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NELLA CITTA' DEL FIUME VERDE

CARATTERISTICHE DEL PERCORSO

Lunghezza: 4,5 km.

Periodo: tutto l’anno

Difficoltà: facile

Tempo di percorrenza: 30 minuti

GALLERIA DI IMMAGINI

LA CITTA’ E IL FIUME. Il fiume nella città - la Restera

 

Il fiume entra nella città, Treviso città d’acqua. Il fiume ne lambisce il territorio nella sua parte sud e qui si è pensato bene di definire il vero giardino di questa città: la Restera. Noi partiamo dalla periferia: dalla chiesa di Sant’Angelo.

Il nostro percorso parte dalla vecchia chiesa di Sant'Angelo. Usciamo ora dall’area attrezzata posta presso la chiesa e riprendiamo la provinciale. Qui giriamo a sinistra e proseguiamo per 1,3 km (sulla nostra sinistra l’ingresso di Villa Letizia), la sede dell’Ente Parco del  Sile. Proseguiamo per altri 0,7 km fino alla rotonda. Giriamo a sinistra e proseguiamo dritti per altri 0,2 km ( sulla nostra destra il passaggio a livello). Procediamo ancora altri 0,3 km fino ad un nuovo passaggio a livello. Lo attraversiamo. Procediamo dritti ancora 0,2 km fino ad incrociare la circonvallazione esterna di Treviso comunemente detta PUT. Attraversiamo la strada e poi a sinistra sul marciapiedi per 20 metri e quindi subito a destra. Alla nostra sinistra riprendiamo il Sile ( la via è pedonale; siamo nel Lungo Sile Antonio Mattei). Riprendiamo quindi il fiume qui, nel luogo in cui praticamente entra in città. Proseguiamo per circa 0,25 km e poi giriamo a sinistra sul Ponte. Facciamo altri 0,3 km e quindi ancora a sinistra prendendo Via Riccati. La piazza alla nostra destra è Piazza Vittoria. Di lì a circa 0,3 km circa, ecco in tutta la sua magnificenza, la Chiesa di San Nicolò.

LA CHIESA DI SAN NICOLO’ A TREVISO

La chiesa di San Nicolò è un edificio religioso di Treviso. Per dimensioni, è la più grande costruzione del genere della città, superando anche il Duomo. La chiesa si trova nella parte sud-occidentale del centro storico, sulla riva sinistra del Sile, in una zona perlopiù di recente costruzione in quanto gravemente danneggiata dai bombardamenti del 1944. Annesso all'edificio è l'ex convento dei domenicani, oggi seminario vescovile. L'edificio fu costruito all'inizio del XIV secolo dai Domenicani grazie ai 70.000 fiorini che aveva lasciato il trevigiano fra Niccolò Boccassino, più noto come papa Benedetto XI. Restaurata a metà Ottocento, ha subito gravi danni durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Lo stile della costruzione è gotico: le forme sono infatti semplici e massicce, ma al contempo eleganti e proiettate verso l'alto. La pianta, a croce latina, è divisa in tre ampie navate. Le colonne, che reggono il soffitto ligneo, riportano affreschi di Tomaso da Modena e della sua scuola. A ciascuna navata corrisponde un abside; in quello centrale, il presbiterio, si trova il monumento funebre di Agostino Onigo (XV secolo), scolpito da Antonio Rizzo; gli fa da sfondo un affresco di Lorenzo Lotto. Sempre nell'abside si trova una tavola raffigurante Madonna in trono con angelo musicante e santi, di fra Marco Pensaben detto "Maraveia" e terminata nel 1521 dal Savoldo. 

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Ma continuiamo il nostro viaggio: invertiamo la nostra rotta e dirigiamoci prima in Via San Nicolò per circa 0,2 km e quindi sempre dritti in Via Armando Diaz per altri 0,2 km. Giriamo quindi a destra in Cal Maggiore per altri 0,2 km, passiamo il ponte e giriamo a sinistra sulla riviera. Siamo in riviera Santa Margherita, senza dubbio una delle più belle vie della città di Treviso. Procediamo lì per circa 0,4 km. Attraversiamo la strada e procediamo per altri 50 metri fino a vedere sulla nostra sinistra un ponte di legno. Lo attraversiamo e davanti a noi ecco Palazzo dell’Umanesimo Latino, la sede ufficiale dell’Università di Treviso.

TREVISO E LE SUE ACQUE

Abbiamo detto quindi, che questo tratto del nostro viaggio ci porta dentro la Città di Treviso, città medievale segnata nella sua storia dal nostro fiume. Il Sile lambisce il lato sud del centro storico di Treviso, accogliendo lungo la sponda sinistra le acque dei "canali" che, provenienti da nord, attraversano la città "irrigandola". E l'acqua, anche dentro le mura è stata e in parte è ancora, ispiratrice nella rappresentazione delle cose. Nello splendore dell'Età Comunale, ma anche sotto il dominio della Serenissima e, per certi aspetti, fino all'ultimo dopoguerra, contadini, mugnai, maniscalchi, lavandaie, barcaioli, pescatori, traghettatori, borghesi, commercianti, signori e nobili affollavano le rive del Sile, e quelle dei molti canali di Treviso. I Cagnani, che si dipartono dal Botteniga non appena questi giunge a contatto con la città a Nord, attraversano i quartieri comparendo e scomparendo tra le case, facendo ancora oggi di Treviso una delle più importanti città d'acqua d'Europa. Poeti e scrittori per citare Treviso ne ricordano i fiumi, le rogge, i canali.  Il Petrarca si riferisce forse alla "bella contrada di Trevigi" nelle sue "chiare, fresche e dolci acque"; Dante, nel Paradiso la indica semplicemente con "dove Sile e Cagnan s'accompagna"; e Fazio degli Uberti, dice di Treviso "che di chiare fontane tutta ride". In questo secolo  Riccardo Bacchelli scrive: "...son le allegre correnti, le vivide chiuse e pescaie; son le rogge e i fossati..."; Diego Valeri: "Il mio grande amore fu la Pescheria (...) con le sue acque di diafana seta (...): isola di fiaba nel cuore della città."; Guido Piovene: "Le acque entrano in Treviso col Sile e con i suoi canali, e vi si specchiano dovunque vecchie case fiorite."; e naturalmente Comisso. Lui, trevisan autentico, a cavallo dell'ultima guerra è tra i grandi interpreti, insieme ad un bel "manipolo" di pittori e scrittori, di una delle più felici stagioni culturali di Treviso, soprannominata per questo, da Dino Buzzati, "la Piccola Atene". Scrive Comisso: "Le anse placide del Sile, così verde nel suo defluire lento, sono coperte da fragili salici piangenti, che si chinano tremuli fino ad accarezzare le acque”..

IL BOTTENIGA E I CAGNANI

Il Botteniga è un fiume di risorgiva della Pianura Veneta. Nasce pochi chilometri a nord della città (località San Pelaio); riceve poco dopo le acque del Canale La Cerca, della Piavesella e del Limbraga per poi dividersi in più rami alle porte delle mura di Treviso, presso il ponte di Pria: Il "Ponte di Pria" (Ponte di Pietra) è un ponte situato in una zona in cui confluiscono le acque del Cagnan (Canale) Grande, il quale ospita l'isola di Pescheria, il Canale dei Buranelli ed un altro canale.  Sul canale dei Buranelli poi vi sono delle chiuse, ideate e costruite da Fra’Giocondo. Le chiuse servivano ad inondare i dintorni di Treviso per bloccare l'avanzata dei Francesi. Le diramazioni sono: il Cagnan Grando o della Pescheria; il Cagnan Medio o canale dei Buranelli ; il Cagnan della Roggia o Siletto, il canale delle Convertite, il Cantarane. Questo sistema fa parte in realtà di una notevole opera d’ingegneria idraulica ideata nel Cinquecento da Fra’Giovanni Giocondo per la difesa delle mura. 

IL CANALE DEI BURANELLI – CAGNAN MEDIO

Il canale dei Buranelli è una delle più pittoresche diramazioni del Botteniga che caratterizzano il centro storico. Il toponimo si riferisce ad uno dei ponti che attraversa il corso d'acqua, detto appunto ponte dei Buranelli, nei pressi del quale si trova tuttora un edificio cinquecentesco un tempo dimora e magazzino di commercianti provenienti dall'isola lagunare di Burano.

UMANESIMO LATINO

Ma riprendiamo il nostro percorso. Superato il Palazzo dell’Umanesimo latino giungiamo sino a Ponte Dante, un luogo ricco di fascino e di storia, il luogo citato da Dante Alighieri. Il nostro percorso passa proprio sopra la confluenza tra Cagnan e Sile, proprio là “dove Sile e Cagnan s’accompagna” scrive Dante Alighieri, per indicare nel Paradiso, il luogo in cui lo stesso dimorò in  esilio. 

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Ponte Dante

Riprendiamo il nostro viaggio: da Ponte Dante procediamo per altri 0,3 km fino ad incrociare Via Tasso (siamo nuovamente sul PUT). Giriamo a sinistra e teniamo la destra della strada passando sotto un delizioso viale alberato che costeggia il fiume. 

VIA TASSO

Avanti per altri 0,2 km sino alla curva ove entreremo tenendo la destra: siamo arrivati. E’ l’inizio della Restera. Siamo al Ponte dea Goba in Treviso. E qui si conclude la nostra tappa!

PONTE DEA GOBBA

Ponte dea Gobba agli inizi del XX secolo

TREVISO, LE SUE ACQUE E LE SUE MURA : UN PO’ DI STORIA

L’attuale città di Treviso, aveva il nome latino di Tarvisium; la città fu altresì nota come Trevigi o Trivigi. Sorta in epoca pre-romana (alcuni resti dell'età del bronzo) come villaggio di Paleoveneti su tre alture poste nei pressi di un'ansa del fiume Sile, vicino alla confluenza con altri corsi d'acqua provenienti da nord, l'antica Tarvisium divenne municipio romano all'indomani della sottomissione della Gallia Cisalpina da parte dei Romani medesimi. La posizione geografica la collocava nei pressi della Strada Postumia che, attraverso l'antica Opitergium, giungeva sino ad Aquileia, e ne fece sin dagli inizi un vivace centro commerciale della decima provincia augustea, la Venetia et Histria. La decadenza del tardo impero si fece sentire anche a Treviso benché, all'indomani della caduta dell'Impero Romano d’Occidente e durante il regno di Teodorico, Treviso fosse ancora un centro annonario di prim'ordine, punto d'attrazione della terraferma veneta.  Nel corso del VI secolo, la città era contesa tra i Goti ed i Bizantini nondimeno, secondo la tradizione, la città dava i natali proprio a Totila glorioso capo militare dei Goti vincitore sui Bizantini proprio alle porte di Treviso. Conquistata dai Longobardi, fu eretta a sede di uno dei 36 ducati del regno e dotata di un'importantissima zecca per il conio della moneta. L'accrescimento della sua importanza e la sua strategica posizione geografica le valsero, sotto il regno di Desiderio, il privilegio di essere sede dell'unica zecca della Regione dove venivano emessi i Teremissi aurei. La zecca continuò ad operare anche sotto i Carolingi, e dopo un’interruzione (causata probabilmente da un forte terremoto avvenuto nel 778 con migliaia di vittime), fino alla dedizione a Venezia con il più modesto bagatino. 

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Superato il periodo della riconquista giustinianea e dei primi regni barbarici, rimasta indenne da un tentativo di sacco da parte degli Unni di Attila, la città scontava meno di altre le difficili condizioni economico e sociali che avvolgevano l'Italia degli ultimi secoli del I millennio. Ciò non toglie che, per ragioni geografiche e per le razzie che ad onde si abbattevano sui centri del Nord Italia, notevole fu il contributo dato dai Trevigiani alla fondazione della città che in seguito, più d'ogni altra ne avrebbe condizionato il futuro, Venezia. Fu tuttavia con la rinascita dell' Anno Mille che Treviso, datasi statuti comunali e combattuto l'imperatore Federico detto Barbarossa accanto ai comuni della Lega Veronese e di quella Lombarda, conobbe un incredibile sviluppo, ampliandosi nelle dimensioni ed arricchendosi di magnifiche case affrescate, che le valsero il soprannome di urbs picta ovvero città dipinta. Il vivere trevigiano divenne sinonimo di vita gaudente e la città si animava di feste e celebrazioni, quali quella del Castello d'Amore che, se da un lato richiamavano dentro le sue mura genti da tutta Italia, da un diverso punto di vista la rendevano invisa agli animi più puritani. In modo analogo alle principali città del Nord Italia, anche Treviso assistette alla crisi della forma comunale ed il successivo passaggio alla forma di governo  signorile. La prima famiglia ad impossessarsi di Treviso fu quella degli Ezzelini, signori del territorio tra il 1237 ed il 1260. La città fu quindi preda di nuove lotte intestine tra i Guelfi filopapali ed i Ghibellini, sostenitori di un riavvicinamento all’Impero, tanto che solo nel 1283, a seguito della vittoria dei primi, si assistette ad una decisa ripresa economica e culturale durata fino al 1312. Benessere e ricchezza sottoposero Treviso e le città sue satelliti agli appetiti delle signorie vicine, specialmente a quelle dei Carraresi e degli Scaligeri. Dominata dalle famiglie dei Collato e i Da Camino, la Marca si trovò coinvolta in guerre e saccheggi nel periodo dal 1329 al 1388 e fu occupata dagli Scaligeri nel decennio 1329-1339. La lotta per il potere sulla città venne momentaneamente placata nel 1339 quando, datasi spontaneamente a Venezia, Treviso andò a costituire il primo possedimento in terraferma della Serenissima Repubblica. Coinvolta assieme a Venezia nelle guerre per il primato sulla penisola italiana, la città fu retta dal duca d’Austria tra il 1381 ed il1384 per passare poi fino al 1388, ai Carraresi. Riunitasi nuovamente a Venezia, Treviso venne da quest'ultima trasformata in una vera propria fortezza e dotata delle sue celebri mura nel 1509 quando la Repubblica di Venezia dovette resistere agli assalti della Lega di Cambrai. Il veronese Fra’Giocondo presiedette alle opere di ristrutturazione della città ed all’erezione di imponenti bastioni  nonché alla predisposizione di mirabili opere idrauliche dentro e fuori le mura  cittadine. I borghi furono ristrutturati, le porte d'accesso alla città passarono a tre (San Tomaso, Santi Quaranta ed Altinia)…

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