IL MONTICANO IN BICICLETTA
TERZA PARTE - DA FONTANELLE A MOTTA DI LIVENZA -
Caratteristiche tecniche
Lunghezza del percorso: 25 km
Tempo di percorrenza: 2 ora e mezza
Stagioni consigliate: preferibili le stagioni asciutte
La partenza
Siamo in località Fontanelle Chiesa. Raggiungiamo, seguendo la regionale Cadore - Mare e dopo circa 2 km il centro di Fontanelle. Prendiamo ora sulla nostra destra via della Vittoria. Scendiamo per circa 700 metri e quindi a sinistra su via Nogarè. Pedaliamo per circa 2,1 km .Davanti a noi le insegne di un vecchio Panificio.
Teniamo la sinistra e dopo 400 metri saliamo sul ponte del Monticano. Siamo in località Lutrano.
LUTRANO ( Lotteius, fango o lontre?)
Lutrano è una frazione del comune di Fontanelle. Ci sono varie ipotesi sull'origine del nome Lutrano. Secondo una di queste il nome deriverebbe da un benestante romano, Lotteius o Lotterius, che con i suoi possedimenti avrebbe dato il nome alla località. Per altri Lutrano deriva dal nome latino luttus cioè fango. Altri ancora sostengono che siano le lontre ad avere dato il nome al Paesino. Il più antico documento su Lutrano è un diploma a favore dell'abbazia di S. Maria di Sesto al Reghena, pubblicato dal re Berengario il 21 marzo 888. In questo documento si fa per la prima volta l'elenco dei beni appartenenti all'abbazia. Alcune proprietà furono già donate da Carlo Magno (718), da Lotario (830) e da Ludovico II (825) e confermate da Berengario, mentre altre sono da lui concesse all'abate Alberto. Tra queste figura anche la curtis de luttrano. La curtis era un piccolo nucleo abitato, costituito da alcune case rustiche disposte attorno uno spazio o un cortile più o meno ampio. Questo documento è molto importante, perché, precedentemente, la data più antica che si conosceva su Lutrano era il 1288, anno in cui il vescovo di Ceneda Pietro Calza compì la visita pastorale della parrocchia.
Lutrano era attraversata da un importante via romana che dalla antica Opitergium portava a Ceneda e a Serravalle. Lungo il percorso di questa antica strada nell'ultimo secolo sono state ritrovate molte tombe di età romana, più o meno ricche, in genere appartenenti a gente povera: forse agricoltori.
LA PARROCCHIALE
La chiesa di Lutrano è detta "antica" fin dal 1500. La chiesa attuale fu ampliata e restaurata tra il 1832 e il 1850. Furono aggiunte due navate alla chiesa nel 1913, ad opera di Vincenzo Rinaldo. Nel 1918, dopo l'invasione austriaca, fu minato il campanile: un terzo della navata laterale fu rovinato, il battistero spezzato, furono rotte due porte grandi, le porte della sacrestia e tutti i vetri; i muri delle ali sono rotti in varie parti e mancano pezzi di pavimento e soffitto. Il campanile è stato ricostruito più alto del vecchio e in stile romanico, alto 55 metri (tra i più alti nella zona).
L'altare maggiore fu costruito in marmo nel 1842 per sostituire il precedente. Ai lati sono presenti due angeli adoranti dello scultore Marco Casagrande di Cison di Valmarino. Sulle pareti del coro sono presenti quattro quadri: Gesù e l'adultera, Gesù e il paralitico, La nascita di Maria e la presentazione di Maria al tempio, dipinti dei quali si ignora l'autore. La via crucis è dipinta ad olio da Duilio Corompai.
Ritorniamo ora sui nostri passi, riattraversiamo il ponte sul Monticano e scendiamo per altri 300 metri e quindi entriamo a sinistra in via Saccon di Lia. E' circa 2 km più avanti che faremo il nostro incontro con il Fiume Lia.
IL FIUME LIA ( il limo )
Il fiume Lia è un corso d'acqua che nasce da alcune risorgive a San Polo di Piave, attraversa Ormelle, Colfrancui e si getta nel Monticano presso Camino dopo circa 16 km di cammino. Da due sue diramazioni si originano altrettanti canali artificiali: la fossa Peressina-fossa Formosa e il fosso Navisego, che alimenta il Piavon. L'idronimo deriverebbe dal celtico *ligita "limo", attraverso il veneto leda, lea.
Procediamo ora in via Masotti per 1,1 km; poco prima di un sottopasso teniamo la destra sulla ciclabile e alla fine giriamo a sinistra sulla principale, via dei Camaldolesi. E' circa 200 metri più avanti che sulla nostra destra potremmo trovare un accesso all'argine sinistro del fiume; siamo alle porte di Oderzo.
Proseguiamo ora sull'argine per circa 1 km. Giunti ad un ponte lo prendiamo. Stiamo entrando nel centro di Oderzo.
Entriamo ora a sinistra in via Città di Pontremoli. Il nostro obiettivo è Piazza Grande. Ora procediamo per 200 metri e quindi a destra per altri cento metri. Ci siamo, siamo in Piazza Grande, il centro di Oderzo.
ODERZO
Antichissimo centro di origine paleoveneta, raggiunse il massimo splendore nel I secolo come municipium romano.
Il territorio opitergino è inserito nel bacino idrografico del Livenza. Il fiume più importante è senza dubbio il Monticano che con il suo tortuoso percorso, diretto grossomodo verso est, lambisce l'area nordorientale del centro storico. L'abbondante presenza di acqua, anche nel sottosuolo, rende questa zona molto fertile e quindi atta all'agricoltura, ma soggetta allo stesso tempo a frequenti inondazioni, pericolo mitigato da un capillare sistema di argini: l'ultima alluvione disastrosa è stata quella del 1966 che rese per anni la ferrovia inagibile.
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Origini del nome
Il nome della città deriva dal latino Opitergium che a sua volta deriva dal venetico Opterg, ovvero "Piazza del mercato.
Oderzo nacque a metà strada tra i monti del Cansiglio e il Mare Adriatico attorno all'XI secolo a.C., ad opera degli antichi Veneti. La zona scelta per l'insediamento era fertile e strategicamente importante, perché servita da due fiumi, con sicure vie di commercio: il Monticano ed un ramo oggi inesistente del Piave. Pacificamente inglobata nell'area d'influenza della Repubblica romana, nel 49 a.C., grazie alla Lex de Gallia Cisalpina ottenne lo status di municipium. Raggiunse il massimo splendore nel I-II secolo - si presume che a quell'epoca la città avesse circa 50.000 abitanti. L'importanza fu tale che all'epoca la Laguna di Venezia fu detta opitergina, ed i monti del Cansiglio Monti opitergini. Da questo momento in poi, Oderzo era a pieno titolo parte di Roma e partecipò della sua stessa sorte subendo per secoli le pesanti conseguenze delle invasioni barbariche e delle guerre tra Bizantini e Longobardi (Ducato di Ceneda): iniziò a riprendersi molto lentamente soltanto dopo l'anno 1000, pure senza mai tornare agli antichi fasti.
In seguito venne contesa dalle grandi famiglie feudali della zona, in particolar modo dai da Camino, dai Collalto e dagli Scaligeri. Nel 1380 passò sotto il controllo della Repubblica di Venezia, della quale fece parte pressoché ininterrottamente fino all'arrivo di Napoleone (1797). La città divenne quindi austriaca nel 1815 e italiana nel 1866. In questo periodo la città subì le conseguenze del fenomeno dell'emigrazione. Similmente a quanto accaduto nell'intera provincia, la città ha visto il susseguirsi di due fasi di sviluppo nel dopoguerra: la prima con il boom economico degli anni sessanta, e la seconda negli anni ottanta-novanta.
Oderzo si fregia inoltre del titolo di città sin dall'epoca austriaca.
Usciamo ora da Piazza Grande passando sotto la Torre. Teniamo la sinistra e ruotiamo attorno all'esterno della Piazza. Eccoci quindi in via Riviera Monticano. Saliamo in sostanza sull'argine destro del Fiume. Pedaliamo per circa 300 metri. Ora scendiamo a destra dall'argine e prendiamo via Piazza Valentino Rizzo; avanti per 100 metri e quindi a sinistra in via Umberto I per 50 metri e quindi ancora a sinistra in via Spinè. Di lì per altri 200 metri. Alla rotonda teniamo la sinistra e andiamo avanti per altri 100 metri. E' qui che saliremo nuovamente sull'argine destro del Fiume. Sull'argine per altri 200 metri ... E all'altezza di una grande curva noi scendiamo dalle scale e quindi scendiamo dall'argine nuovamente. Davanti a noi una bellissima chiesetta.
Ritorniamo ora sull'argine e andiamo a destra per altri 1,4 km. Arriviamo quindi ad un ponte sulla nostra sinistra. Lo attraversiamo.Procediamo per circa 200 metri ed ecco aprirsi davanti a noi una piazzetta dominata da una chiesa che attira subito la mia attenzione. Siamo giunti a Fratta di Oderzo.
FRATTA DI ODERZO
Fratta è una frazione del comune di Oderzo (TV). Conta all'incirca mille abitanti. La prima citazione della Parrocchia risale al 1176.
L'ex chiesa parrocchiale, risalente al XV secolo, sorge al centro della parte storica del paese, situata a sud della statale Postumia. È dedicata a san Filippo e san Giacomo apostolo; in origine era cappella della Pieve di Oderzo. Nel XVII secolo venne edificata una seconda chiesa, di dimensioni ridotte, dedicata a santa Caterina.
Tra la fine degli anni sessanta e l'inizio del decennio successivo fu edificata a nord della Postumia una nuova, grande zona residenziale: per venire incontro al previsto aumento della popolazione fu anche edificata una nuova chiesa parrocchiale, inaugurata nel 1973. La provinciale Postumia, che collega Treviso con Portogruaro, divide quindi la parte vecchia del paese da quella nuova. L'etimologia più comune per Fratta, come toponimo, è quella dal latino Fracta, ovvero "luogo coperto da rovi e da altri arbusti spinosi".
Lasciamo ora questa piazzetta dai contorni davvero sereni e tenendo la chiesetta alle spalle procediamo a nord su via comunale di Fratta per circa 200 metri. Giriamo ora a destra in via Ai Paludei. Circa 1 km oltre siamo alla grande rotonda su via Postumia. Teniamo la destra e pedaliamo per altri 2,7 km. Siamo giunti a Gorgo al Monticano, paese che rivela decisamente il nome del nostro fiume.
GORGO AL MONTICANO
La presenza umana a Gorgo fu certamente favorita dalla vicinanza a Oderzo che in epoca romana rappresentò uno delle più importanti centri dell'Italia nordorientale. Abbondano i reperti afferenti a questo periodo, come capitelli, fregi e cornicioni, raccolti nel Museo civico archeologico Eno Bellis. Il territorio seguì le sorti della città e dovette soffrire le invasioni degli Unni di Attila. La prima citazione risale a poco dopo il Mille, quando si parla di Gurgus Molendinorum "Gorgo dei Molini", con cui tuttora si indica uno dei borghi che costituiscono il paese. Per tutto il medioevo continuò a gravitare attorno a Oderzo e nel 1388 fu come questa assoggettata alla Repubblica di Venezia.
Se si escludono l'invasione degli Ungheri del 1412 e la guerra della Lega di Cambrai del 1511, il periodo veneziano portò stabilità e pace. Inquadrata nella podesteria di Motta, a sua volta compresa nel Trevigiano, Gorgo fu luogo di villeggiatura per le famiglie del patriziato. Nel 1797 cadde la Serenissima ma già l'anno precedente la zona aveva subito l'invasione degli Austriaci e nel 1799 dei Francesi e dei cosacchi di Suvorov. Seguì poi le sorti del Veneto passando dai Francesi agli Austriaci, per entrare infine a far parte del Regno d'Italia nel 1866.
L’attuale "Gorgo al Monticano" anticamente era chiamato "Gurgus molendinorum", gorgo – corrente impetuosa – acqua profonda, usata per l’industria dei molini.
LA CHIESA Di essa non si conosce bene la data di costruzione che comunque si può collocare intorno al '500, è chiamata nel 1570 "Ecclesia S.S. Hippoliti et Cassiani de Gurgo".
Lasciamo ora Gorgo e riprendiamo la nostra pedalata tornando sulla principale. Circa 300 metri più avanti teniamo la destra ed entriamo in via Guglielmo Marconi; fatti altri 400 metri ci troviamo su un nuovo ponte sul fiume. Lo attraversiamo e andiamo avanti per altri 100 metri e quindi a sinistra su via Sala di sotto. Percorriamo questa via ( che cambierà denominazione ) per altri 3,6 km tenendo sempre la direzione est. Siamo ora a Ponte Redigole. Sulla principale teniamo la sinistra e andiamo avanti per altri 800 metri. Giriamo ora a destra in via Cellina. Avanti ancora per altri 500 metri e quindi a destra su via Manzoni per altri 700 metri. Teniamo ora la sinistra. Circa 100 metri più avanti siamo di fronte alla cosa più nota di Motta: la Basilica della Madonna dei Miracoli.
LA BASILICA DELLA MADONNA DEI MIRACOLI
La presenza della basilica della Madonna dei Miracoli è meta di consistenti pellegrinaggi. Fu eretta in seguito all'apparizione della Madonna ad un umile contadino, Giovanni Cigana, nel 1510. L'edificio, costruito sotto la direzione del francescano veneziano Francesco Zorzi, si presenta come un insieme armonico di forme semplici e lineari: la successione degli archi del chiostro, gli elementi semicircolari del timpano, le vele laterali che delimitano il rosone in cristallo, le statue che ornano la facciata principale, fanno della basilica un autorevole esempio di architettura cinquecentesca. Gli archi che formano il portico anteriore alla facciata principale sono di epoca successiva come si può vedere in un affresco interno al chiostro che fa vedere la facciata originale del tutto simile alla chiesa di Venezia di Santa Maria del Carmine, la cui ispirazione deriva dalla chiesa veneziana di San Michele dell'architetto Mauro Codussi (1440-1504). Nel gennaio del 1875 papa Pio IX l'ha elevata alla dignità di basilica minore.
Lasciamo la basilica e ci dirigiamo sempre a est per altri 300 metri. Giriamo ora a destra facciamo altri 100 metri e saliamo sull'argine.
Circa 1,5 km più avanti eccoci a ritrovare il Monticano nel punto esatto ove sfocia sull'imponente Livenza. Qui si chiude il nostro viaggio!