IL MONTELLO - LA PRESA XIII
Caratteristiche tecniche del percorso
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Lunghezza: 9 km
Difficoltà: DIFFICILE
Altezza di partenza: metri 141 S.L.M. ( Località Santa MAMA)
Altezza massima: metri 357 S.L.M.
Pendenza media: 6,1%
Via del Fante e deviazione su via Murada
Partiamo da Santa Mama dalla chiesetta di Santa Mama.
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SANTA MAMA
Ma chi era Santa Mama?
Il nome declinato a prima vista al femminile, trae in inganno. In realtà si tratta di un maschio. Stiamo parlando di San Mamerto.
San Mamerto, le rogazioni e i santi di ghiaccio
La sua figura è nota non tanto per qualcuno che ne ha scritto la vita o le opere, ma le testimonianze dei suoi contemporanei. Il nome di Mamerto compare per la prima volta nel 463, in occasione dell'elezione a vescovo di Marcello, per la quale Mamerto fu molto rimproverato. Per lungo tempo, infatti, Marcello aveva collaborato con suo fratello, il vescovo Petronio, e quando costui era venuto a morte, egli fu acclamato al suo posto e Mamerto, vescovo di Vienne, procedette alla consacrazione. Ma poiché Marcello, da qualche tempo (450), dipendeva dal metropolita di Arles, Mamerto, denunciato a Roma come usurpatore, fu rimproverato dal papa Ilaro, perché, a quanto pareva, aveva imposto la sua scelta con la forza. Vi furono certamente delle opposizioni, cosa allora comune nel caso di elezioni, ma pare che il papa, male informato, avesse esagerato la portata dell'incidente. In un’altra lettera, del resto, il papa riconobbe che Marcello aveva i suoi meriti. Secondo Sidonio Apollinare, Mamerto fu costantemente aiutato, nell’amministrazione della diocesi, da suo fratello Gaudiano, uno degli spiriti più colti del suo tempo, autore di un trattato “De statu animae” che rivela una stupefacente erudizione. Ma il maggior titolo del vescovo di Vienne gli proviene dalla definitiva adozione delle preghiere delle Rogazioni, che precedono la festa dell’Ascensione. Suppliche di tal genere, relative alle intemperie o alle svariate calamità erano di uso relativamente frequente, ma si compivano senza un preciso rituale e spesso nel disordine e nella noia, secondo una testimonianza dello stesso Sidonio. Mamerto trasformò quelle preghiere in un triduo a data fissa, con digiuno e rituale determinati, nell’anno 474, in un’epoca cioè in cui le calamità erano particolarmente dure. Tale rituale si diffuse rapidamente e durevolmente, essendo stato adottato in seguito da Sidonio Apollinare a Germont e da san Cesario ad Arles. Sidonio e Gregorio di Tours attribuiscono, infine, a Mamerto la traslazione delle spoglie di san Ferreolo, martire di Vienne, in una nuova basilica.
La data esatta della morte di Mamerto è sconosciuta; il suo corpo, dapprima inumato nella chiesa di san Pietro, nel VII secolo fu traslato in quella di Santa Croce a Orléans, dove gli fu dedicata una cappella. Questo spiega come il nome di Mamerto sia divenuto popolare nella regione di Orléans e non in quella di Vienne. Disgraziatamente, nel 1563, i calvinisti ne bruciarono il corpo e ne dispersero le ceneri. La festa di Mamerto era stabilita all'11 maggio e, poiché in tale periodo le gelate notturne sono frequenti, il santo è designato nelle zone rurali, soprattutto in Francia, come uno dei "santi del ghiaccio" unitamente a san Pancrazio e san Bonifacio.
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Lasciamo ora questa chiesetta dedicata a questo antico Santo e attraversiamo la strada principale in direzione sud. Inizia da qui la presa XIII. La strada asfaltata inizia subito con alcune rampe abbastanza secche che ci porteranno in un battibaleno da quota 141 a quota 200 in soli 800 metri.
Saliamo ancora per altri 200 metri e siamo poco fuori del primo bosco.
Si sale ancora al chilometro 2 siamo già oltre i 300 metri di altezza.
Saliamo altri 200 metri sino a quota 320. Qui abbandoniamo la principale e teniamo la sinistra sullo sterrato.
Seguiamo lo sterrato per 400 metri. Sulla nostra sinistra ora una bellissima pineta.
Poco oltre sulla sinistra l’ingresso per la trattoria Sbeghen.
Un posto incantevole, ricco di animali
E nei pressi anche la sede della Associazione Angeli con la Coda. Ora teniamo la sinistra (di fronte a noi il campo sportivo di Santa Maria della Vittoria). Siamo a quota 320.
Si sala ancora per circa 700 metri: è l’ultimo sforzo in salita e siamo a quota 357, il punto più alto del nostro viaggio.
I successivi 600 metri sono in discesa e si giunge quindi sulla dorsale (via 18 giugno). Qui si ferma il nostro viaggio. Si potrebbe procedere in direzione est per qualche metro e quindi scendere a sinistra, ma si tratta di una strada militare che è interrotta.
Per scendere in pianura teniamo la sinistra per 500 metri ancora in via 18 Giugno e quindi giù a destra in via Murada (S.P. 147). Si va quindi in discesa e la strada è ampia ed asfaltata. Circa 3,1 km più in giù siamo in via Fra’Giocondo (lo stradone del bosco). Teniamo la destra e procediamo per altri 1,7. Il nostro viaggio finisce qui, all’inizio della salita della presa 13 sul versante sud del Montello in località Venegazzù.
UN PO' DI IMMAGINI