DA PONTE DI PIAVE A ZENSON
CARATTERISTICHE TECNICHE: Lunghezza: 9,2 km. Tempi di percorrenza : 40 minuti circa. Caratteristiche: è un tratto molto facile caratterizzato da una generale percorrenza sull’argine, per molti tratti asfaltato. Quindi da gustarsi in tutte le stagioni.
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“ luoghi sacri alla patria, luoghi che ricordano drammi non lontani nel tempo e nello spazio… ma tutto si può ricostruire e tutto può diventare più forte di prima” (Pigi 2011)
Il tratto che faremo incrocia spesso i suoi destini con due tragici eventi: la grande guerra del 15-18 e la grande alluvione del novembre 1966. Eventi vicini e lontani che segnano inequivocabilmente la morfologia stessa di questi territori così segnati, ma così carichi di rinascita ed operosità. E’ questa la sensazione che ti offre il grande fiume da queste parti: tutto è più grande, ora esso è diventato un gigantesco e lento “ canale di colore verde”. Qui il fiume sembra aver perso la sua intrigante potenza, e giunge il momento della lentezza… anche i fiumi riposano!
Partiamo dal piazzale antistante la sede municipale di Ponte di Piave. Entriamo sulla statale dirigendoci in direzione Ovest. Attraversiamo la rotonda e procediamo dritti, passando il ponte sul fiume. Fatti 1,9 km giriamo a sinistra e saliamo subito sulla stradina asfaltata che corre sopra l’argine. Siamo in via E.Toti.
Davvero fluida la pedalata in questo argine a misura di bicicletta. E interessante la possibilità conseguente di poter ammirare da “una sopraelevata” la bellezza di queste grandi campagne.
Percorsi circa 2,1 km si scende a destra, si fanno 0,1 km e quindi si gira ancora a destra fino ad arrivare dopo 0,15 km a vedere, sempre sulla destra, la parrocchiale di Sant’Andrea di Barbarana. Ma è ora di invertire la nostra marcia: attraversiamo il centro del paese
… e risaliamo sull’argine da cui siamo venuti. Ora la nostra strada si chiama Via Argine XXIV maggio, altro riferimento alla grande guerra. Procediamo di lì per altri 3,3 km fino a vedere sulla nostra sinistra una stradina sterrata che scende nella golena: da lontano una croce di legno isolata vicino a una struttura monumentale molto spoglia.
Risaliamo in bici e riprendiamo il nostro viaggio sempre sull’argine. Altri 1,4 km e scendiamo a destra per via dell’Ansa: 0,2 km quindi a destra. Siamo a Zenson di Piave, e quella che vediamo davanti a noi è la parrocchiale. Siamo arrivati.
La vecchia croce, issata a memoria dei caduti sul fiume durante la prima guerra mondiale ed in particolare nella “ Battaglia dell’Ansa” ( novembre 1917), venne distrutta dalla alluvione del novembre del 1966 e qui riposta, esattamente nello stesso punto in cui si trovava originariamente.
PER SAPERNE DI PIU'
Sant'Andrea di Barbarana Piccola frazione di San Biagio di Callalta, posta sulla riva destra del grande Piave. Ma l’acqua del Piave non è la sola a scorrere da queste parti; c’è anche “ il canale La Fossa” ad attraversare questa “borgata” di poco più di 300 abitanti. Barbarana, probabilmente è un toponimo derivante da “ barbari” che qui sarebbero passati sfruttando un varco sul fiume Piave. Il paese nasce o per lo meno si sviluppa con continuità dopo l’anno Mille: sviluppo legato alle opere di bonifica fatte dai monaci benedettini, quelli di Santa Maria del Pero vicino a Monastier. Sant'Andrea fu per molto tempo un paese di cruciale importanza in quanto qui la Callalta, la strada che collegava Treviso a Oderzo, superava il Piave attraverso un ponte di legno; un punto di controllo dei traffici con l’aiuto di una torre che era situata sulla riva destra del Piave. Bisogna però sempre ricordare che il nostro fiume in origine scorreva più a est, sicché l'abitato, pur collocandosi sulla riva destra, sorgeva in corrispondenza dell'attuale Ponte di Piave. In altre parole, dove oggi c’è Ponte di Piave ieri c’era Sant’Andrea. E che successe allora? Successe che nella prima metà del Cinquecento una grande piena del Piave provocò uno spostamento del suo corso: di conseguenza, la chiesa e la torre finirono per trovarsi sulla riva sinistra. Sant'Andrea di Barbarana fu dunque rifondata più a ovest, mentre il vecchio nucleo andò a costituire l'attuale Ponte di Piave.
La Chiesa parrocchiale La parrocchiale di Sant'Andrea ha origini molto antiche, ma l'attuale edificio fu ricostruito dopo le devastazioni della prima guerra mondiale. All'interno, si trova un busto del patrono del XVI secolo, attribuito ad Alessandro Vittoria (Trento, 1525 – Venezia, 1608), scultore italiano, famoso tra le altre cose per aver eseguito gli stucchi della bellissima villa Barbaro a Maser.
Una curiosità: Qui è nato Pierre Cardin il famoso stilista il 7 luglio del 1922
IL PIAVE A NOVEMBRE DEL 1966 … LA GRANDE ALLUVIONE
I posti, i luoghi che da Negrisia fino a Sant’Andrea di Barbarana e quindi giù a Zenson abbiamo visitato “ nel dolce canto del grande fiume” , sono stati purtroppo anche il teatro di fatti tragici: l’acqua, la troppa acqua e la alluvione del 1966. un dramma collettivo! Ecco come racconta questa brutta storia Egidio Bergamo … Dopo circa due ore dalla rotta di Negrisia sull'argine sinistro, il Piave sfondò tre volte l'argine destro. Due a Sant' Andrea di Barbarana, poco prima di mezzanotte, a pochi minuti e a un centinaio di metri l'una dall'altra. La terza a Zenson di Piave, poco dopo. Fu l'ora più drammatica in cui la piena travolgente del Piave si scatenò contro la furia di un' alta marea che, a memoria d'uomo, raggiunse il suo massimo livello. A Sant' Andrea, la gente era all'erta fin dal giorno prima. Si cercò di raggiungere i piani superiori delle case lontane dalle rive, mettendo in salvo bambini e anziani. Gli uomini aiutarono i militari, giunti nel frattempo a riempire e a posizionare sacchi di sabbia sui punti dell'argine ritenuti maggiormente a rischio. Ma alle 23.30, l'argine cedette a Sud del cimitero con un boato terrificante di cascata in piena. L'ondata ne lambì le mura, travolse le vie e le case del centro. Di lì a pochi minuti, il secondo tuono sinistro e prolungato. Questa volta, l'argine si squarciò davanti al campanile. Spazzò via la casa del sacrestano Piero Andreuzza. L'onda d'urto investì la piazza, s'infranse sulla casa ad archi di Franco Loschi. Il fragore delle acque impazzite sovrastò le urla di terrore della gente. I vecchi del paese raccontano che agli inizi del 1919, all'indomani della fine della Grande guerra, venne ordinato a militari italiani e ai prigionieri austro-ungarici, di aggiustare le buche negli argini del Piave prodotte dalle granate. Ebbene, si dice che proprio i due tratti che cedettero nel '66, fossero stati riparati da squadre di prigionieri, non nascondendo il riferimento ad un boicottaggio in piena regola, per rancori comprensibili. Vero o no che sia, il fatto è che a Sant' Andrea lo si sapeva da sempre. La notizia dello squarcio dell' argine non era ancora uscita da Sant' Andrea, quando, attorno a mezzanotte, il fiume ruppe per la terza volta a Zenson di Piave, in località Tressa, vicino a villa Sernaggiotto. Un'onda inesauribile, alta due-tre metri, travolse parte del cimitero e le vie del centro, si espanse furiosa, raggiunse Fossalta, si accumulò sulle campagne dell'intero Consorzio di Bonifica Caposile, nel comune di Musile di Piave, trasformatosi in bacino della fiumana…