IL MONTELLO - LA PRESA XIV
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Caratteristiche tecniche del percorso
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Lunghezza: 9 km
Difficoltà: DIFFICILE
Altezza di partenza: metri 99 S.L.M. ( Parrocchiale di Venegazzù)
Altezza massima: metri 362 S.L.M.
Pendenza media: 6,4%
Via della Vittoria - asfaltata primo tratto di 300 m. quindi sterrato tutta la salita. La discesa è tutta asfaltata.
La partenza per questo viaggio lungo 9 km circa è presso la parrocchiale di Venegazzu’ ( già ne parlammo nella tappa che portava alla presa 15 ).
Entriamo sulla regionale e teniamo la destra. Facciamo la rotonda ed entriamo in via Diaz. Ora 150 metri e andiamo a destra in via Montello. Cominciamo qui a salire leggermente per circa 800 metri sino ad entrare a destra in via Canonica Vecchia.
Avanti per circa 300 metri e quindi in su a destra per altri 200 metri. Siamo ora in via Fra’ Giocondo, in pieno “Stradone del Bosco”. Altri 200 metri ed eccoci in via della Vittoria, la presa 14. Da qui si inizia a salire. Poco oltre sulla nostra destra l’osteria della Vittoria.
OSTERIA DELLA VITTORIA
La strada ora sale decisamente: importante svolta a destra e su! Poco oltre la strada diventa sterrato ed il bosco molto fitto.
E’ davvero ripido e faticoso questo tratto. Dobbiamo aver pazienza per circa 1, 5 km. In un battibaleno ci troveremo presto a quota 300!
Qui cominciano ad aprirsi i prati.
La strada, ben presto ritorna ad essere asflatata e la salita anche più dolce.
Al chilometro quattro la strada spiana. Altro piccolo sforzo in brevissima salita e siamo a Santa Maria della Vittoria. Il punto più alto del nostro viaggio. (Siamo a quota 362 s.l.m.)
SANTA MARIA DELLA VITTORIA
Santa Maria della Vittoria è una frazione del comune di Volpago del Montello, in provincia di Treviso. Il piccolo nucleo si trova sulla dorsale del Montello . Si colloca su una delle località più elevate della collina, essendo nei pressi del Colesel Val dell'Acqua, punto di massima altitudine (371 m s.l.m.). Il territorio è dunque caratterizzato dalla presenza di pendii e fenomeni carsici (doline) e alterna aree naturali (boschi di latifoglie, perlopiù robinie) a zone antropizzate (prati, vigneti). Ad eccezione dei due centri monastici di San Girolamo e Sant'Eustachio, l'intera collina fu preclusa all'insediamento umano durante tutto il dominio veneziano. Il bosco, allora costituito quasi esclusivamente da roveri, era infatti una delle più importanti risorse di legname per il rifornimento l'Arsenale e come tale fu gelosamente custodito. Santa Maria della Vittoria ha quindi una storia molto recente, essendo sorta come polo di riferimento per le famiglie indigenti che colonizzarono gli appezzamenti assegnati dalla legge Bertolini del 1892.
IL SANTUARIO DELLA MADONNA DELLA VITTORIA
Fu costruita all'indomani della Grande Guerra (di qui l'intitolazione) come luogo di culto di riferimento per la nascente comunità del Montello. Il progetto si deve all'architetto Fausto Scudo.
Il 1917 fu un anno terribile per l'Italia, ma sopratutto per la marca trevigiana. I soldati italiani a Caporetto furono battuti dall'impero Austro-Ungarico e si rivelarono incapaci di frenarne l'avanzata. In quei giorni il vescovo di Treviso mons. Andrea Giacinto Longhin, intravedendo il grave pericolo che incombeva su tutta la pianura veneta, promise che se la Madonna avesse risparmiato la sua diocesi e l'Italia, arrestando i nemici all'aldilà del Piave, avrebbe eretto sulla cima del Montello una chiesa dedicata alla Vergine. Fu proprio su questo colle che si combatterono le battaglie decisive, da quella del solstizio (17-22 giugno del 1918) a quella della riscossa (fine ottobre 1918).
Per il supremo valore dei soldati italiani, animati da grande fede e con l'aiuto di Colei che invochiamo S. Maria della Vittoria, gli invasori furono dapprima fermati all'aldilà del Piave,e poi fatti arretrare fino a Vittorio Veneto e sconfitti: l'Italia fu salvata. Terminata la guerra, il vescovo, constatato il palese l'intervento di Maria, cominciò a studiare come attuare ciò che desiderava nel suo cuore: "Erigere sulla cima del Montello una chiesa dedicata alla Madonna”. Lui stesso benedì la posa della prima pietra e prima di morire ebbe la gioia di sapere che il suo desiderio era compiuto. Nell'autunno del 1923 le autorità diocesane salirono sul Montello e scelsero per la costruzione della chiesa il Collesel della Val dell'acqua, la cima più alta. Tagliati gli alberi si spianò il terreno. Si portò sul luogo una vecchia e rustica baracca, residuato bellico; all'interno si costruì con sassi e pietre un altare sul quale fu posto un Crocefisso e quattro vecchi candelieri. Il vescovo mandò un suo quadro in tela raffigurante la Madonna del Rosario. Sopra due pali in legno si posero due campane. La baracca venne benedetta e dedicata alla Madonna del Rosario, con il titolo di Santa Maria della Vittoria. Il vescovo stesso volle che il paese si chiamasse S. Maria della Vittoria (e non Martignago Alto come suggerivano altri). Nel 1925 si costruì una bella casa canonica per il futuro parroco. Il vescovo, giunto in visita pastorale a Volpago, salì sul Montello a vedere la località con la baracca. Siccome la sala-cappella non era sufficiente per la popolazione, il parroco pensò di erigere una vera e propria chiesa dedicandola alla Vergine del Rosario in S.Maria della Vittoria. Tale intento trovò incoraggiamento da parte del vescovo, al quale stava a cuore l'adempimento della promessa fatta durante l'ultimo conflitto. Dal 12 al 22 maggio 1935 si gettarono le fondamenta per la nuova chiesa. La benedizione e la solenne inaugurazione della nuova chiesa e dell'immagine della Vergine ebbe luogo il 14 giugno 1936, tra grande folla e alla presenza di autorità religiose, civili e militari.
Nell'agosto del 1937 si iniziò la costruzione del campanile, su disegno dell'architetto Fausto Scudo, tutto in roccia e cemento, terminato in un solo mese e mezzo. Il 12 agosto 1939 il vescovo Mantiero consacrò la chiesa, che nel 1940 da curazia indipendente venne elevata a parrocchia. Con decreto vescovile del 7 ottobre 1949 la chiesa parrocchiale di Santa Maria della Vittoria sul Montello fu canonicamente elevata alla dignità di santuario mariano.
Siamo nei pressi del Collesel della Val dell'acqua, il punto più alto di tutto il Montello ( 371 metri s.l. m.) e la via che trasversalmente abbiamo appena attraversato è via 18 Giugno, via che richiama la Battaglia del Solstizio del 1918. E’ tempo ora di cominciare la nostra discesa. Guardando la chiesa sulla destra delle grosse antenne visibili anche dalla pianura, dominano questi luoghi: una sorta di sistema di campanili laici. Che funzione hanno? Sono dei ripetitori radiotelevisivi!
Teniamo ora la chiesa alla nostra sinistra e dirigiamoci su via della Vittoria ( anche il tratto in discesa assume questa denominazione).
La strada per qualche metro corre in falsopiano. Ma poi si comincia a scendere.
Il primo tratto è abbastanza scoperto e la discesa non è molto ripida, ma appena si comincia ad entrare nel bosco le cose cambiano decisamente: si scende anche velocemente per cui, grande attenzione ( la strada non è molto larga).
Circa 700 metri in giù, un cartello ci indica che siamo nei luoghi dell’agriturismo al Castagno.
Scendiamo ancora per altri 800 metri e siamo in via D’Annunzio, la provinciale detta anche “panoramica”. Ora giriamo a sinistra e percorriamo la strada per 300 metri. Sulla nostra destra la Locanda Santa Mama.
Siamo a 148 metri s.l.m e siamo quindi in località Santa Mama, comune di Crocetta del Montello. Proseguiamo sulla principale per altri 400 metri e a questo punto teniamo la destra. Altri 100 metri e quindi superiamo a sinistra il ponte sul Canale Castelviero. Subito dopo il ponte e in leggera discesa teniamo la destra e pedaliamo per altri 600 metri circa. Alla nostra sinistra, alla fine di un prato osserviamo la presenza di un isolato capitello Votivo. Ci andiamo.
Quello che stiamo per andare a vedere, così vicino all’argine della grande Piave è il capitello dei lovi.
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IL CAPITELLO DEI LOVI
Il capitello sorge sul ciglio del Piave, vicino all'ormai ex "punto barca". Il luogo di culto venne realizzato nel XIV secolo quando nei boschi del Montello a dettare legge erano i lupi, al quale il capitello sembra essere dedicato. Una leggenda popolare narra che il capitello fu fatto costruire, per un voto, da un uomo di Ciano, scampato miracolosamente ai lupi.