STORGA E LIMBRAGA
Caratteristiche tecniche: lunghezza km. 15- tempo di viaggio 1 ora e mezza
UN PO' DI FOTO QUA E LA'
LO STORGA E IL RIO PIAVON
Lo Storga è un fiume che scorre interamente nel comune di Treviso; nasce in località Sant'Artemio per procedere verso sud sfociando nel Sile, del quale è affluente di sinistra, tra Fiera e Lanzago, in corrispondenza dell'ex mulino Mandelli (costruito nel 1876). Un fiumiciattolo di risorgiva lungo ben 5 km e mezzo! Il Rio Piavon, nasce all’altezza del museo Etnografico (Case Piavon) e sfocia nelle sorgenti dello Storga un po’ più a valle.
IL PARCO DELLO STORGA
Là dove il corso dello Storga e del Rio Piavon sbocca dalla terra, tra polle risorgive e siepi, vi è oggi un parco: il parco dello Storga appunto! Il parco si configura ora come un'area protetta gestita dalla provincia di Treviso istituita con lo scopo di tutelare il patrimonio naturalistico ed etnografico del posto. Si estende tra i comuni di Treviso e Carbonera su un'area di 67 ettari. Parte di questi terreni un tempo era annessa all'ex ospedale psichiatrico di Sant'Artemio, ora sede della Provincia di Treviso.
Il Parco è costituito da aree in rimboschimento, campi chiusi, uno stagno artificiale circondato da canneto, siepi perimetrali, e, soprattutto, dalle risorgive del fiume Storga. Entro i confini del parco è visitabile il Museo Etnografico Case Piavone, ove oggetti e utensili folcloristici del Veneto rurale sono raccolti ed esposti al pubblico.
ALTRE COSE
All'interno del Parco trovano sede e realizzazione altre importanti in iniziative della Provincia di Treviso:
- gli Orti Urbani, un importante progetto che vuole valorizzare il ruolo aggregativo sociale e perché no, anche terapeutico, della produzione di ortaggi e frutta a destinazione familiare, attraverso la predisposizione e concessione di "orti";
- il Centro Provinciale di Recupero della Fauna Selvatica, che svolge un ruolo determinante di presidio del territorio e di cura e riabilitazione di animali rinvenuti;
- il Museo Etnografico Case Piavone, che ospita il Gruppo Folcloristico Trevigiano ed è periodicamente sede di mostre, incontri e seminari sulla tradizione e la cultura trevigiana e veneta.
E allora si parte! Il punto di partenza del nostro viaggio sono appunto le Case Piavone.
LE CASE PIAVONE
Le Case Piavone, situate all’interno del Parco naturale del fiume Storga alla periferia Nord di Treviso, sono state adibite a sede del Museo Etnografico Provinciale e del Gruppo Folcloristico Trevigiano per volere della Provincia di Treviso. Lo scopo di questa struttura è quella di mantenere vivo l’interesse per quei mestieri antichi e per quelle tradizioni agricole che oggi sono diventate sempre più rare o addirittura scomparse. Il Centro dispone anche di una vasta area scoperta di oltre 2.000 m² di cui un terzo attrezzato per la riabilitazione dei pennuti ricoverati, con voliere e tunnel di volo.
Diamo le spalle alle Case Piavone e andiamo in direzione sud. Da subito intravediamo un corso d’acqua: È il Piavon. Accanto ad esso un sentiero sarà l’inizio del nostro percorso.
Le prime tracce sono incerte e seminascoste da vegetazione molto fitta.
Procediamo per circa 600 metri sino a giungere ad uno snodo ove potremmo osservare sulla nostra destra la cancellata che porta all’interno dell’area del vecchio ospedale psichiatrico di Sant’Artemio, ora sede della provincia di Treviso.
Lì proseguiamo ancora in direzione sud. Il nostro viaggio prosegue per altri 400 metri sino ad uscire su una radura ove la vegetazione è meno fitta e lascia spazio quindi a un po’ di prati.
Proseguiamo ancora…
Circa 500 metri usciamo dall’area del Parco e 100 metri più avanti dopo aver svoltato a destra, ci troveremo nei pressi di una delle aree più belle di Treviso: la Madonnetta.
LA LOCALITA’ LA MADONNETTA
Siamo a Santa Maria del Rovere, anzi in uno dei primi insediamenti avvenuti nella zona. I luoghi così ameni anche se a ridosso della regionale (Pontebbana), conservano ancor oggi un loro incanto del tutto particolare. E’ luogo d’acque. (La vicina via delle Acquette ed il suo toponimo ne sono un esempio chiaro). Siamo nello snodo e nel quasi incontro tra il Limbraga e lo Storga. A dominare il luogo infatti lo specchio d’acqua limpidissima dello Storga e la bianca chiesetta detta “La Madonnetta”.
LA CHIESA DELLA MADONNETTA
Il piccolo edificio, lungo la Storga, risale molto probabilmente alla fine del Seicento.
Non è dato sapere quindi con certezza quando sia stato edificato questo piccolo edificio dedicato alla Natività di Maria; certo è che gli estimi del '500 non ne fanno menzione e la croce dei cavalieri di Malta campeggiante sul timpano suggerisce una data di fondazione posteriore al 1530. Una mappa del 1697 poi, indica il tempietto come "chiesa in parte diroccata" e le linee architettoniche dell'edificio odierno suggeriscono di circoscrivere l'epoca di costruzione alla fine del XVII o alla prima metà del successivo. Al termine della seconda guerra mondiale la Chiesetta della Madonnetta (ora conosciuta anche come Chiesetta delle Acquette) è stata restaurata e ripristinata per l'interessamento dei coniugi Stringa che nel bombardamento del 7 aprile 1944 persero i due figli Maria Teresa e Luigino (all'interno dell'edificio sono ricordati i nomi dei 129 bambini trevigiani morti durante il raid aereo).
Visitata la chiesa della Madonnetta, continuiamo sulla strada in direzione est. Qualche metro più avanti siamo attratti dallo scrosciare di acque. E’ una ruota di un mulino là dove un tempo vi era una fabbrica di spazzole.
LA FABBRICA DI SPAZZOLE
Ecco una ruota ad acqua, ancora funzionante: è testimone di uno dei due siti di archeologia industriale presenti nel quartiere (l’altro è la Fonderia) e apparteneva alla storica fabbrica di spazzole che la Famiglia Krüll, dal 1869 alle redini dell’azienda, portò alla ribalta come simbolo di uno stile di vita trevigiano, che nasce dal gusto, dalla cultura e dall’eleganza. Oggi, il sito è stato restaurato e vi sono unità abitative.
RISALENDO VERSO IL LIMBRAGA
Superiamo ora il ponte sullo Storga
Andiamo avanti 150 metri e prendiamo la stradina sterrata che si trova alla nostra sinistra.
La stradina prima su spazi aperti, poco oltre entra nel bosco e ci conduce dopo circa 1 km nei pressi dell’area di accesso all’Ente Provincia di Treviso, il Sant’Artemio.
Ora teniamo la sinistra e proseguiamo sulla stradina asfaltata che troviamo sotto due belle file d’alberi. Dopo circa 200 metri teniamo la destra e teniamo la ciclabile sulla sinistra della strada. Andiamo avanti!
Fatti Circa 1,2 km entriamo a sinistra in via Scotto nel punto in cui la ciclabile finisce.
Via Scotto…
Proseguiamo quindi su via Scotto tenendo la destra dopo una curva a novanta gradi. La via è davvero piacevole e protetta da siepi e disegnata qua e là da case antiche e ville.
Via Scotto finisce nei pressi dell’incrocio indicato nell’immagine che segue.
Lì teniamo la sinistra, facciamo il sottopasso, finito il quale, teniamo la destra in via Franchini. Facciamo 100 metri e poi ancora a destra per altri 300 metri. Siamo tornati indietro e ora siamo in via Lancenigo. Stiamo andando verso le Sorgenti del fiume Limbraga.
IL LIMBRAGA
Il Limbraga è un fiume di risorgiva lungo circa 8 chilometri. Nasce nel comune di Villorba, nella frazione di Lancenigo, presso una vecchia stazione ferroviaria.
Durante il suo corso il fiume procede approssimativamente in direzione sud, sino a sfociare nel Sile, dopo essere entrato nel territorio del comune di Treviso, nel quartiere di Fiera, presso l'ex mulino Globo Purina, la cui presenza è attestata sin dal Settecento. Durante il suo percorso il fiume attraversa la località di Sant'Artemio, il parco di Villa Margherita; e si possono incontrare numerose sue ramificazioni nella località detta Baruchella, nel quartiere di Santa Maria del Rovere, soprattutto in Via delle Acquette, e Via della Madonnetta. A partire dagli anni '70 del XX secolo, il livello della falda è andato progressivamente abbassandosi; questo è stato causa anche della secca (che ha causato tra le altre cose anche una moria di pesci) avvenuta nel 2017 alla quale si è cercato di porre rimedio con un progetto di scavo e ricalibratura del fiume, tentando di abbassare il livello del letto, avvenuto nel 2019.
Iniziata via Lancenigo, pedaliamo per circa 300 e all’altezza di una trattoria (La Pisoera), entriamo a sinistra. Poco più avanti nel giardino di una bella abitazione, una “sacca” d’acqua è l’inizio del corso del Limbraga.
Torniamo sui nostri passi e andiamo a sinistra. Qualche metro più in giù facciamo il nostro primo incontro con il fiume già deciso nella sua corsa.
Procediamo su via Lancenigo per circa 400 metri…
Ora a sinistra per andare a riprenderci il corso d’acqua in vicolo Limbraga.
Torniamo sui nostri passi e teniamo la destra tornando in via Lancenigo. La via 300 metri dopo finisce e si inserisce in viale Felissent ove troveremo un semaforo. Lì giriamo a sinistra e 200 metri dopo a sinistra, entriamo in Via Ospedale Provinciale. Circa 100 metri dopo ci troveremo in un angolino, una piazzetta caratterizzata, al suo centro, da una bella fontana.
Pedaliamo ora su via S. Artemio per circa 250 metri; sulla nostra sinistra, preceduto dal suo Oratorio, il Palazzo dei Forestieri.
IL PALAZZO DEI FORESTIERI
Il Palazzo dei Forestieri è costituito dal corpo principale della Villa, dalle Barchesse, dall’Oratorio e dal grande Parco. Sotto il profilo storico il documento più certo che identifica esattamente il Palazzo è il catasto napoleonico del 1810, in cui si descrivono le preesistenze architettoniche: villa con giardino all’italiana, oratorio sotto il titolo “del rosario”, e due edifici convergenti. Si succedono vari proprietari, ma è con i Lichtenberg che si hanno le maggiori trasformazioni per quanto riguarda l’apparato decorativo esterno ed interno. Probabilmente dopo il passaggio di proprietà alla famiglia Braida si uniforma l’aspetto esterno e si ricava la loggia posteriore. La conformazione architettonica del Palazzo è anomala rispetto ai caratteri della Villa Veneta e si compone di un blocco compatto di tre piani a pianta rettangolare con facciata sul lato lungo ornata da loggia su colonne e con ampi volumi aggiunti nelle epoche successive posti sul retro.
Più o meno di fronte l’Oratorio sulla destra della strada notiamo una stradina e lo scorrere del Limbraga che si addentra nel verde.
Entriamo: siamo nel parco di Villa Manfrin detta Margherita
VILLA MANFRIN DETTA MARGHERITA
Villa Manfrin è un edificio del secondo XVIII secolo, progettato dall'architetto veneziano Giannantonio Selva, autore tra l’altro del Teatro La Fenice, per volontà dell'imprenditore Girolamo Manfrin. Fino al 2014 la villa è stata sede della Divisione Unità Mobili dell'Arma dei Carabinieri, ma oggi è chiusa. Il suo ampio parco è pubblico ed aperto a tutti. La denominazione "Margherita" è dovuta a Margherita Lichtenberg, nobildonna inglese che fu proprietaria. Tra gli annessi della villa vi sono due barchesse che danno al complesso una disposizione a U, essendo perpendicolari alla facciata posteriore dell'abitato. Il grande giardino, ben curato e dotato di peschiera, è arricchito dalla presenza di numerose statue.
Ci facciamo quindi un giro dentro …
E usciamo in direzione sud dopo aver pedalato tra le stradine del parco e uscire su via Cal di Breda. Ora giriamo a sinistra. Facciamo circa 100 metri e al capitello di Sant’Antonio andiamo a destra.
Percorriamo via Cal di Breda per 300 metri e quindi andiamo a destra in via della Madonnetta. Avanti per 150 metri e quindi a sinistra in via delle Acquette. Percorriamo via delle Acquette per circa 500 metri e quindi a sinistra in Strada Cartieretta. Faccio il ponte e pedalo sul lato sinistro del corso d’acqua. Poco oltre le indicazioni per un ingresso pedonale. Ora transitiamo sotto il passaggio pedonale ove sopra corre il treno.
Poco oltre usciamo e rivediamo il corso del fiume da un ponte sulla nostra sinistra.
Siamo nei pressi di un vecchio mulino che funzionava anche da Cartiera e siamo alla fine di via Giorgio Massari.
Mulino di via Massari
Dapprima utilizzato come Cartiera (dal 1862) e poi dal 1908 utilizzato per la lavorazione del legno.
Scendiamo a sud per altri 250 metri. Ora a sinistra su Viale Brigata Marche. Circa 100 metri più avanti sulla nostra sinistra ecco la parrocchiale di Selvana.
SELVANA E LA SUA PARROCCHIALE
La Chiesa parrocchiale di Selvana è dedicata a Cristo Re. Nel 1950 ne fu collocata la prima pietra; essa costituisce quindi una presenza recente rispetto alla storia millenaria di questo territorio situato a nord-est delle Mura di Treviso. Infatti Selvana è un quartiere che, nella Treviso Medioevale, appartenne alla Zosagna di sopra e per lunghissimi anni si presentò sostanzialmente composto di poche case, tanti campi, proprietà divise da fossati e siepi.
E l’attuale parrocchia non fu che l’espressione di una umile e volitiva Comunità, che arrivò a mettere a disposizione perfino le proprie abitazioni, per poter far celebrare le essenziali funzioni religiose. La particolarità di questa realizzazione sta proprio nella caparbietà dei fedeli, che la vollero con straordinaria intensità e, giorno dopo giorno, raccolsero i fondi per edificarla, accompagnandola poi agli altri luoghi che la rendono – ancor oggi – centro di questa comunità, nata dal distacco dalla Chiesa parrocchiale di S. Maria del Rovere.
Nel 1947, all’interno del granaio di Villa Saccardo, venne predicata una Missione da padre Cherubino (un frate cappuccino proveniente da Venezia), che produsse nella popolazione un forte desiderio di partecipazione religiosa. Il luogo, dove granaio senza finestre, a cui si accedeva tramite una scala in legno alquanto disastrata. Fra’ Cherubino suggerì loro la costruzione di una “vostra chiesina”, li incoraggiò e coinvolse in questa “impresa” la signora Ippolita Sommer Fanna (proprietaria di Villa delle Rose), la maestra Antonia Calcinoni Sasso e Anna Zanzon, una donna semplice e sempre disposta a lavorare per questa causa. Queste tre donne iniziarono a raccogliere offerte, vendendo prodotti agricoli e lavori di loro realizzazione. Al fine di racimolare più soldi per costruire l’edificio sacro, inventarono continue e creative raccolte, coinvolgendo anche Giovanni Bot e Renzo Toscan come fabbricieri e altri, assieme ai quali fondarono un Comitato Promotore. Il vescovo Mantiero sostenne questa iniziativa, anche contro il parere del parroco di S. Maria del Rovere, che si vedeva sottrarre una parte degli introiti in questa nuova avventura, allora si celebravano le funzioni religiose per questo territorio, era costituito da un
Per raccogliere altro denaro, le tre donne dettero inizio anche alla Sagra di primavera, tradizione che continua da 70 anni e che inizia il lunedì dell’Angelo. La prima sagra fu organizzata infatti nel 1947 con un’umile pesca di beneficenza presso la trattoria “Al ponte Storga”, da tutti però conosciuta come “Trattoria ae Lavandere”.
La chiesa avrebbe dovuto essere dedicata al Cuore Immacolato di Maria , come si evince dal notiziario della parrocchia di S. Maria del Rovere e dal ritrovamento (durante i lavori di restauro nel 1980) della pergamena inserita nella prima pietra.
Nel 1951 si dette inizio alla costruzione. Il 4 novembre 1955 Mons. Mantiero benedì e celebrò la prima Messa. Dal 15 ottobre 1957 la chiesa di Selvana non fu più succursale di Santa Maria del Rovere. La consacrazione dell’edificio religioso avvenne solamente nel 1983 ufficializzando la costituzione della parrocchia di Cristo Re tanto desiderata dal Comitato Promotore, dal primo parroco e dalla popolazione.
Se pensiamo che la prima chiesuola era un granaio fradicio, a lato della villa Saccardo, abitato da profughi della seconda guerra mondiale e che l’attuale edificio è cresciuto sulle offerte dei parrocchiani, capiamo quanto valore personale oltre che spirituale abbia questa parrocchia.
(notizie tratte da https://www.parrocchiadiselvana.it/storia/)
Lasciamo la chiesa di Selvana alla nostra sinistra ed entriamo a destra in via Piave. Andiamo avanti altri 200 metri ed ecco un nuovo incontro con il Limbraga.
Siamo nei pressi di un ex mulino qui presente sin dal 1677. Funzionava grazie a tre ruote idrauliche, sostituite all'inizio del XX secolo da una turbina. Nel corso degli anni è stato utilizzato come mulino, cartiera, edificio adibito alla macinazione di spezie, e fabbrica di chiodi.
Procediamo su via Piave per altri 30 metri e quindi giriamo a sinistra su via Granatieri di Sardegna. Giù per 150 metri e quindi a sinistra in via Locchi. Dopo 100 metri un nuovo incontro con il fiume che ora corre sulla sinistra della strada. Giù per 200 metri e quindi a sinistra in via Rigamonti. Facciamo questa via per 400 metri e quindi andiamo a destra in via Caduti sul lavoro. Pedaliamo per altri 150 metri e quindi a sinistra in via Giacomo Zanella. Fatti 300 metri eccoci ad un ponte e ad un nuovo incontro con il Limbraga.
Sono questi i luoghi di un altro vecchio mulino qui esistente dal 1849. Funzionava grazie a due ruote, poi sostituite in seguito al bombardamento di Treviso del 7 aprile 1944, con una turbina Francis. La turbina Francis è una turbina idraulica a reazione sviluppata nel 1848 da James B. Francis, un ingegnere inglese trasferitosi negli Stati Uniti. Oggi rappresenta il tipo di turbina idraulica più utilizzata.
Qualche metro più avanti un capitello votivo.
Procediamo per altri 50 metri e quindi a sinistra su via U. Saba. Facciamo via U. Saba per 250 metri e quindi svoltiamo a destra in via Leonardo da Vinci. Facciamo tutta via Leonardo da Vinci e quindi pedaliamo per circa 400 metri e quindi andiamo a sinistra in via Postumia. Avanti per 300 metri e quindi a sinistra sul vicolo. Poco più avanti ecco da un ponte ancora il Limbraga.
Sono i luoghi in cui vi aveva sede un mulino sin dal XIX secolo. Funzionava grazie a tre ruote idrauliche sostituite nel 1880 da una turbina. Utilizzato come mulino per il grano, poi come pila da riso.
Poco oltre giriamo a destra in via Gino Rossi. Facciamo circa 100 metri e quindi a destra in via Lodovico Seitz. Avanti per 100 metri e quindi a sinistra in via Postumia. Andiamo avanti per altri 200 metri circa. Ora attraversiamo la strada: sono i luoghi di un altro vecchio mulino.
Presente qui almeno dal 1837, Funzionava grazie a tre ruote idrauliche sostituite nel 1871 da una turbina. Utilizzato come concia di pelli, mulino, pila di riso.