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UN PAESE DI NOME PAESE

Caratteristiche tecniche

Lunghezza: 38 km

tempi di percorrenza: 2 ore e 30 minuti 

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IL TOPONIMO

Secondo Carlo Agnoletti, presbitero e storico (1845-1913), il toponimo Paese, nei documenti antichi  denominata “Paesium”, deriva dal latino “pagensis”, termine indicante un luogo ai margini di un pagus, ovvero di un abitato. Non è chiaro quale fosse il centro in questione: forse era Quinto, dove si trovava una pieve di una certa importanza, o forse  la stessa Treviso.

 

UN PO’ DI STORIA

Dalle origini al periodo romano. Le origini della comunità di Paese si perdono lontano nel tempo, senza  però diretti riferimenti nella storiografia disponibile. Studi sulla configurazione dei luoghi in epoche protostoriche e storiche hanno messo in luce l''esistenza in zona di numerose tracce di divagazioni fluviali del Piave (come la vicina Istrana tra l’altro) e di interessanti testimonianze di centuriazione romana. La civiltà è comparsa nel territorio di Paese già in età preistorica, tuttavia le testimonianze più sicure della presenza umana risalgono ai Romani. La loro presenza in Veneto fu consolidata sul finire del II secolo a.C., con l'istituzione della Gallia Cisalpina e la fondazione della colonia di Aquileia. Le tracce più evidenti di questa presenza sono rappresentate dalla via Postumia, che tuttora transita per Postioma, a cui si aggiunge l'organizzazione del territorio rurale secondo lo schema della centuriazione. Vanno poi citati i numerosi reperti ritrovati un po' ovunque, in particolare tombe e materiale da costruzione. Nei secoli successivi debole è la traccia storica delle vicende del territorio di Paese, che soltanto all''inizio del 1900 è divenuto il Comune con l''attuale configurazione. Le varie comunità sparse nel territorio si sono infatti sostanzialmente sviluppate come entità autonome sia per la diretta influenza su alcune di esse della vicina Treviso (Castagnole, Villa e Sovernigo), sia per le vicende legate alla storia ecclesiastica, preminente per molti secoli su quella civile (Postioma e Porcellengo appartenevano addirittura all''Arcipretale di Cornuda, mentre tutte le altre a quella di Quinto), sia infine per ragioni di ordine geografico e militare. Il Comune di Paese ha assunto l'attuale unità territoriale solo con le ultime variazioni amministrative, avvenute nel Novecento e per secoli le varie borgate del territorio hanno avuto una propria entità storica. Il medioevo. Nel medioevo la zona di Paese era legata al comune di Treviso e alla sua diocesi. L'organizzazione politica ed ecclesiastica del territorio sostanzialmente coincidevano: ciascun villaggio (la regola) dipendeva da una pieve, compresa a sua volta in uno dei quattro arcipretati trevigiani. L'attuale comune risultava smembrato nei due arcipretati di Cornuda e Quinto: al primo apparteneva la pieve di Postioma (con la regola di Porcellengo); all'altro le pievi di Istrana (con Marcelline e Padernello) e di Quinto stessa (con Paese, Castagnole, Sovernigo, Villa e Malzago). Da questa situazione si può dedurre che il centro più importante era allora Postioma, che era appunto sede di una chiesa matrice. Essenzialmente, la chiesa matrice è la chiesa principale di un paese o di una città; a reggere tale chiesa è a volte un sacerdote insignito del titolo di arciprete. Questo tipo di organizzazione rimase quasi inalterata anche dopo l'annessione di Treviso alla Repubblica di Venezia, avvenuta nel corso del Trecento. La Serenissima. In questo periodo anche il territorio di Paese fu coinvolto nel fenomeno delle ville venete, di cui restano tuttora pregevoli esempi. Tra questi, spicca particolarmente casa Quaglia, edificio gotico del XV secolo considerato uno dei primi esempi del genere nel Trevigiano. A partire dal XVIII secolo, Paese conosce un notevole periodo di sviluppo e Postioma, anche a causa dell'indebolimento dell'autorità religiosa, perse d'importanza. Il periodo napoleonico e quello austriaco. Nel 1797 giunsero le truppe francesi di Napoleone, dando inizio ad una dominazione, seguita poi da quella austriaca, che non facilitò certo le condizioni di vita della popolazione già provata dalla povertà. Durante tutta la prima metà dell''Ottocento, Paese fu considerato un sicuro rifugio dai patrioti fuggiaschi, come lo stesso Daniele Manin che visse un anno in esilio nell''attuale Villa "La Quiete".Fin dalla fine del Settecento andò delineandosi anche la fisionomia civile dell''attuale Comune. Con decreti dell''imperatore venivano stabiliti i Dipartimenti degli Stati Veneti, la loro suddivisione in Distretti e Cantoni e l''istituzione dei Comuni come circoscrizioni amministrative tuttora esistenti. L'Ottocento e il Regno d’Italia. Il ritorno degli Austriaci (1815) vide l'istituzione del Regno Lombardo-Veneto e un nuovo riordino amministrativo: Paese, Santa Bona e Castagnole divennero frazioni di Monigo, mentre Postioma e Porcellengo furono sottoposte al nuovo comune di Padernello. Tuttavia, già pochi mesi dopo, Paese diventa sede comunale con frazioni Monigo e Castagnole. Con l'annessione al Regno d'Italia vi fu un ulteriore riforma amministrativa, che vide la soppressione del comune di Padernello e l'aggregazione del suo territorio a Paese (1º gennaio1867). Le due grandi guerre. Agli inizi del '900 Paese era un comune sostanzialmente agricolo e poco popolato. La popolazione che viveva in condizioni igieniche abbastanza carenti era composta prevalentemente da coltivatori o allevatori. Allo scoppio della guerra Paese era a ridosso della zona di guerra, e nel territorio comunale posero sede numerose squadriglie e battaglioni. Il campo di volo della squadriglia di Francesco Baracca fu allestito al confine tra Paese e Quinto. Giungiamo quindi alla seconda guerra mondiale, all'inizio della quale il comune era popolato da 8000 residenti circa.  Il comune  in quei tempi allora ospitò 2000 rifugiati, ma ne perse altrettanti che emigrarono, soprattutto in Canada. Il territorio tra l’altro subì quasi 60 attacchi aerei, che avevano l'obbiettivo di distruggere le piste di decentramento dell'aeroporto di Treviso in località Villa. Ma vennero bombardate anche le linee ferroviarie, soprattutto a Postioma. Ennesimo capitolo doloroso fu la "Simmel" di Castagnole. Si trattava di una fabbrica e un deposito di armi che fu più volte bombardata. Difficile fu anche la ripresa del dopo-guerra, tra problemi sociali e politici che stavano assumendo aspetti nuovi. Avanzava infatti il fascismo, esautorando fin dal 1927 gli organi elettivi comunali (Consiglio e Giunta) con l''istituzione del "Podestà". L''entrata in guerra dell''Italia a fianco della Germania nel 1940, apre un altro difficile periodo di storia. Molti soldati furono inviati nei vari fronti di combattimento spesso senza farvi ritorno. Ma la guerra rese necessaria la solidarietà. I bombardamenti che distrussero Treviso il 7 aprile 1944 provocarono, infatti, il fenomeno degli "sfollati": Paese contribuì grandemente alla preziosa opera di accoglienza, pur nella situazione di generale indigenza. Si sviluppò anche la mobilitazione partigiana, che organizzò la resistenza e la liberazione, non senza i suoi martiri. Il 19 maggio 1945  anche qui il Comitato di Liberazione Nazionale assunse tutti i poteri di amministrazione e di governo nel territorio del Comune. Il secondo dopoguerra. Il primo Consiglio Comunale libero fu eletto il 31 marzo 1946 ed il 17 aprile Luigi Zanoni veniva eletto Sindaco, carica che ricoprirà ininterrottamente fino al 1958. Riprendevano così il loro cammino le istituzioni democratiche comunali, sospese per vent'anni dal regime fascista. Nel referendum istituzionale del 2 giugno 1946, i risultati resero evidente la mentalità tradizionale della gente di Paese, che si espresse con 2.193 voti per la Monarchia e 2.094 voti per la Repubblica.

 E allora partiamo! Il nostro viaggio parte dal piazzale della chiesa parrocchiale di Paese.

LA CHIESA PARROCCHIALE DI PAESE

La Chiesa Arcipretale di Paese, dedicata a San Martino Vescovo, è situata in Piazza Mons. Andreatta, nel pieno centro del paese. La struttura originaria dell’edificio ha origine agli inizi del XV secolo e si presentava ad una sola navata centrale in stile prevalentemente romanico. Agli inizi del XVII secolo la Chiesa venne ristrutturata e comparve il campanile; verso la metà del XVIII secolo fu eretto il coro e verso la fine dello stesso secolo il soffitto venne ornato con degli incantevoli stucchi dipinti dal veneziano Sebastiano Santi. Nell’anno 1817 il pavimento venne sostituito con un altro appena tolto da una Chiesa soppressa a Venezia. Nel 1899 l’ingegnere Saccardo di Venezia posizionò una guglia sul campanile e nel 1918 l’architetto Melchiorri prolungò la guglia, ampliandola a tre navate e progettò una facciata marmorea che venne applicata alla Chiesa solo nel 1957. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Gli interni. All’interno della Chiesa, posizionato sopra l’altare maggiore, si trova un dipinto su tavola di Gerolamo Pennacchis senior di Treviso, con raffigurato San Martino; viceversa ai lati del coro sono situati due affreschi del pittore ungherese G.M. Lepscky. La navata destra ospita il corpo di S. Romano (diacono e martire) e l'altare del Rosario, risalente al 1580. Nella navata sinistra invece ci sono gli altari con dipinti del Paoletti e del Tognana. Sul soffitto della navata centrale venne dipinta dal Rossato la gloria di San Martino.Una curiosità: Una piccola cappella conserva ancora il fonte battesimale della Chiesa di Possagno, nella quale venne battezzato il  Canova.

 

 

 

 

Abbiamo detto che questa chiesa conserva ancora il corpo di S. Romano diacono e martire: chi era costui? Nelle agiografie ufficiali è ricordato come un martire che diacono della Chiesa di Cesarea, avendo visto durante la persecuzione dell’imperatore Diocleziano i cristiani obbedire alle disposizioni dei suoi decreti e affrettarsi verso i santuari degli idoli, li incitò ad alta voce a rimanere saldi nella fede e, dopo aver subito crudeli torture e il taglio della lingua, strangolato in carcere con un laccio fu coronato da un glorioso martirio. 

Lasciamo ora la chiesa alle nostre spalle e dirigiamoci in direzione nord–est su viale Bernardino Panizza. Di lì a circa 300 metri, preceduta da un grande parco sulla nostra destra e dopo una netta curva, ecco Villa Panizza.

 

VILLA PANIZZA

Il complesso di Villa Panizza, oggi casa alloggio per anziani e di proprietà comunale, è assai semplice. La villa padronale fu costruita nel 1810 dai Malanotte ed ingrandita successivamente attorno al 1870. Il più illustre dei suoi proprietari fu il prof. Panizza, discendente di Bartolomeo Panizza, senatore e medico di Napoleone. Nell''adiacenza ad est, già adibita a scuderie e granaio, di particolare interesse è la cantina con volta a botte o a pieno sesto, nonché la tettoia in ferro con pilastri in ghisa. A nord invece si sviluppa la casa colonica del XVIII sec., ora Casa Alloggio per Anziani. Il giardino in stile inglese, costituito da essenze pregiate e rare, caratterizzato da un grazioso gazebo in legno, è attrezzato con vialetti a ghiaino.

VILLA PANIZZA

Lasciata villa Panizza, e l’omonima via, giriamo ora a destra su Via Montello. Facciamo circa 200 metri ed ecco questo piccolo borgo dai profili sorprendenti in una dimensione tanto appartata quanto vicina al centro di Paese. E' SOVERNIGO.

 

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SOVERNIGO (1).JPG

Appena superata la chiesetta di Sovernigo, entriamo a sinistra in via XXIV Maggio. Altri 100 metri ed entriamo a destra. Avanti per circa 150 metri e quindi attraversiamo la strada puntando dritti sulla stradina davanti a noi. Stiamo ora transitando sul lato nord di un importante azienda ( ecco allora le serre a guidarci per circa 1,6 km). Siamo in via Troian. Finita la via noi all’incrocio teniamo dritti per via Sturzo. La facciamo per circa 500 metri sino all’incrocio con via Sant’Andrea. Giriamo a destra e pedaliamo per circa 100 metri sino ad uscire in via Alessi. Alla nostra sinistra un capitello votivo.

Se ora guardiamo di fronte a noi c’è un accesso solo pedonale. Lo prendiamo e avanti circa 50 metri sulla nostra sinistra ecco il complesso di Villa delle Meridiane

 Villa delle Meridiane

Edificata alla fine del Seicento ed i primissimi anni del Settecento fu probabilmente in origine sede di una confraternita religiosa e successivamente abbandonata ed usata come struttura rurale. Nella facciata principale, a sinistra, si trova un grande affresco con figura di Cristo Crocifisso e meridiana, tagliato alla base da un grande arco a sesto ribassato, aperto successivamente alla costruzione originaria. Un''altra piccola meridiana si trova al centro della facciata al di sotto di un grande stemma in affresco contornato da motivi decorativi. Tutti i fori sono contornati da decorazioni in parte sovrapposte o in affresco o in graffito. Due grandi meridiane con clessidra ed altri simboli legati allo scorrere del tempo sono invece dipinte sul lato ovest precisamente in Via Zara, 3.

VILLA LE MERIDIANE

Siamo ora in via Zara! Avanti pochi metri e usciamo in via Grotta, tenendo la destra. Scendendo per via Grotta in direzione sud, all’altezza della curva che segue e lasciando per un attimo la principale andiamo a vedere ciò che per la verità rimane di Casa Leoni – Piazza.

 

CASA LEONI-PIAZZA

Tipico insediamento a corte del XVII e XVIII sec.,m chiuso sui tre lati da edifici e alte recinzioni in sasso. E’ tra l’altro anche l''unico esempio in Comune di Paese di corte rurale. L’edificio è composto da una casa padronale a tre piani con finestre quadre e davanzali in pietra d’Istria. Molto singolare è la disposizione all’interno della corte, determinata prima di tutto da esigenze di ordine direzionale: è situata infatti vicino alla porta carraia principale e di fronte a quello che un tempo doveva essere una sorta di ingresso secondario. Questa disposizione aveva quindi il vantaggio di tenere praticamente tutto sotto controllo. Sul lato sinistro sono invece ubicati gli edifici con funzioni rurali e quindi di abitazione per i lavoratori. 

CASA LEONI PIAZZA

Procediamo ora in direzione sud- ovest su via Casette per circa 1,7 km sino a giungere nei pressi dell’immagine che segue. Lì entriamo a sinistra lungo la mura in pietra prendendo così una stradina.

STRADINA

Teniamo questa direzione per circa 300 metri sino ad un passaggio a livello. Altri 300 metri percorsi attorno ai perimetri di una nota industria ed usciamo sulla provinciale. Lì giriamo a sinistra in direzione nord. Siamo ora in via Casanova e la nostra nuova destinazione è Villa Alessi. Procediamo quindi per  circa 1,5 km e quindi ecco sulla nostra destra Villa Alessi.

VILLA ALESSI

Tipica villa settecentesca costituita dall''edificio dominicale e da due barchesse arretrate, adibite una a cantina e l''altra ad abitazione rurale, all''interno delle quali le pareti sono decorate da pregevolissimi stucchi, dai motivi più svariati: ecco quindi fiori, putti e aquile. Il primo piano al quale si accede da una scala laterale conserva un soffitto alla sansovina originario con travature decorate da fiori variopinti. 

Procediamo ora per altri 250 metri ed ecco sulla nostra sinistra, in pieno centro a Castagnole, il complesso Perissinotti

IL COMPLESSO PERISSINOTTI E LA CASA DELL’ALCHIMISTA

Il complesso è costituito dalla villa padronale, da casa rurale e dalla casa dell''alchimista risalente al XVII - XVIII sec..La configurazione attuale del complesso, costituito da più fabbricati di notevoli dimensioni, è frutto di circa cinque secoli di vicende. Piace ricordare qui che i fratelli D’Alessi, venuti in possesso del complesso alla fine dell’Ottocento, operarono modifiche nell’assetto architettonico dei corpi di fabbrica, come documentato nelle foto d’epoca di fine Ottocento, e nell’apparato decorativo con cicli pittorici ottocenteschi di pregevole fattura e decorazione Liberty del primo Novecento.

Secondo uno studio molto attento si tratterebbe senza dubbio dell’abitazione di una persona – molto probabilmente un patrizio veneziano – amante delle scienze occulte e delle discipline alchimistiche: tra gli affreschi, le immagini più nitide sono quelle di pavoni, animali che rappresentano la quinta e ultima fase delle trasformazioni alchemiche, avendo nella coda tutti i colori simbolo dei passaggi della materia; la forma rotonda della costruzione richiama la perfezione e i significati esoterici delle formule alchemiche. La planimetria dell’edificio mette anzi in evidenza come esso sia la raffigurazione di un Omega, la lettera greca codice di un libro di formule chimiche portato dall’Oriente dal Cardinale Bessarione: un testo molto conosciuto dai patrizi veneti. Se a questo si aggiunge che a Praga esiste una costruzione perfettamente identica a quella trevigiana ,il mistero è davvero completo: chi fu il proprietario e l’artefice della casa dell’Alchimista? L’enigma non è stato ancora sciolto.

VILLA ALESSI
ALCHIMISTA

CASTAGNOLE – in origine era Altino -

Fonti diverse tra di loro, farebbero derivare il nome di “ Castagnole” da castagni, tipo di albero un tempo molto diffuso nella campagna Trevigiana ed in particolare in queste zone. L’origine dell’abitato risalirebbe invece ad alcuni profughi che nel IV sec., abbandonarono l’importante città romana di Altino a seguito delle invasioni barbariche di quell’epoca. Devoti di San Mauro ( e non è appunto un caso che anche ad Altino vi sia una chiesa dedicata a questo santo ) i primi abitanti eressero proprio qui un sacello da cui sarebbe in seguito sorta anche quella che oggi è la Parrocchiale. Lo storico Fapanni, riporta della antica memoria della presenza qui anche di un castello, presenza confermata tra l’altro dal ritrovamento di alcune pietre. Molto più certa invece la memoria in ordine al passaggio qui della strada cosiddetta “ Morgana”, detta anche Asolana e Asolina. Era una strada che partendo da Treviso si dirigeva verso le colline di Asolo transitando proprio da qui. Ma è questa una terra che viene ricordata anche per la grande ospitalità che tale Jacopo diede al Beato Enrico di Bolzano che qui a Castagnole visse in continua e segreta penitenza fino alla morte avvenuta nel 1315.

LA CHIESA PARROCCHIALE DI CASTAGNOLE

La prima chiesa, risalente al XV sec., era in realtà un sacello. Solo in seguito divenne seconda cappella filiale di Quinto. Questa sua originaria forma durò però sino al 1724 anno in cui fu ricostruita dalle fondamenta. Fu poi nel 1768  che venne consacrata dal Vescovo Giustiniani con le reliquie dei santi Vettore e Fortunato. E’ dotata di ben cinque altari di cui, il maggiore è sormontato da un grande gruppo di pietra in stile barocco raffigurante l''ascensione di S. Mauro; sempre di stile barocco le spalliere del coro che risalgono al sec. XVII. Dei quattro altari collocati nelle cappelle laterali uno è dedicato a S. Giovanni con pala del 1597. Nel 1805 la chiesa assunse il titolo di arcipretale. Nel 1892 infine venne inaugurato il campanile al quale fu sovrapposta una bella piramide. La chiesa oggi è intitolata a San Mauro Martire.

PARROCCHIALE DI CASTAGNOLE

Lasciamo ora la chiesa alle nostre spalle e dirigiamoci ad ovest in via Mons. Alessi. La nostra nuova destinazione è Casa Benvegnù. Pedaliamo quindi per circa 100 metri. Poco più avanti sulla sinistra eccoci arrivati

CASA BENVEGNU’

Siamo in Via Grotta 2. Edificata probabilmente nella prima metà del Quattrocento, conserva ancora intatti alcuni affreschi attribuiti a Dario da Treviso (1420-1498), pittore ispirato alla scuola di Tommaso da Modena. In particolare sono stati rinvenuti sotto il portico due affreschi raffiguranti la madonna in trono con due santi ai lati e una scena di caccia. All’interno invece un affresco di una Madonna con bambino.

CASA BENVEGNU'

Lasciamo ora Casa Benvegnù, tornando indietro per riprendere Via Mons. Allessi, via dalla quale siamo venuti, girando quindi a destra. Fatti circa 40 metri entriamo a sinistra in via Ferruccio Parri. La percorriamo per circa 200 metri sino all’incrocio con via Giuseppe Bortolin ove giriamo a destra. Altri 100 metri ed entriamo a  sinistra su via Gino Piazza. Altri 200 metri in direzione nord ed entriamo destra in via San Pio X.  Pedaliamo per altri 200 metri circa ed entriamo a sinistra in via Ongarine che faremo per 1,8 km sino a un gruppo di case. Sulla nostra sinistra una bella villa. Ci giriamo attorno tenendo la sinistra e poco oltre una secca svolta a destra. Lì teniamo dritti correndo accanto alle “canalette” che troveremo sulla nostra destra. 

Procediamo tra cave e campi coltivati nella campagna per altri 1,2 km sino a un piccolo incrocio ove giriamo a sinistra. Alla nostra destra una bella casa rurale abbandonata e un cortile ricco di “serenità”.

Avanti per 600 metri (siamo in via Rosselli ora) e lasciando un capitello sulla nostra destra prendiamo la destra in direzione nord. 

CAPITELLO DI VIA ROSSELLI

Di lì a poco la piccola chiesa di Porcellengo. ( ce ne occuperemo in dettaglio più avanti) Proseguiamo dritti per 300 metri e al nuovo incrocio giriamo a destra. Pedaliamo per altri 1,2 km sfruttando la pista ciclabile posta a sinistra della strada ed eccoci arrivati a Postioma, in particolare nei pressi di Casa Bottico che troviamo sulla nostra destra.

CASA BOTTICO

Si tratta di una costruzione del Seicento, con relativa barchessa posta all’incrocio tra la Feltrina e Via On. Visentin. Di particolare rilievo il portale al di sopra del quale una statuetta della Madonna. 

CASA BOTTICO

POSTIOMA e la strada romana Postumia

Questa località, già dal suo toponimo richiama immediatamente al passaggio nel centro esatto del paese, quasi a tagliarlo in due, della strada che un tempo era una antica strada consolare romana: la Postumia! La Via Postumia è stata fatta costruire nel 148 a.C. dal console romano Postumio Albino nei territori della Gallia Cisalpina, l'odierna pianura padana, per scopi prevalentemente militari. Congiungeva per via terra i due principali porti romani del nord Italia, Genova e Aquileia, quest’ultima in particolare era un centro nevralgico dell'Impero Romano, sede di un grosso porto fluviale accessibile dal Mare Adriatico. E’ nel “Postumius Vicus” ( l’odierno centro del paese posto sulla intersezione con la Via Feltrina ) che si ebbero probabilmente i primi insediamenti abitativi stabili avvenuti nel corso del V secolo. 

Postioma è quindi da sempre situata in un posto strategico dal punto di vista dei traffici commerciali e ciò ha reso questo luogo così importante da determinarne la supremazia sui luoghi vicini, supremazia sancita dalla Bolla Pontificia del 1152 che assegnò a Postioma un ruolo di rilievo, ed in particolare quello di “Pieve” alla quale erano sottoposte ben sette regole. Luogo di passaggio e quindi luogo anche di rischi per chi vi passava. Tristemente famose le aggressioni ai viandanti compiute in questo luogo tanto che l’osteria di Postioma godeva di una notorietà alquanto sinistra per i continui delitti che qui si compivano! Importante ruolo ebbe invece nel IV secolo un ospizio,”l’ospitale de l’asè”, cioè dell’aceto, anticamente posto nei pressi della chiesetta di Sant’Elena nei dintorni dei confini con Signoressa. In questo luogo, i pellegrini e i viandanti potevano rifornirsi di aceto, sostanza preziosa perché usata abbondantemente dalla scienza medica del tempo.

L’importanza strategica di Postioma è testimoniata più tardi durante il dominio della Repubblica Veneziana, allorché qui Venezia pose un importante ospedale militare. 

POSTIOMA CENTRO

Lasciata Casa Bottico, giriamo sulla Feltrina a sinistra in direzione nord ed ecco che sulla nostra destra circa 100 metri più avanti, potremo trovare Villa Tassoni. 

 

VILLA TASSONI

Ubicata in Piazza Montello lungo la statale Feltrina sulla destra della strada, costituisce un bel complesso di casa padronale con annesse scuderie, abitazioni dei lavoratori e rustici, giardino e parco. L''edificio padronale, risalente al 1300, è sicuramente il più antico del Comune di Paese. Più volte rimaneggiato, conserva al suo interno numerosi affreschi, gioiello dell''arte pittorica medievale, tra cui spicca uno splendido trittico che autorevoli critici d''arte attribuiscono a Tommaso da Modena.

VILLA TASSONI

Lasciata Villa Tassoni ci dirigiamo sempre a nord sulla strada Feltrina per 50 metri circa e al bivio teniamo la sinistra abbandonando così la principale. Poco oltre davanti a noi ecco la chiesa parrocchiale di Postioma.

 

PARROCCHIALE DI POSTIOMA

Lasciata la chiesa dirigiamoci ad est sempre su via Postioma e fatti circa 50 metri sulla nostra sinistra ecco Palazzo Labia.

PALAZZO LABIA

Villa di epoca antecedente al XVII sec., ora totalmente ristrutturata; lungo Via Postumia Romana a ridosso della nuova chiesa.

PALAZZO LABIA

Vista Villa Labia, invertiamo la nostra marcia. Torniamo nei pressi della nuova chiesa e seguiamo la strada in direzione nord. Poco oltre sulla nostra destra ecco la vecchia canonica di Paese.

CANONIA DI POSTIOMA

Diamo le spalle alla chiesa e andiamo in direzione ovest verso il semaforo in via Chiesa. Facciamo 50 metri e al semaforo proseguiamo dritti. Avanti per qualche metro sino a girare a sinistra su Via Toniolo. La via non è ben visibile per cui occorre fare attenzione: la via si trova a ridosso del semaforo.  In direzione sud per circa 50 metri ed ecco alla nostra destra Villa Carlesso.

 

VILLA LABIA ora Carlesso

Fine Settecento - inizi Ottocento; di epoca antecedente l''annessa barchessa ed i rustici un tempo adibiti a scuderia. Fu costruita proprio dal nobile Labia su quella che all’epoca era la via “ Cal Trevisana”. Dotata ancora oggi di un gran bel parco delimitato sul fronte strada da una balaustra in pietra e da un pregevole cancello in ferro battuto. All’interno del giardino vi è poi una bella chiesetta in stile neoclassico. 

VILLA LABIA CARLESSO

Lasciamo Villa Carlesso ci dirigiamo a sud per circa 100 metri. All’incrocio giriamo a destra e percorriamo via Europa Unita per 200 metri: quindi a destra in via Ferrini. Altri 300 metri e quindi a sinistra in via F.lli Bianchin per circa 900 metri sino a vedere sulla nostra sinistra una stradina sterrata. 

La prendiamo ed immergiamoci in mezzo alle campagne per circa 1 km sino ad un crocicchio. Andiamo avanti dritti superando l’incrocio su via F.Baracca. Procediamo per oltre 200 metri ed ecco alla nostra sinistra la chiesa Parrocchiale di Porcellengo.

 

LA CHIESA PARROCCHIALE DI PORCELLENGO

L''attuale chiesa fu eretta nel 1835 nello stesso luogo dell''antica, risalente al 1300, della quale non rimase che una parte del muro del coro. La prima chiesetta del 300 aveva il titolo di cappella filiale per Postioma. Viene descritta come cappella ben curata dedicata alla Madonna assunta. Fu nel 1526 che invece venne imposto ai parrocchiani di costruire la canonica per il parroco. La nuova chiesa, così come si presenta adesso venne consacrata nel 1842 dal vescovo Soldati, anche se la facciata fu completata soltanto nel 1850.  Del 1847 è invece la nuova canonica. L''architettura interna è semplice con un pavimento a terrazzo. La pala d''altare maggiore, come il soffitto, fu dipinto dal pittore veneziano Sebastiano Santi. Il campanile a cupoletta è isolato, a destra della chiesa, ed il cimitero sorge intorno.

PARROCCHIALE DI PORCELLENGO

PORCELLENGO … un confuso agglomerato di case!

E’ utile davvero partire da un articolo di Ottorino Sottana comparso nel 1971 sul quotidiano La Vita del Popolo nel 1971. Così si descrive Porcellengo:  “Al passeggero che percorre la strada parallela alla Feltrina, da Treviso a Montebelluna, appena voltate le spalle a Castagnole, si presenta agli occhi un confuso agglomerato di case, vecchie, nuove e ammodernate. Quello costituisce il centro di Porcellengo, anche se lo sguardo non si può posare sulla svettante torre campanaria con l’annessa parrocchiale. Non ne è senza, ma fa eccezione agli altri paesi, per averla fuori da centro di circa un chilometro. Basta, infatti guardare un po’ a destra, verso nord-est, ed eccovi apparire il campanile e la parrocchiale dalle linee stilistiche d’un neoclassicismo dell’ultimo settecento, con riferimenti palladiani.Il toponimo. Il suo nome è curioso, perché appartiene alla storia, consacrato da una specialità culinaria che si perde nella notte dei tempi. Infatti, prima di diventare un centro agricolo, agli albori dell’era cristiana, era coperto da una folta boscaglia, con alberi d’alto fusto e con tante querce. Lì vi avevano trovato il loro regno e paradiso maiali e cinghiali e tanti altri animali selvatici. La caccia era abbondante e la lingua del maiale veniva confezionata con ricette particolari, da diventare una vera prelibatezza. Le boscaglie vennero dissodate e rese fertili nel tempo, per opera dapprima dei benedettini, che avevano un convento a nord-ovest di Postioma, nella campagna musanese, in quel tratto che viene denominato “Casafratta”.C’è invece chi attribuisce il nome a Porcellengo partendo da “ Pozzolongo” cioè un pozzo profondo, che qui ci sarebbe stato in passato. Di certo vi è che sin al 1861 qui un pozzo alto quasi 88 piedi c’era davvero. Alcuni cenni storici La sua storia si confonde fino al 1330, essendone fino ad allora un estremo lembo e dipendendo da quella pieve con altre, quali quella di Musano, di Merlengo, di Signoressa, di Ponzano e di San Pelagio. Viene citata nella cronaca nel 1330, quando il pievano e gli abitanti vennero elogiati e la vita cristiana era esemplare. Nel 1335 la popolazione assomma a 300 individui, ha una sua chiesetta dedicata alla Madonna Assunta e viene ad assumere una certa indipendenza da Postioma, regolata da diritti e doveri, unitamente alle altre pievi. Nel 1410, ben quattromila ungari provenienti dal nord per la strada Schiavonesca, all’incrocio di Falzè di Trevignano, scesero per via Villette, con l’intendimento di liberare la via al loro imperatore Sigismondo diretto a Roma, ma vennero fermati e messi in fuga al confine di Porcellengo con Musano dove erano state scavate delle profonde fosse dagli abitanti, da balestrieri veneziani aiutati dalla popolazioni vicine.Nel 1526 la popolazione decide di costruire la canonica per il parroco, fino ad allora costretto a vivere a Postioma o altrove, ma sempre lontano dalla chiesa. Dopo tanti contrasti per i pareri discordi sul luogo della costruzione, viene costruita sullo stesso luogo dell’attuale, un po’ discosta dalla chiesa. Con tale avvenimento la parrocchia viene ad acquistare una maggiore giurisdizionalità ed ufficialità nei confronti di Postioma, alla quale corrisponde sempre un tasso sui prodotti. Dopo trent’anni, però, viene dichiarata inabitabile, per le sue precarie condizioni di stabilità.

Lasciata la Chiesa ci dirigiamo a ovest su via Francesco Baracca per circa 100 metri sino ad entrare a sinistra in via Morosini. Percorriamo questa via per circa 300 metri e teniamo la destra su via XXV Aprile. Altri 200 metri e quindi a destra su via Baldrocco. Ci stiamo avvicinando al centro di Porcellengo. Più avanti, circa 300 metri ecco il complesso di Villa Ferretti, Villa Olivotti e la chiesetta dedicata alla B.V. Maria. 

PORCELLENGO CENTRO

VILLA FERRETTI

Si tratta di una Villa padronale del XIX secolo a tre piani, dotata di una bella cornice di gronda sostenuta da mensole in cotto. Poco più avanti sulla destra la chiesetta dedicata alla Vergine Maria.

Arrivati alla rotonda noi prendiamo la terza uscita. Andiamo avanti qualche metro ed entriamo a destra in via Marzelline. Procediamo su questa dolce via per circa 750 metri e all’incrocio successivo andiamo a destra. Proseguiamo per circa 150 metri e andiamo a sinistra in direzione nord. Per 1 km a nord fino alla rotonda sulla Postumia ove prendiamo la terza uscita in direzione ovest. Avanti con prudenza per circa 1,1 km e quindi a sinistra in direzione sud. Scendiamo ora per circa 3 km ed ecco alla nostra sinistra l’Oratorio di San Luca.

 

ORATORIO DI SAN LUCA – UN TEMPIETTO…

Le prime testimonianze di questo oratorio risalgono al 1315. Esso viene ricordato come semplice ed angusto oratorio, chiesetta campestre insomma e non di gran valore tant’è che si dice da subito “ mal curata”. Solo in seguito negli scavi che si fecero in epoche successive nell’antichissimo sagrato qui si rinvennero delle ossa frutto di sepolture che qui sin da tempi antichi si facevano.  Già nel 1579, la chiesetta aveva il suo altare con l’effigie di San Luca. La località in cui è posta per la verità ha la denominazione di Marcelline. Ora, i suoi abitanti già nel 1844 si occuparono della ricostruzione dell’oratorio che all’epoca appariva cadente e mal conservato: il tutto su disegno del noto architetto Michele Fapanni, seguace della scuola palladiana (e si vede chiaramente). Più che di una chiesa più corretto sarebbe parlare di un tempietto date le ricorrenti forme neoclassiche della struttura. Terminato nel 1885, il tempietto, subì però già nel 1886 gravi danni dovuti agli effetti di un terribile ciclone che in quell’anno si ebbe da queste parti.  E’ il 1917 e corre la prima guerra mondiale: ed è qui che alcuni nostri soldati si insediarono per un periodo. E’ il 1921 l’anno in cui si completò il campanile. 

SAN LUCA

PADERNELLO… il paese dei pioppi e dei tuoni

Con la visita al tempietto di San Luca siamo quindi arrivati a Padernello. Anticamente, questo paese era in realtà composto da due località, da due borgate: una era Marcelline e l’altra Padernello appunto.

Il toponimo. La denominazione potrebbe derivare da “padus” ovvero pioppo, o meglio pioppi che sorgevano originariamente in abbondanza da queste parti. Marcelline invece situata in zona San Luca e quindi a nord est rispetto all’attuale centro del paese sembrerebbe derivare il suo nome dalla qualità del terreno che si diceva “marzenego” cioè “marcito”, zona questa un tempo frequentata da mandriani, ma anche oggetto delle storiche rivendicazioni terriere di quelli di Istrana. A Marcelline tra l’altro,  si venerava San Luca Evangelista e lo si invocava a protezione contro i temporali; questa è dunque l’origine di un famoso detto da queste parti: “ Da San Luca el ton va nela suca…”

Una popolazione tranquilla. Il villaggio di Padernello, posto non troppo vicino, ma neanche tanto lontano dalla città di Treviso, nonché la tranquillità di queste popolazioni portarono nei tempi i vari Vescovi di Treviso ad inviare qui, a reggere la parrocchia i curati più meritevoli. Paese tranquillo che quindi offriva “buoni benefici” alla chiesa di Treviso!

Padernello e gli Scaligeri. Il 1316 è un anno non buono per gli antichi abitanti di Padernello: il suo territorio infatti subì in quell’anno una pesante devastazione da parte degli Scaligeri durante il breve periodo in cui gli stessi dominarono Treviso. Padernello in particolare ne uscì da questo periodo in una pesante desolazione e povertà, tant’è che non fu in grado per diverso tempo di pagare le tasse al Comune di Treviso.

Il 1693 – Don Sante Amadio da Postioma: il prete e l’architetto. E’ nel 1693 che viene nominato Pievano Don Sante Amadio. Figura questa che segnò fortemente la vita di questi luoghi. Per due motivi: per la sua riconosciuta bontà e per le sue doti di architetto. E’ nei primi anni del 700 infatti che si diede inizio alla costruzione della chiesa parrocchiale su suo disegno!

1759 – Nicolai, il parroco professore. Nel 1759 diventa parroco di Padernello una figura davvero insigne: Giovanni Battista Nicolai, insigne professore di matematica e fisica presso l’università di Padova. Uno davvero tanto bravo, tanto da meritarsi il titolo di “monstrum scientiae”, cioè prodigio di scienza!

1905 – l’asilo e le conteseDalle annotazioni dei parroci nel tempo possiamo recuperare pezzi di storia anche curiosa di queste popolazioni; da citare senz’altro la tremenda disputa scoppiata in ordine al luogo di edificazione di una nuova opera parrocchiale. Cosa edificare? Una struttura di ricovero per anziani o altro istituto di beneficenza? Dove? A san Luca o a San Gottardo? Ebbene le attese di tutti, come spesso accade vennero deluse: la nuova opera sarà l’asilo parrocchiale e sarà costruito vicino alla chiesa di Padernello: ecco appunto, tutti accontentati!

1920 – la povertà. L’uscita seppur vittoriosa dalla prima guerra mondiale da queste parti non portò certo importanti vantaggi; la povertà era davvero diffusa e significativa è la narrazione attorno al padre di una famiglia numerosissima che quando andò a battezzare l’ultimo nato propose al parroco di tenersi l’ultimo figliolo in cambio della esenzione dalle quote di quartese .

Onere reale, corrispondente alla quarantesima parte dei frutti raccolti, derivato forse dalla divisione (9° sec.) delle decime dominicali vescovili in quattro parti (da cui il nome equivalente di quarta): una per il vescovo, una per i poveri, una per la manutenzione della chiesa e una per il sostentamento del clero.

Lasciato il tempietto di San Luca ci dirigiamo verso est su via Ortigara. Fatti circa 100 metri ecco sulla nostra sinistra la vecchia casa Bavaresco. 

 

CASA BAVARESCO-NETTO 
Si tratta di una ex villa padronale del XVII - XVIII sec., già sede del Municipio dell’antico Comune di Padernello.

CASA BAVARESCO NETTO

VERSO LE CAMPAGNE DI PADERNELLO. Procedendo in direzione est e avanti per altri 200 metri sulla nostra sinistra vi è Via Vecellio. La strada è indicata come senza uscita, ma in bicicletta non c’è problema! 

La prendiamo e ci inoltriamo per circa 400 metri in campagna sino ad un gruppo di case ove gireremo a sinistra. Altri 800 metri  di belle curve in piena campagna ed eccoci in via Monsignor Farina nei pressi dei confini con il comune di Istrana. Lì giriamo a sinistra in direzione sud e proseguiamo per circa 400 metri. Entriamo quindi a sinistra e “circumnavighiamo” gli impianti sportivi uscendo dietro il cimitero e dirigendoci verso sud sino ad uscire, dopo circa 450 metri,  nei pressi del piccolo teatro di Padernello. Proprio davanti a noi la chiesa parrocchiale di San Lorenzo. 

LA CHIESA DI SAN LORENZO

Nei primi anni del ''700 venne eretta dalle fondamenta del primo edificio sacro l''attuale chiesa per opera e su disegno di Don Sante Amadio; sembra dello stesso periodo l''attuale campanile. La chiesa, consacrata nel 1712 dal Vescovo Morosini, conserva al suo interno i paliotti (rivestimento della parte anteriore degli altari) costruiti nel 1669 da Lazzaro Trevisan da Padova, i banchi con gli schienali dell''abside e l''attuale tabernacolo risalenti alla seconda metà del ''600, una pala d''altare di Sebastiano Ricci di Belluno della prima metà del ''700, affreschi di Giambattista Canal risalenti ai primi anni dell''800. Un''insigne reliquia è racchiusa in un cofanetto nell''altare di S. Gaetano: il teschio di S. Urbano I papa e martire. Nel 1883 furono consacrate le tre campane dal Vescovo Callegari e da mons. Giuseppe Sarto, allora Cancelliere Vescovile. Nel 1898-99 fu installato il nuovo organo del Tamburini, premiato a Torino con medaglia d''oro e collaudato da Don Lorenzo Perosi, celebre compositore e direttore della Cappella Sistina. Nel 1938-39 la chiesa fu oggetto di una radicale trasformazione.Si dice che prima di intraprendere l'ultimo volo Baracca si fermò a pregare proprio in questa chiesa.

CHIESA PADERNELLO.jpg

Procedendo in direzione est su via Trento andiamo ora avanti per circa 150 metri e quindi giriamo a sinistra su via San Gottardo. Scendiamo per circa 600 metri ed ecco sulla nostra sinistra la chiesa di San Gottardo. 

CHIESA DI SAN GOTTARDO

Pur non configurandosi come località autonoma nelle varie suddivisioni dei territori, su quella che oggi è la strada Castellana, a Padernello sorse  intorno al 1400 un’altra chiesa dedicata a San Gottardo. Fu edificata dai carrettieri tedeschi che in quei tempi percorrevano questa via e che erano molto devoti a questo Santo originario del loro paese. San Gottardo era vescovo di Ildesia, località della Sassonia ed era venerato come “guaritore di malattie degli arti inferiori”! Per molti secoli questo santo venne venerato come dimostrano i numerosi ex voto ancora oggi presenti nella chiesetta. Si ricorda altresì che la chiesetta nel 1459 era custodita da un certo Fra’ Stefano Zagradig, un eremita. Non si trattava però di una chiesa dotata di particolare autonomia, tanto è vero che le tre chiese di Padernello ( San Luca, San Lorenzo e San Gottardo ) nel 1464 vennero unite in un unico beneficio ed in un’unica parrocchia. Ma l’aumento della devozione verso San Gottardo, seguita alle guarigione avvenute, ne aumentò l’importanza. Vicino ad essa fu anche costruita nel 1579 un’osteria, timido preludio a quella che poi sarebbe diventata una manifestazione popolare diventata famosa come “Fiera dei Servitori”, con la presenza di tanti espositori che vendevano qui le loro mercanzie.  Questa antica fiera si svolgeva ogni anno il 5 maggio e crebbe talmente di importanza che si narra che in quella del 1597 avessero partecipato ben 10.000 persone, un numero davvero impressionante per l’epoca. San Gottardo era però una località isolata, scarsamente abitata e ai tempi situata in aperta campagna cosicché notevoli erano i pericoli rappresentanti dal passaggio da queste parti di ladri ed assassini; si dice anche che per evitare le possibili violenze che non si fermavano neanche nelle occasioni di festa, era antico costume trascorrere in chiesa la notte precedente la fiera. Nei tempi questa chiesetta subì diversi interventi. È del 1669 il rivestimento dell’altare con la relativa pala raffigurante San Gottardo, pala assai logora per effetto dell’eccesso di affetto dei pellegrini che ne baciavano nei tempi l’immagine. Fra il 1897 ed il 1899 fu anche ampliata con l’allungamento delle piccole navate laterali, ma è del 1841 l’opera più importante e cioè la vera e propria riedificazione della chiesetta ridotta ormai a rudere. Seguirono nel 1920 importanti lavori di restauro e si fabbricarono lì il campanile e la sacrestia. Luogo tormentato davvero direi, se solo si pensa al fatto che durante la prima guerra mondiale questa chiesa venne invasa dagli Arditi, profanata dai soldati e trasformata per un certo periodo in teatro; persino il suo organo non venne risparmiato e venne però salvato dall’allora Arciprete che preoccupato per quello che stava succedendo lo nascose nella canonica.

SAN GOTTARDO

Lasciamo ora alle spalle la chiesa di San Gottardo. Attraversiamo la strada statale denominata Castellana e proseguiamo a sud su via Nazionale. Pedaliamo per circa 100 metri e quindi svoltiamo a destra su via Cal Morgana. Inizia da qui un tratto di piena campagna, percorreremo la stradina sino ad un passaggio a livello che attraverseremo e quindi avanti ancora (1 km percorso). Attenzione non svoltiamo a sinistra e proseguiamo invece dritti sullo sterrato!! Al primo incrocio noi teniamo la destra…

Usciamo quindi a sinistra ora. Nei pressi ecco il piccolo capitello di Sant’Antonio.Siamo ora in via Morgana, sconfinando per un po’ nel territorio di Istrana. Avanti per 1,3 km sino ad entrare a sinistra in via Campagna. Ancora 500 metri e quindi giriamo a sinistra. Siamo in località Chizzette! Altri 300 metri e usciamo in via delle Chizzette girando a sinistra in direzione nord. Altri 250 metri e quindi a destra in via San Bernardino. Percorriamo questa via per circa 250 metri e poi a destra e quindi a sinistra ( zona cave abbandonate) . Avanti 800 metri ed eccoci quindi nei pressi di Casa Lin ( sulla nostra sinistra.) Alla nostra un locale dai tratti davvero particolari “Carletto dee Rode”!

CASA LIN – ALTANA

Si tratta di un tipico esempio di “ casa di campagna” composto da un nucleo centrale in linea a tre piani e da due barchesse poste su ciascun lato.La costruzione risale al XVII secolo. I lavori di restauro che ne hanno riportato in vita le attuali fattezze, hanno fatto emergere la circostanza secondo la quale questo complesso in realtà sarebbe sorto su un preesistente manufatto del XV secolo. Curiosità : nei pressi di questo palazzo esisteva un antico oratorio privato che però è andato distrutto. 

ALTANA

Procediamo  ora per circa 600 metri sino a notare sulla nostra sinistra l’ingresso di un laghetto di pesca sportiva. Andiamo a darci un’occhiata e torniamo quindi sui nostri passi procedendo sempre su questa via sterrata che si chiama Via Oston. I tratti che percorreremo da adesso sono tutti rivolti a recuperare il capoluogo di Paese. Stiamo tornando pian piano dal punto in cui abbiamo iniziato questa piccola avventura.  Avanti altri  200 metri sino ad entrare nel borgo denominato PIOVEL. All’incrocio giriamo a destra continuando su via Oston. Ancora 700 metri e nei pressi di un piccolo borgo teniamo la sinistra entrando quindi in via delle Levade. Bello davvero questo scorcio di pace!

TRA PAESE E CASTAGNOLE

Pedaliamo per 800 metri e poco dopo aver superato il passaggio a livello, praticamente alla fine della via ecco CASA ROSSA ORA VETTORETTO.

CASA ROSSA

Si tratta di uno stupendo edificio del cinquecento. Questo palazzo era famoso tra l’altro per essere stato alla fine del XVIII secolo l’abitazione del marchese De Canonicis Ma già nei secoli prima questa fu la sede di importanti casati. L’arrivo dei De Canonicis sembra sia dovuta al loro trasferimento qui dopo che Villa Loredan venne distrutta.E’ un edificio a pianta rettangolare con finestre a piano terra e fori ad arco al primo piano. La linea architettonica è particolarmente semplice, ma è proprio questa linearità che ne mette in evidenza la splendida armonia dei suoi volumi e delle sue proporzioni.Nelle origini si ipotizza che il suo esterno fosse tutto affrescato di figure allegoriche o ritratti nonché di cornici finte e fasce decorative. Di tutto ciò oggi però non rimangono che poche tracce. 

CASA ROSSA

Se ora giriamo a sinistra poco oltre e sulla nostra sinistra i locali del Municipio di Paese o, meglio, il complesso di VILLA LA QUIETE.

VILLA LA QUIETE

Sita in Via Pellegrini, 4, già proprietà De Pellegrini Dai Coi è ora sede municipale. La villa fu eretta nel 1778 dal marchese Giuseppe De Canonicis per la propria figlia Cecilia, sposatasi con il nobile veneziano Costanzo De Perissinotti. La costruzione del "Casino di campagna", così era originariamente denominata, è da mettere in relazione con la "misteriosa" demolizione della Villa Loredan avvenuta nello stesso periodo.Villa "La Quiete" divenne attorno alla metà dell''Ottocento uno dei principali centri della resistenza veneziana agli Austriaci, che annoverava anche Teresa De Perissinotto, moglie di Daniele Manin che qui visse esule fra il 1848 e il 1849.  In questo periodo furono vendute alla Biblioteca di Oxford alcuni pregevoli opere d''arte che andarono a finanziare Daniele Manin nella resistenza agli Austriaci. Nel corso dell''ultima guerra tutto il complesso fu ridotto in stato pietoso anche a causa di una bomba aerea e dell''occupazione militare tedesca. In seguito il proprietario Antonio Pellegrini Dai Coi, che aveva ereditato la villa dalla madre Lucia Perissinotto, cercò per quanto possibile di recuperare e restaurare mobili ed opere d''arte che vennero vendute in una celebre asta nel 1967. Il corpo principale della villa è una graziosa costruzione a due piani con la facciata principale lato giardino. L’interno è decorato con stucchi di ottima fattura; i pavimenti sono del tipo "alla palladiana", in terrazzo "alla veneziana" e parte in quadroni di marmo rosso "Verona".  Ubicata a sud-est della villa padronale e perfettamente inserita nel contesto si trova la foresteria, la cantina e la barchessa di notevole pregio architettonico. Il parco, che si sviluppa su un''area di circa 10.000 mq. lascia solo intuire l''antico splendore; il giardino, delimitato dal parco con muratura e fosso esterno, che si estende su un''area di circa 4.000 mq. è stato realizzato in ottimo stile italiano dalla fine Settecento.

VILLA LA QUIETE

Lì vicino…

 

ORATORIO DI VILLA. 

Dedicato alla Maternità di Maria Vergine, è una chiesetta incorporata nel giardino di Villa "La Quiete". Un tempo era annesso alla Villa Loredan, ma di origine più antica della villa stessa costruita nel 1719. L''oratorio, abbellito da un affresco di carattere cinquecentesco raffigurante la Vergine con bambino di pregevole fattura, fu ridotto allo stato attuale su disegno dell''architetto veneziano Giorgio Massari. 

ORATORIO DI VILLA LA QUIETE
BARCHESSA

Diamo ora le spalle al complesso di Villa La Quiete e dirigiamoci a nord in via Fratelli Bandiera  per circa 100 metri. Al semaforo attraversiamo la strada regionale ed andiamo a sinistra in via Marconi. Sulla nostra destra al civico 28, ecco Villa Gobbato Dalla Riva.

VILLA GOBBATO DALLA RIVA

Si tratta di un fabbricato signorile, a pianta quadrata, di due piani, alla quale va aggiunta l''annessa barchessa ad archi sul fianco sinistro. Il corpo principale fu un tempo sede municipale. E’ stata edificata nel corso del XIX secolo e si dice che i materiali di costruzione, almeno per parte potrebbero provenire dalla distrutta Villa Loredan.

villa gobbato
BARCHESSA DI VILLA GOBBATO

Procediamo ora prendendo via Pravato. Circa 100 metri più avanti sulla sinistra ecco Villa Onesti ora Bon.

VILLA ONESTI ora BON

Villa padronale edificata nella seconda metà dell''''800. Emerge per il bellissimo parco e la cappella ottagonale di costruzione successiva all''edificio principale e nella quale si trovano le tombe dei baroni Onesti: siamo in località Villa di Villa. 

VILLA ONESTI BON
TEMPIETO DI VILLA ONESTI

Procediamo ora per 300 metri su via Pravato sino ad entrare a destra in via Luigi Cadorna. La percorriamo per circa 100 metri e giriamo quindi a destra in via Cesare Battisti. Scendiamo per 100 metri e quindi a sinistra su via dei Mille. Avanti per circa 300 metri. Usciamo a sinistra sulla statale per qualche metro e rientriamo a sinistra su Strada del Cimitero. La facciamo tutta per circa 500 metri sino ad uscire su via Roma ove terremo la destra per qualche metro e ancora a sinistra in via della Resistenza: avanti per circa 200 metri e quindi a sinistra circumnavigando il complesso del centro commerciale a pianta rotonda sino ad entrare dopo circa 200 metri in via Salvo D’Acquisto. Avanti 150 metri e quindi a destra sulla provinciale. Altri 400 metri e alla rotonda teniamo la destra nuovamente su Via Roma. Poco più avanti sulla nostra sinistra ecco Casa Perotto.

CASA PEROTTO ora COLUSSO

Edificio padronale di origini settecentesche, di notevole interesse particolarmente per il contesto in cui è inserito: si trova al centro di un colmello (nucleo di case prevalentemente rurali) disposto a corte aperta. La casa, ora Colusso, ha origini settecentesche.

CASA PEROTTO

Procediamo! Altri 100 metri e sulla nostra destra il complesso di Villa Algarotti Quaglia.

VILLA ALGAROTTI - QUAGLIA

Complesso della prima metà XVI sec., ma rimaneggiato anche in modo sostanziale, costituito dalla villa padronale, dalla barchessa con adiacenze rustiche, dalla serra, dalla chiesetta, inserito nel parco e giardino d''impronta ottocentesca.

VILLA ALGAROTTI QUAGLIA

Poco più in là sempre su via Roma in direzione nord ecco Casa Quaglia.

 

CASA QUAGLIA ( tra affreschi ed archi)

Casa Quaglia è una delle più antiche ville della provincia di Treviso, considerata anche un esempio perfetto di villa veneta.  La casa, ben visibile alla nostra sinistra si pone a fianco della Villa Algarotti-Quaglia di cui parleremo più avanti. Si tratta di una  costruzione gotica risalente al XV secolo, ed è per esteso denominata Casa Quaglia. Essa costituisce la testimonianza di una delle più antiche architetture di villa del trevigiano ed uno dei rari esempi rimasti di decorazioni in affresco con disegni di finta tappezzeria. 

L''edificio è caratterizzato al piano terra da tre arcate, di cui una ad arco scemo e due ad arco a sesto acuto, poste asimmetricamente allo sviluppo della facciata ed al piano primo da una trifora e bifore di elegante gusto goticheggiante ad archi trilobati. Su tutta la facciata principale si estende una ricca e finissima decorazione ad affresco sulla quale spicca uno stemma di pregevole fattura tardo gotica in pietra d''Istria ed il monogramma di S. Bernardino, presente ancora oggi in molte case ed edifici trevigiani. 

Ma ciò che più caratterizza l'edificio sono gli affreschi del fronte principale. Sono motivi di vario genere, come fasce girali d'acanto, finta tappezzeria e melograni, a cui si aggiungono, presso il portico, tracce di scene cavalleresche tratte dal  Roman de Renan (testimonianza della diffusione in quegli anni della cultura francese in questa zona). Le decorazioni richiamano tra l’altro, quelle coeve di alcuni palazzi di Treviso.Il suo uso e la sua funzione. Non è stato difficile capire come veniva utilizzata la casa: il pianterreno, con il porticato, serviva per gli scopi agricoli, mentre il piano superiore, dotato di eleganti aperture, rappresentava la dimora padronale.

CASA QUAGLIA

Riprendiamo la bicicletta e sempre in direzione nord percorriamo via Roma per circa 700 metri .Il nostro viaggio sta per finire; avanti ancora su via Roma per circa 400 metri: siamo nei pressi della chiesa di Paese e qui si conclude il nostro viaggio!

UN PO' DI IMMAGINI

 

IL TERRITORIO

Paese si trova ad ovest di Treviso, anche se  gran parte del suo territorio si estende a nord, dove si trovano le altre quattro frazioni che sono Postioma, Padernello, Porcellengo e Castagnole). Territorio a confine perfetto tra l’alta e bassa pianura trevigiana. Un territorio “in discesa”. Ne siano “prova” 'altitudine minima  di 19 m s.l.m. che si ravvisa a sud del capoluogo, presso il confine con Quinto di Treviso e il punto di massima che è di 70 m e si trova a nord, oltre Postioma e al confine con Volpago del Montello.Per quanto riguarda l'idrografia, nella zona non scorrono corsi d'acqua di rilievo, ma vi è una grande quantità di rogge e fossati alimentati da un sistema di canali artificiali derivanti dal Piave  (in particolare il canale della Vittoria di Ponente). Un territorio quindi che proprio per la sua posizione ben si è prestato nel corso degli anni alle “devastazioni” operate in diverse sue parti dalla attività di estrazione della ghiaia che ne hanno profondamente modificato assetto e paesaggio. 

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