POSSAGNO
E LE TERRE ROSSE
POSSAGNO
Possagno è un comune di 2.300 abitanti circa, un piccolo comune dunque, nascosto fra il Pareton e il monte Palon. Possagno si distingue dai paesi limitrofi per due motivi, uno storico, l'aver visto i natali dello scultore Antonio Canova, e uno economico, dato dalle industrie di laterizi presenti.
Il territorio. Dal punto di vista geografico Possagno si trova circondato dai monti a nord e a sud, mentre nelle altre due direzioni si apre verso i paesi di Cavaso del Tomba e Paderno del Grappa. Si tratta di un piccolo agglomerato di case immerse nel verde in cui spicca il Tempio, posto in alto rispetto al resto del paese e l'imponente complesso degli istituti Cavanis. Nonostante il comune si estenda fino alla cima dei monti a nord e a sud, tutto il paese è disegnato attorno alle due strade che lo attraversano da est ad ovest, lasciando il fianco del monte Pallone (a nord) ricoperto dalla vegetazione, mentre quello del Pareton (a sud) mostra le conseguenze dell'attività estrattiva della creta dalle sue pendici. Possagno come tutti i comuni della Valcavasia è costituito da borghi e colmelli sparsi . Conosceremo allora, Fornaci, Cunial, Col Draga, Vardanega, San Rocco, Santa Giustina e Rover.
Il toponimo. L'origine della parola "Possagno" deriverebbe, secondo alcuni, dall'unione di "poss" e "agno", ossia pozza dell'agnello. Infatti Possagno è ancor oggi luogo di transumanza per le greggi che due volte l'anno pascolano nei prati vicini al centro cittadino (è non è questa l'unica ipotesi).
Un po’ di storia. La civiltà è presente a Possagno e in generale nella Valcavasia almeno dal neolitico o dall'eneolitico. Altri reperti testimoniano la presenza dei Paleoveneti, mentre è possibile l'esistenza di un castrum romano e di un castelliere medievale. La prima citazione scritta è del 1076, quando la località era feudo dei Rover, famiglia di origine germanica. Dopo gli eventi bellici che hanno colpito il Trevigiano tra il XIII e il XIV secolo, dal 1388 anche Possagno è stato incluso tra i domini della Serenissima. Dalla fine del XVIII secolo la storia del comune è legata al celebre nome di Antonio Canova, delle cui opere spicca il tempio Tempio Canoviano, una chiesa progettata dallo scultore ispiratosi al Pantheon di Roma, e dalla Gipsoteca canoviana, raccolta di calchi e gessi presso la casa dell'artista. Durante la ricostruzione nazionale anche Possagno ha avuto un suo ruolo: nel comune nascono le fornaci che, sfruttando la creta delle colline vicine, riescono a produrre laterizi per tutta Italia, esportando l'80% della loro produzione. Con le fornaci arrivano le risorse economiche, ma Possagno non perde la sua identità di piccolo paese di campagna, in cui ogni piccola contrada ha la sua chiesetta. È in questo periodo, stimolati dal Monsignor Giovanni Battista Sartori-Canova (1775-1858, vescovo di Mindo e fratellastro del più celebre Antonio di cui ereditò un consistente patrimonio), che i padri Cavanis fondano il loro collegio in Possagno. Destinato inizialmente ai bambini poveri, ad oggi il collegio (che ha mantenuto questa denominazione nonostante gli interni siano più unici che rari) conta elementari, medie e quattro tipi diversi di superiori ed è uno degli istituti privati più importanti della zona. Nella prima guerra mondiale la linea italiana era nei pressi di Possagno. A sud del monte Pallone il 5 novembre 1925 i possagnesi hanno posto una grande croce per ricordare quanti hanno perso la vita durante la guerra: una presenza che da allora sovrasta il paese.
Fino ad oggi è possibile rinvenire residui bellici nelle montagne vicine (spesso con l'ausilio di metal detector) e le trincee sono da poco state rese visitabili ai turisti. Durante la seconda guerra mondiale Possagno ospitò alcune decine di famiglie di profughi ebrei in domicilio coatto dalla vicina Croazia, i quali fraternizzarono con la popolazione locale. Dopo l'8 settembre 1943 e l'occupazione tedesca, l'intero paese si mobilitò a nasconderli ed a evitare la deportazione, pur essendo la zona soggetta a rastrellamenti alla ricerca di partigiani. In quest'opera di soccorso agli ebrei si distinsero in particolare, la famiglia Isotton (che tenne nascosti nella propria casa i cinque componenti della famiglia Garti), Fausto Cunial e il giovane partigiano Alessandro Bastianon (che protessero le famiglie Errera, Rakover e Gredinger). Per questo loro impegno di solidarietà, l'Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito il 31 maggio 1990 l'alta onorificenza dei Giusti tra le Nazioni a Ferdinando Isotton, Domenica De Biasio Isotton e Elvira Furlan Isotton, e il 4 agosto 1997 a Alessandro Bastianon e Fausto Cunial.
La fontana ottagonale di Obledo, indica l’ultima delle opere d’arte del territorio di Cavaso del Tomba. Alla fontana noi giriamo a sinistra su via Caldoie, e poi dopo 50 metri giriamo ancora a sinistra per scendere a sud per circa 100 metri. Giriamo ora a destra su via Monsignor Canotto. La percorriamo tra vecchie case in pietra per circa 150 metri tornando a nord.
Ora all’incrocio giriamo a sinistra. Avanti per circa 100 metri, poco oltre la strada finisce e noi teniamo dritti e un po’ spostati sulla sinistra per entrare sotto il bosco in una via interdetta al traffico a motore. E’ decisamente il posto giusto per noi.
Viaggiamo così sotto il bosco per circa 800 metri sino ad un bivio ove noi gireremo a sinistra per scendere 600 metri più sotto e incrociare la principale.
Lì giriamo a destra in salita. Ancora 500 metri ed eccoci a Possagno. A sinistra la piazza con la Gispoteca e a destra poco più avanti la salitona che ci porterà dopo circa 250 metri ai piedi del grande tempio.
IL TEMPIO DEL CANOVA
Il Tempio del Canova è costruito su un’altura soleggiata a poche centinaia di metri dalla Gipsoteca. Di imponente costruzione neoclassica, poggia su tre ampie gradinate di diversa pendenza e su di un vasto acciottolato di ‘cogoli’ bianchi e nerastri, raccolti sul Piave e disposti in artistiche forme geometriche.
Il Tempio di Possagno fu progettato da Antonio Canova (1757-1822) e disegnato da Pietro Bosio. Canova pose la prima pietra l’11 luglio 1819. Nel Tempio del Canova si possono distinguere tre elementi architettonici, l’uno inserito nell’altro, come fossero parti armoniche di una ideale successione: il colonnato, che richiama il Partenone di Atene; il corpo centrale, simile al Pantheon di Roma; l’abside dell’altare maggiore, elevata di sei gradini rispetto agli altri due elementi. Le tre parti possono essere considerate i simboli di tre età della storia: la civiltà greca, la cultura romana e infine la grandezza cristiana, compimento ultimo e salvifico della storia di ogni singolo uomo e di tutto l’universo, che trova il suo significato profondo nel mistero della Trinità, raffigurata nella pala dell’altare maggiore. La pietra delle colonne chiamata lumachella (materiale calcareo, ricco di gusci di conchiglie) proviene dalle cave oggi dismesse in comune di Cavaso, visibile anche dall’atrio del Tempio. Le due porte laterali di ridotte dimensioni, sono ricavate entro due grandi nicchie. Il frontone porta scolpite le parole latine DEO OPT MAX UNI AC TRINO: “Tempio dedicato a Dio ottimo e massimo, uno e trino”. Il timpano del frontone è spoglio; quattro gradinoni fanno da base alla cupola, costruita in ‘masiero e mattoni possagnesi’, e ricoperta a squame di pietre di Cesio nel feltrino e terminante con la vera dell’occhio.
Stiamo per chiudere il nostro viaggio! Giù dal tempio e arrivati sulla strada la attraversiamo. Lì davanti una bella sorpresa. Chiudiamo allora in bellezza davvero. Parcheggiamo la bici, riposiamoci un po’ e poi qualche euro da cercare tra le tasche e via… Canova e la Gispoteca.
LA GISPOTECA DEL CANOVA
La parola Gipsoteca deriva dal greco e significa “raccolta di gessi”. Quella di Possagno raccoglie i modelli originali delle sculture di Antonio Canova. Il vescovo S.E.M. Giovanni Battista Sartori Canova (Crespano del Grappa 18 agosto 1775- 17 luglio Possagno 1858), fratello di Antonio Canova, volle erigere un Museo che potesse ospitare tutte le opere presenti nello studio romano di Via delle Colonnette. Le opere furono trasferite da Roma a partire dal 1826, quattro anni dopo la morte dello scultore, quando lo studio romano fu chiuso e ceduto e le sculture ivi conservate furono trasportate a Possagno. Con la partecipazione del bassanese Pietro Stecchini, tutti i gessi furono sezionati e collocati in casse, con l’ausilio di carri trainati da cavalli e da buoi, le opere furono imbarcate a Civitavecchia e dopo settimane di trasporto, da Marghera, furono ricoverate a Possagno, in attesa della costruzione di uno spazio adibito all’esposizione dell’intera collezione. Nella prospettiva di Sartori Canova vigeva il concetto di riproporre l’esposizione delle opere come all’interno dell’atelier dello scultore. Lui stesso stabilì la dispozione delle sculture. L’edificio fu progettato dal “professore di architettura all’Accademia di Belle Arti di Venezia” Francesco Lazzari (1791-1871). I lavori iniziarono nel 1834 e furono completati nel 1836. L’allestimento delle opere, dopo le amorevoli cure dello scultore Pasino Tonin, primo conservatore della Gipsoteca, venne completata nel 1844: tutte le statue avevano i loro piedistalli, “tinti in lumachella”.
L’attuale sistemazione della Gipsoteca è il frutto di un rispetto assoluto dello spirito museologico di Giovanni Battista Sartori Canova, con le variazioni allestitive conseguenti ai danni e alle azioni preventive dei due conflitti mondiali conclusisi nel 1914-1918 e 1939-1945. Successivamente sono state apportate delle variazioni con la costruzione del nuovo spazio antistante l’aula basilicale attuato da Carlo Scarpa, nel 1957, che provvide anche alla sistemazione del Monumento di Maria Cristina d’Austria e all’allestimento dello spazio da lui progettato.