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DA CAORERA A FENER

CARATTERISTICHE TECNICHE  Lunghezza: 12 km. Tempo di percorrenza: 40 minuti. Caratteristiche generali: tratto molto vario con diversi scenari, dalla salita alla discesa al recupero di luoghi storici. Stagioni consigliate: stagioni asciutte in particolare per il tratto sulle grave che rischia di essere al limite della impraticabilità data la presenza di sentieri molto fangosi .

GALLERIA DI IMMAGINI

Partiamo allora! Dopo aver attraversato Caorera, scendiamo sulla statale e procediamo quindi per altri 0,6 km fino a scendere sulla statale e quindi dopo un po’ riprendere alla nostra destra il letto del Piave all’altezza dell'accesso indicato nell’immagine che segue.

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Alla nostra sinistra in alto un gruppo di case arroccate, direi appiccicate, alla montagna.

APPICCICATE

Iniziamo così un nuovo tratto dentro il letto del fiume, tratto che si snoda per circa 2 km. Nelle belle giornate qui il Piave assume una colorazione turchese intensa, cosa che da sola vale il prezzo della fatica del tratto  ( attenzione alle stagioni poco asciutte... il pantano diventa il peggior nemico per gli ingranaggi dei cambi della nostra bici ).

SANTA MARIA

(sullo sfondo Santa Maria)

Fatti appunto 2 km si sale nuovamente sulla statale all’altezza del distributore. Procediamo quindi sulla statale per altri 2,7 km fino a giungere al bivio ove terremo la destra per attraversare il fiume sul ponte di legno. ( il ponte è lungo circa 0,25 km). 

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Attraversato il ponte teniamo la destra e procediamo per altri 0,5 km fino a raggiungere uno degli edifici più interessanti della zona: la fortezza di Castelnuovo.

CASTELNUOVO

CASTELNUOVO : TRA STORIA E LEGGENDA    Castelnuovo, è una struttura militare che  costituisce, come tutte le opere di fortificazione, una continua sorpresa per chi lo avvicina. Appare quasi all'improvviso, incuneato fra la montagna e il fiume Piave, a difesa di un transito che non è difficile immaginare come luogo di confine . La sua costruzione risale alla fine del 1376, motivata dalla necessità di difendere la repubblica veneta dagli attacchi dei nemici, in particolare dalle forze dei duchi d'Austria. A testimoniare l'importanza attribuita alla fortezza, detta Castelnuovo perchè sostituiva un precedente sistema murario di difesa, è l'invio di castellani scelti fra le famiglie nobili, che vi rimanevano due anni con potere di giurisdizione sul territorio della pieve di Quero. Fra questi il più famoso è Girolamo Miani, protagonista nell'agosto 1511 di una battaglia che determinò una svolta decisiva alla sua esistenza. Fatto prigioniero, dopo strenua difesa del castello, fu liberato, come egli stesso racconta, per intervento della Madonna. Un episodio straordinario che lo indusse a riconsiderare gli scopi della sua vita e a fondare, successivamente, l'ordine religioso dei padri somaschi.  L'atmosfera che gravita attorno ad un castello è carica di misteri e a poco valgono le esaurienti note storiche che narrano le vicende di ogni pietra del luogo; rimane sempre una zona oscura, che alimenta leggende, racconti, supposizioni. L'eco dell’avvenimento che coinvolse Girolamo Miani riecheggia ancora oggi  fra le mura del castello, assieme alle grida delle guardie impegnate in battaglia, o alle voci dei dazieri che regolavano il passaggio delle merci attraverso il valico. Castelnuovo assicurava, infatti, la difesa del territorio veneto, ma controllava anche il commercio. 

Invertiamo ora  la nostra marcia : il nostro nuovo obiettivo è Quero! Volgiamo quindi le spalle al castello e percorriamo 0,5 km fino a giungere al sottopasso. Qui, giriamo a destra e facciamo il sottopassaggio ferroviario, attraversato il quale giriamo a sinistra e procediamo per altri 0,25 km fino ad entrare nella statale feltrina. Procediamo di qui svoltando a sinistra per altri 0,7 km circa per poi prendere a destra la direzione Quero. Inizia così una salita secca anche se non lunghissima fino a raggiungere la località di Quero dopo aver percorso circa 1,6 km e quindi raggiungere la piazza centrale di Quero sede, tra le altre cose della chiesa parrocchiale. 

 

CAORERA - FENER - QUERO

(in vista di Quero)

QUERO ( un po’ di storia) Le caratteristiche morfologiche del territorio lo hanno reso, nell'antichità, sede privilegiata di un nucleo abitativo fortificato, dominante la "stretta", utilizzabile a scopi strategici di difesa della pianura trevigiana rispetto ad invasioni dal Nord, e di controllo della strada.  E' verosimile, dunque, che la località avesse già ospitato insediamenti umani pre-romani, di cui, però, allo stato attuale, non si sa praticamente nulla. Quero conserva ancora oggi una struttura a perimetro, scandita nel suo interno in quattro isolati regolari disegnati da un reticolato viario a scacchiera. Il tracciato potrebbe costituire la memoria della primitiva fondazione di un accampamento romano (castra) la cui datazione dovrebbe risalire approssimativamente al primo secolo dopo Cristo. Per il periodo tardo romano e tutto l'alto medioevo nessuna fonte scritta ci conserva il nome Quero, ma si può con sufficiente sicurezza pensare che il villaggio di Quero, già nella seconda metà del '900 d.C. facesse parte dal punto di vista amministrativo del Comitato di Treviso, in seguito alla divisione territoriale voluta da Ottone I re di Germania e Regno Italico. Da questa posizione strategica e geografica ("stretta" rocciosa sul Piave) fu fortificato e sbarrato il passaggio con la contea di Feltre. E' intorno al 1200 che alcune famiglie rurali creano delle proprie vaste basi patrimoniali nel territorio pedemontano, sviluppando il proprio potere a partire da alcuni castelli sulle colline dell'asolano per estendersi poi fino alla zona pedemontana del Piave : queste famiglie sono i  "da Castelli", e la  "Pieve" di Quero. I da Castelli rappresentavano la fazione ghibellina filoimperiale dei "rossi", in alternativa ai "bianchi" fautori del Papa, e Quero fu la sede del complotto ordito nel 1265 per cacciare il Vescovo da Feltre. Uno scontro armato fra i due partiti, il 15 novembre 1283, si concluse con la vittoria dei "bianchi", guidati da Gherardo da Camino e la sconfitta dei da Castelli. Da Camino diventa quindi signore di Treviso ed estende la propria influenza anche su Quero. Dopo due dominazioni, una austriaca (1319-1329), l'altra scaligera (1329-1338), troppo brevi e precarie per portare nel trevigiano delle modifiche destinate ad incidere, l'annessione da parte di Venezia che durò più di quarant'anni (1339-1381). E' durante un breve periodo di declino della dominazione veneziana (verso il 1376) che fu avviata la costruzione della fortezza di Castelnuovo sul canale di Quero. Tra il 1384 e il 1388 Quero fu assoggettata prima a Francesco da Carrara e poi definitivamente a Venezia che estese il proprio dominio per più di quattro secoli. Con la conquista veneziana di Feltre nel 1420 Quero cessò di essere un luogo di confine. Durante gli anni della Lega di Cambrai, Quero fu teatro di continui scontri per la conquista di Castelnuovo (prima metà del 1500); finita la terribile guerra, il paese di Quero lentamente ebbe una ripresa. Il suo territorio, per quasi tre secoli, non fu più teatro di eventi bellici che lo sconvolgessero così profondamente. Ciò creò i presupposti per uno sviluppo economico. Ma la storia di Quero è legata anche all'importante strada che vi passava, la Claudia Augusta Altinate che, partendo da Altino ed attraversando la pianura trevigiana, conduceva a Feltre e verso il Nord.  Nel corso del Medioevo, nei suoi percorsi modificati a seguito di inondazioni o smottamenti, ma con un punto di passaggio obbligato nella stratta della Chiusa, la strada continuò a costituire una via di comunicazione europea per mercanti e viaggiatori, oltre a servire per il traffico locale. Accanto alla strada c'era il percorso fluviale del Piave. Tale percorso era certamente meno costoso per le persone, ma soprattutto per le merci rappresentate nel '600 e nel '700 da manufatti tessili, la cui produzione vedeva il paese di Quero altamente impegnato. Come Castelnuovo fungeva da posto di blocco o comunque di controllo (pagamento delle gabelle di transito) sulla strada, così all'altezza di Castelnuovo era possibile fermare o controllare chi scendeva lungo il fiume per mezzo di una catena stesa dalla fortezza alle aree della riva opposta.  Nel periodo napoleonico le circoscrizioni furono radicalmente modificate, distaccando Quero da Treviso. Alla fine del 1807 fu costituito il dipartimento del Bacchiglione, con sede a Vicenza, diviso nei quattro distretti di Vicenza, Schio, Bassano e Asiago; il distretto di Bassano, a sua volta, comprendeva i cantoni di Bassano (composto di 14 Comuni), Asolo (39 Comuni), Marostica (19 Comuni) e Quero (7 Comuni). Nel 1810 il cantone di Quero fu staccato dal dipartimento del Bacchiglione e passò a far parte del dipartimento del Piave, che aveva sede a Belluno e del distretto di Feltre. Dopo cinquant'anni di dominazione austriaca (passò sotto tale dominazione nel 1813), nel 1866  Quero passò al Regno d'Italia. Il Comune di Quero fu fondato nel 1871, anno nel quale fu anche eletto il primo sindaco, tale Gaspare Bacchetti. Durante la Grande Guerra, Quero subì un'invasione durata 355 giorni, dal 16 novembre 1917 al 31 ottobre 1918; per un anno intero le artiglierie italiane dalla linea del Grappa e quelle nemiche dalla linea del Piave martellarono ogni giorno, incessantemente, la zona di Quero, distruggendo l'intero abitato.  Lo spirito della ritrovata libertà seppe dare la forza per iniziare l'opera di ricostruzione del centro di Quero, attraverso le cooperative costituite (il primo edificio ricostruito di cui si hanno notizie fu la chiesa la cui inaugurazione risale al 1923). Durante tutto il periodo del I conflitto mondiale, l'Amministrazione di Quero si era spostata in territorio non occupato, precisamente a Parma, per continuare così a dirigere il Comune. Alla fine della guerra non esisteva una sola casa abitabile e per accelerare il rientro dei profughi, il Genio Militare aveva allestito una "baraccopoli", destinata ad ospitare ciò che restava della vita del paese… ( materiale e notizie tratti  dal sito ufficiale del Comune di Quero).

Riprendiamo il nostro viaggio: attraversiamo quindi il centro di Quero e proseguiamo dritti su via Roma per altri 0,5 km fino all’incrocio con via Nazionale ove procederemo a destra. La strada comincia a scendere. Stiamo infatti iniziando la discesa che ci porterà in prossimità di Fener. La discesa che si snoda dolcemente tra i boschi prosegue tra curve ed anse “divertenti” misura circa 1,7 km fino a giungere al ponte sul torrente Tegorzo. ( il ponte misura circa 120 metri ). Passato il ponte giriamo a sinistra su via Nazionale e procediamo fino ad incontrare sulla nostra sinistra, su una collinetta,  la Chiesa di San Michele. ( fatti altri 0,5 km)

SAN MICHELE FENER

Siamo ormai alle porte di Fener. Procediamo ancora per altri 0,25 km fino a giungere alla rotonda. La prendiamo e la facciamo tutta a ritroso fino a girare a destra su via Dante Alighieri. Siamo così nel pieno del vecchio centro storico di Fener.

FENER ANNI 40

IL TORRENTE TEGORZO Il Torrente Tegorzo nasce sotto il Sasso delle Capre lungo le pendici del monte Fontana Secca a circa 1150 metri di altezza e confluisce nel Fiume Piave in località Fener scorrendo nella pittoresca valle di Schievenin . Le particolari concrezioni di roccia calcarea presenti in questo luogo hanno dato vita ad una molto bella ed articolata palestra di roccia. Da vedere lì vicino .. le cascate del Tegorzo nella valle di Schievenin!

LA VALLE DELLO SCHIEVENIN  Siamo a Quero, al centro del paese: diverse sono le indicazioni di carattere turistico che ci annunciano che a ovest, a destra rispetto al centro del paese vi è la Valle dello Schievenin. Non esitiamo ad immergerci in questo luogo.. un po’ “  fuori dal mondo “ e dai paesaggi che ci possiamo aspettare così a valle. E’ senz’altro questa la sensazione dominante una volta raggiunti questi luoghi: per l’altezza, la allocazione, la struttura morfologica, non ti aspetteresti di respirare aria, squarci e vedute “quasi alpine”: non pare proprio di essere tutto sommato così vicino alla pianura. 

Come ci si arriva? Diamo le spalle alla parrocchiale e ci dirigiamo ad ovest seguendo le indicazioni per “ Valle dello Schievenin “ imboccando Via Monte Cornelia per circa 0,3 km. Procediamo quindi sempre dritti su via “ per Schievenin”….  Ed ora sempre dritti … in una strada sempre asfaltata per 4,0 km circa: saliscendi, ma soprattutto piccola e costante salita! Qui si chiude anche questa tappa.

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