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LE PALUDI DEL SILE 
 

Caratteristiche del percorso:

Lunghezza: 13,5

Difficoltà: facile

Stagioni: da marzo ad ottobre

Tempo di percorrenza: 1 ora e 10 minuti circa.

GALLERIA DI IMMAGINI

LÍ DOVE TUTTO SEMBRA FERMO

Le ex fornaci di Istrana - La palude di Morgano - Le Buse di Carlesso - La palude dell’Oasi Mulino Cervara – L’Oasi di San Giorgio - La palude di Canizzano

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Il percorso

La palude è il biotopo più ricco di specie animali e vegetali che si può incontrare nell'alto corso del Sile. Oggi non ne restano che alcuni scampoli, mentre un tempo, l’estensione della palude era considerevole e costituiva, per gli abitanti dei villaggi limitrofi, un'importante fonte aggiuntiva di reddito. Le bonifiche più rilevanti sono state eseguite dalla colonizzazione veneziana di queste terre già nel 1500, mentre le più recenti si sono concluse negli anni '60, con indubbi vantaggi per la monocoltura estensiva, ma gravi perdite per la complessità e la  ricchezza del territorio. Quando territorio e reddito non vanno proprio d’accordo! Il tratto che percorreremo si allontana spesso dal corso del Sile, ma ciò si rende necessario per andare a recuperare spazi ancora incontaminati. Nell'alto corso del Sile cinque sono i siti in cui oggi è presente la palude: le cave delle ex Fornaci di Istrana, la Palude di Morgano, le Buse di Carlesso, la Palude dell'Oasi del Mulino Cervara e quella di Canizzano. Pur essendo simili, presentano fattori di  diversità: alcune sono naturali, altre naturalizzate; alcune profonde e allagate, altre semi-allagate, o asciutte. 

Ma cos’è una palude?  Una palude è un terreno pianeggiante completamente intriso d’acqua, caratterizzato dallo sviluppo di una particolare vegetazione che si è adattata all'elevata umidità e spesso anche dalla presenza di specie animali peculiari. L'origine della palude è di solito dovuta alla mancanza di un normale deflusso delle acque che convergono in superficie nella zona, o attraverso la falda sotterranea nell'area interessata, oppure dal lento prosciugarsi di un lago. Quando la palude è originata dall'accumulo di acqua di piena in zone basse, prende il nome di lama.   

Un passo indietro: il nostro percorso inizia dalla stradina sterrata posta al confine sud est dell’area dei fontanassi. In altre parole, siamo appena usciti dall’area delle sorgenti del Sile. Percorriamo la stradina per 0,2 km. Poco prima di un ponte giriamo a sinistra ed iniziamo a percorrere una strada sterrata ampia ma con qualche difficoltà dato che le tracce profonde dei trattori che vi passano lasciano profondi avvallamenti sul terreno non sempre agevoli da superare.

la stradina vicino al bosco del conte.jp

 

Si percorre la strada sterrata per circa 0,7 km fino ad un’abitazione che troveremo alla nostra destra e fino quindi ad incrociare una stradina asfaltata. Siamo in Via Munaron. Giriamo quindi a destra e proseguiamo dritti per altri 0,3 km circa fino ad oltrepassare un ponte di cemento sul Sile e aver quindi rivisto il corso ormai già deciso del fiume. In prossimità di un capitello votivo che troveremo sulla nostra destra, noi giriamo a sinistra sullo sterrato . Si continua sullo sterrato per 2,3 km. Alla fine della strada noi teniamo la sinistra. Entriamo in Via Rialto e di qui attraversiamo il ponte dei tre confini quelli dei comuni di  Piombino Dese, Istrana e Morgano. 

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Ponte dei Tre confini

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NELLA PALUDE ALLA RICERCA DEI TAXODIUM.

 

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Attraversiamo il ponte e dirigiamoci, prima sullo sterrato, sempre dritti verso la sede di una nota azienda di trasformazione di materie plastiche: seguiamo la recinzione a destra e, dopo un centinaio di metri, imbocchiamo alla nostra sinistra una stradina segnalata da un cartello che indica la presenza dei Taxodium.

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Ad Istrana verso la palude

Spettacolari davvero questi luoghi per una passeggiata di fine autunno! Anche se soli, saremo accompagnati dai suoni della brina che si scioglie… piccoli suoni ovattati ed improvvisi che guidano i nostri passi: da provare!

Al primo cambio di direzione teniamo la sinistra. Ci stiamo decisamente inoltrando nella palude di Istrana. L'autunno qui risente di colori davvero importanti. Ancora qualche centinaio di metri ed ecco, sulla nostra sinistra i grandi Taxodium isolati. Sono cinque esemplari allineati

Il TAXODIUM

E’ un albero molto resistente all’acqua e alle inondazioni. Questi alberi possono raggiungere grandi dimensioni (45 m d’altezza).Tra queste la specie più conosciuta è il Taxodium distichum, che è chiamato cipresso delle paludi o cipresso calvo. Si tratta di piante originarie dell'America settentrionale in particolare del Delaware.

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Taxodium

LA PALUDE DI MORGANO E LA BUSA CELESTE

 

Il nostro percorso inizia dalla visione dei Taxodium nei pressi della palude dell’ex fornace di Istrana. Ora, torniamo indietro da dove siamo venuti, fino all'incrocio ove giriamo a sinistra. Poco oltre prendiamo la destra su via delle Fornaci e all'incrocio  giriamo a sinistra sulla provinciale. Procediamo per altri 30 metri. Li entriamo in via Peschiera. Andiamo avanti per circa 300 metri e quindi a sinistra in via del Rio.  Più avanti, il Capitello del Pin. Procediamo ancora su questa strada dalla “tranquillità rara”. Procediamo in direzione nord per circa 500 metri. Siamo ora su un ponte e l'incontro è con il canale Gronda. Teniamo la destra e cominciamo a pedale sul lato destro del corso d'acqua. Così per circa 1 km. Nei pressi ora, sulla nostra sinistra un ponte. Noi procediamo dritti. Il canale ora assume la direttrice sud. 

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Il Gronda

Il canale di Gronda non è altro che un grande scolo costruito nel 1965 allo scopo di bonificare tutte queste terre di regime paludoso.

 

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Il Gronda visto dal ponte in Via Peschiera

Altri 700 metri e siamo in Via Peschiera e la cosa più significativa di questi luoghi è la cura incantevole che gli abitanti della zona pongono ai loro fossati, sempre ben curati e ricchi di piante ornamentali: un vero angolo di pace. Attraversiamo ora il ponte in  direzione est  ( davanti a noi un’abitazione privata). Teniamo la sinistra e c’inoltriamo per il sentiero entro un boschetto.

GRONDA

Davvero interessanti i prossimi 0,6 km abbelliti davvero da rigogliosi boschi. 

VIA DEL BOSCO

Via del Bosco

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Incontriamo quindi una strada sterrata un po’ più ampia (è via del Bosco). Giungiamo poco oltre ad un bivio e alle nostre spalle un isolato capitello votivo. E' la Madonna del bosco

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Madonna del Bosco

Subito dopo svoltiamo a sinistra e quindi a destra. Proseguiamo per altri 0,7 km e svoltiamo a sinistra in Via Chiesa. Poco più avanti sulla sinistra la parrocchiale di Morgano, e la sua “canonica”.

                               

LA CHIESA PARROCCHIALE DI  MORGANO Nel centro di Morgano c’è la monumentale chiesa, nello stile del 500, secondo la struttura architettonica delle antiche basiliche e frutto della creatività dell’architetto di Belluno Giuseppe Segusini, discepolo del Canova. Ideata e promossa dall’allora parroco di Morgano Don Giovanni Battista Trentin, l’opera vide l’inizio dei lavori nel 1858, ma potè essere aperta al pubblico solo nel  1890 dandone merito a contributi, donazioni, lotterie e soprattutto alla collaborazione della popolazione che prestò la sua opera gratuitamente.

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sile e morgano inverno 2010 (3).JPG

Procediamo quindi su Via Chiesa fino alla fine della via ove, davanti a noi potremmo vedere un bel capitello votivo a fare da segna via. Al capitello, noi svoltiamo a destra su Via San Martino e proseguiamo per 0,3 km circa. Alla nostra sinistra poco dopo aver attraversato il ponte sul Sile prendiamo Via Cominetto. Proseguiamo per 0,5 km e all’incrocio giriamo a sinistra (siamo in Via Barbasso). Continuiamo per 0,7 km fino a raggiungere il Sile nei pressi di un grande edificio, un tempo mulino a più ruote preceduto da un ponte.

MULINO BUSA CELESTE

Da qui si può ammirare alla nostra destra il grande invaso che precede la palude (è la Busa Celeste).

LA BUSA DE CELESTE

Si tratta di un grande invaso d'acqua, prodottosi in seguito all'estrazione della ghiaia. Essa è il frutto dell'attività d’escavazione, ma si presta come straordinario punto di osservazione dal quale è possibile scorgere una notevole varietà di specie stanziali e migratorie: dalle Folaghe al Martin Pescatore, ai Beccaccini, ai Porciglioni. Dall'argine destro del fiume è possibile scorgere invece, la grande estensione della Palude asciutta, sulla quale si affacciano le Saracelle e i Garofanini d'acqua. Sul lato opposto sono stati realizzati due capanni per l'osservazione e la caccia fotografica, vista la ricchezza di specie migratorie e stanziali che praticano questo invaso. Sull'argine destro dello slargo corre un sentiero che consente di osservare, stando sulla sponda opposta del fiume, la gran palude asciutta: circa trenta ettari di proprietà del Comune di Morgano. 

BUSA CELESTE

Busa Celeste

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Ma riprendiamo il nostro viaggio! Alcuni metri prima del ponte che apre sulla Busa Celeste, troveremo alla nostra destra un sentiero segnato al limite di un prato. ncamminiamoci a piedi ,dopo aver abbandonato la bici, lungo un sentiero tracciato a ridosso del fiume.Nota bene: è un tratto pericoloso in quanto il sentiero si snoda a ridosso del Sile e quindi un passo mal messo rischia di farci precipitare in acqua, quindi facciamo molta attenzione! E’ un tratto in cui, se muniti di grande attenzione potremmo ammirare anche un “Sile ripido e quasi torrenziale”. Un posto per amanti della giungla!!! Selvaggio, da vivere da soli accompagnati solo dal silenzio di uno scorcio “fuori dal mondo davvero”. Il sentiero si snoda per circa 0,5 km fino ad un punto in cui non è più possibile procedere oltre. S’impone allora il recupero dei nostri passi per tornare a riprendere la bicicletta e ammirare nuovamente la Busa Celeste.

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C’eravamo lasciati all’incirca al vecchio mulino di Via Barbasso provenendo da via Cominetto. Oltrepassiamo il ponte sul Sile e proseguiamo in direzione nord per altri 0,3 km fino ad incontrare alla nostra destra Via Pescatori. 

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Via Pescatori

GHIACCIO ROSSO

La percorreremo, notando alla nostra destra i capanni, per il birdwatching; così per altri 1,2 km. Giriamo a destra in Via Ostiglia e giungiamo ad un nuovo ponte sul Sile. Siamo in via Ponti Settimo.

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Proseguiamo per altri 0,7 km in direzione sud fino ad incrociare la provinciale Badoere - Quinto. Svoltiamo a destra e percorriamo Via Settimo per altri 1,0 km. Giriamo quindi a sinistra per Via Fornaci . Poco dopo esser entrati alla nostra sinistra si apre un bel pioppeto. Proseguiamo per altri 1,0 km ( alla nostra sinistra una casa di privata) percorrendo un viottolo stretto delimitato da pioppi. Giungiamo quindi ,dopo una breve salita, all’innesto con l’antica Via Ostiglia . Stiamo andando verso l’Oasi di Cervara in Quinto. Giriamo a sinistra e procediamo sotto una fitta vegetazione per altri 0,7 km. Ecco quindi alla nostra  sinistra, nascoste tra gli alberi e una vegetazione molto fitta,  le Cave di Carlesso.

Qui possiamo lasciare per un po’ la nostra bicicletta e assaporare a piedi tra rovi e intricate piante, la bellezza di questo biotopo frutto di un’intelligente attività di rinaturalizzazione. Non è difficile incontrare da queste parti pescatori. Rimane solo il rammarico di un continuo brusio sopra di noi causato dal passaggio dei cavi di alta tensione. Qui proprio qui! Ci possiamo comunque consolare facilmente in stagione con la visione bianca, verde e blu creata dalle ninfee in fiore, dalle sue foglie e dal volteggiare sicuro di libellule blu. Ma cos’è in particolare questa palude? E’ una splendida palude profonda, in particolare si tratta di numerosi stagni collegati l’uno all’altro da lingue di terra. Essa è stata completamente ricolonizzata da specie idrofite e idrofile ed è una ricca riserva di pesce soprattutto per gli uccelli predatori. La regina dominatrice di queste acque è la Ninfea bianca, ma non meno rilevante e da salvaguardare è la Centaurea minore dai fiori rosa riuniti in infiorescenze. 

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Cave di Carlesso

Dalle Cave di Carlesso si pedala per un altro chilometro: siamo nei pressi dell'Oasi di Cervara, luogo ove si conclude questa tappa.

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