarca di Aquileia amministrato dai Monaci Benedettini di Monastier a cui vi concorse e gli successe il Vescovo di Treviso. Il territorio rimase con Treviso, ma le guerre combattute bloccarono la vita civile. Le Signorie miravano alla conquista di Treviso come primo passo per arrivare al Friuli e quindi per gli uomini della zona la coscrizione militare ara obbligatoria, e dovevano essere disponibili per la chiamata alle armi qualsiasi fosse il padrone nel momento in cui avveniva. Treviso era esausta non esitò a ricorrere all'imperatore austriaco per aiuti e li ebbe. Intervennero anche i veneziani. I paesi contestati furono distrutti, morì anche Can Grande della Scala uno dei Signori più crudele. Ma nel 1339 Treviso fece atto di dedizione a Venezia, atto che venne sottoscritto da Doge Bartolomeo Gradenigo i cui ultimi discendenti sono sepolti nel cimitero cittadino. Con l'avvento del dominio della Serenissima gli abitanti ebbero un periodo di tregua durante la quale poterono rimettersi, ma poiché la Repubblica, affaccendata in altre e ben più gravi cure, non si interessò di loro, non pagarono tasse ne dazi… e questo frutto per quel periodo una certa libertà. Ma anche il Piave qui fu clemente: in quel periodo non ebbe che un limitato numero di piene. Ma per più di un millennio il territorio rimase senza un nome e venne indicato dalla forma che assunse il terreno occupato dalle capanne " Campolongo ". Andò bene per molti secoli ma quando la civiltà e la conoscenza si allargarono, quando la popolazione aumentò, quando la terra non fu più del primo occupante, ma cominciò ad essere "occupata" fu necessaria una specificazione che determinasse "la Villa" come la chiamavano allora in modo inequivocabile. Era necessario un nome per questi luoghi. Ecco allora che nel 1494 questo territorio apparve per la prima volta col titolo di "Fossalta Plavis" ed è accertato che il nome fu definitivamente assegnato dalla Repubblica di San Marco che ne aveva, fin dal 1339, il dominio definitivo. Abbandonate le grandi avventure marittime Venezia si rivolse al suo retroterra con una politica di tipo ricostruttivo. Per mettersi in comunicazione con la terra ferma non poteva contare che sulle vie d'acqua, ma a tal fine disponeva soltanto del Canale Caligo situato però troppo a sud; le si imponeva quindi la necessità di creare un nuovo canale che accorciasse le distanze tra essa ed il Friuli. L'idraulico più famoso dell'epoca, Marco Cornaro eseguì allora lo scavo della Fossetta, funzionante sin dal 1483. Ecco che a Fossalta cominciò un nuovo modo di vivere, sorsero nuove occupazioni legate al carico e scarico delle merci,ai magazzini ecc. Venezia concesse quindi il permesso di aprire una osteria. Ci si poteva sedere e parlare d'affari davanti a un bicchiere di buon raboso. Uno dei primi servizi che Venezia richiese ai paesi che si affacciavano sulla Fossetta, fu quello di preparare il pane per tutta la città e quindi sorsero forni e il mestiere di fornaio divenne un pregio. Fossalta sembrò di conseguenza riaversi con l'aiuto delle grandi opere attuate da Venezia. Ma non era finita! Seguirono infatti periodi di sofferenza: nel 1629 la fame, nel 1631 la peste . La gente si nutriva poco e male, e il complesso ingranaggio della Fossetta cominciò a girare con difficoltà. Il porticciolo in centro chiuse e nel 1721 chiuse anche la Fossetta..
LA GRANDE GUERRA A FOSSALTA DI PIAVE. FOSSALTA E PRATO: UNA PICCOLA STORIA IN COMUNE Con lo scoppio delle ostilità Fossalta viene a trovarsi improvvisamente in "zona di guerra" nelle retrovie, alle spalle dei combattenti. Gli uomini validi vengono richiamati, gli anziani e le donne li sostituiscono in ogni attività. L'ufficio postale diventa il raduno mattutino: non si attende il postino, lo si cerca. Ogni tanto il Sindaco e il Parroco visitano una casa. Con essi entra il dolore. Le donne si vestono di nero. I vicini aiutano di più nel campo, risparmiando qualche fatica alla vedova o alla madre. Ogni moglie, ogni madre riceve il sussidio militare: esso è un grande aiuto per la famiglia. Accadeva che molte donne erano sposate solo in chiesa e il matrimonio religioso, dopo la proclamazione del Regno d'Italia, non era valido. Non avevano, quindi, il diritto a ricevere l'aiuto del Governo. Era allora un accorrere in comune ove l'addetto ai servizi il Signor Arturo le sposava per procura. Gli anziani non capivano, si vergognavano di risposarsi con la loro vecchia per riconoscere il figlio ed avere il sussidio. Nelle notti buie arrivava lo sferrragliare delle tradotte e il rombo lontano del cannone. Si lavorava per la guerra in attesa della pace. Invece arrivò la disfatta di Caporetto. Il 29 ottobre i treni non raggiunsero più la nostra stazione ma si fermarono a Meolo, e i primi nuclei familiari cominciarono a partire. Venerdì 9 novembre alle 5 del mattino brillano i ponti di San Donà e di Ponte di Piave, alla stessa ora a Meolo il comando supremo passa dal Generale Luigi Cadorna al Generale Armando Diaz. L'aria era lacerata dagli spari; l'orologio del Municipio era impazzito, tutto era perduto. Ancora una volta, come ai tempi dei barbari, dalle grandi alluvioni, alle epidemie, Fossalta fu abbandonata. Vennero seppelliti i principali oggetti di valore e tutta l'argenteria della Chiesa, anche la pubblica amministrazione mise in salvo tutti i documenti importanti e così il Sindaco si unì alla partenza dell'Anziano Parroco e parte della popolazione. Il viaggio fu lentissimo: Favaro Veneto, Padova, Boàra Polesine, Rovigo, per raggiungere infine Prato. Fin dai primi giorni tutti si diedero da fare per coordinare le cose, si riuscì ad aprire un asilo per i Fossaltini nella Villa De Sacca. Questa villa era fornita di numerose stanze e tante famiglie vi si sistemarono, altre vennero accolte nei paesi vicini. Ma intanto da Fossalta arrivavano brutte notizie, la chiesa il campanile e moltissime abitazioni distrutte. Prato era ormai diventata il "centro fossaltino" . Il nemico, varcato il fiume, tenta l'argine S. Marco, lo supera, infine dilaga a piccoli gruppi e poi in forze, raggiungendo le spalle della nostra seconda linea. Il terreno è impervio, le terre sono state subito allagate dalle macchine idrovore che si trovano sul canale di Millepertiche. Il 15 giugno 1918 alle due di notte comincia la grande battaglia del Piave, a mezzogiorno il nemico è sulla nostra piazza, ci sono feriti e alle 18.00 segue l'ordine di ritirarci, e verso la notte la battaglia si allenta. Con le prime luci dell'alba riprende il bombardamento, il nemico si riversa su Musile. La lotta per l'argine S. Marco inizia a cedere, la prima linea indietreggia ma resiste. Inizia la controffensiva, inizia un violento tiro sulle postazioni nemiche, colpo dopo colpo si liberano le case, in certi punti si arriva al Piave, gli austriaci si gettano nel Fiume, molti annegano. Ma è a Lampol che nelle giornate del 15 - 16 - 17 giugno che si consuma una battaglia infernale. Nell'ansa di Lampol tra l'argine S. Marco e il Fiume, il nemico bombarda sistematicamente per spianare la strada ai reparti d'assalto ungheresi, adopera proiettili dirompenti, gas lacrimogeni e asfissianti. La resistenza dura tre giorni . Il 17 giugno il nemico in alcuni punti è avanzato 4 Km, e spuntano mitragliatrici ovunque. Forse Hemingway allude a questo momento quando scrive:"Mentre il bombardamento faceva a pezzi la trincea di Fossalta, egli se ne stava piatto e disteso e sudava e pregava: Gesù caro, Ti prego tirami fuori, Cristo Ti prego, prego prego Cristo. Se soltanto mi salvi la vita farò quello che dici. Credo in te e dirò a tutti che sei l'unico che conta. Prego prego prego Gesù.”Gli innumerevoli tentativi di avanzata austriaca vengono bloccati. Il tracollo del nemico avviene dal sanguinoso successo degli attacchi sferrati il 20 giugno e alle 23.00 del 22 giugno il comando austriaco impartì la ritirata fino al Piave, ma l'incalzare dei nostri reparti la rese difficile. A Lampol l'ultima battaglia prima del tramonto, il ponte viene distrutto e ci fu la resa. Fossalta era interamente liberaLa notizia arrivò anche a Villa Sacca a Prato e quando il 4 novembre venne firmato l'armistizio fu una grande gioia anche lì. Fonti e notizie tratte da http://www.comunefossaltadipiave.it